Celiachia e dermatite erpetiforme rientrano tra le malattie autoimmuni per cui il commissario Figliuolo ha aperto la vaccinazione anti-Covid il 9 maggio scorso. Ma solo dieci Regioni hanno attivato l'esenzione. Un terzo dei celiaci italiani, quindi, dovrà vaccinarsi insieme alla popolazione sana
“Non tutte le persone celiache vengono vaccinate contro il Covid, ma esistono disuguaglianze inaccettabili tra una Regione e l’altra”. A denunciarlo a ilfattoquotidiano.it è l’Associazione italiana celiachia (Aic). Con nota del commissario straordinario Figliuolo del 9 maggio scorso, la somministrazione dei vaccini è stata estesa a tutti i cittadini rientranti nella categoria 4, tabella 3 delle “Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione” emanate il 10 marzo dal ministero della Salute, senza limiti di età. Nel documento non viene indicata però specificamente la celiachia ma “aree di patologie”, come le malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, oncologiche. La celiachia e la dermatite erpetiforme rientrano in una di queste aree (“Malattie autoimmuni/immunodeficienze primitive”) ma non sono chiaramente esplicitate. Così si è creato una sorta di cortocircuito in cui “solo dieci Regioni hanno incluso il codice di esenzione della celiachia e stanno vaccinando i celiaci senza limite di età, alcune hanno escluso completamente la malattia”, spiega l’associazione. Che denuncia “la disomogenea applicazione delle disposizioni nazionali da parte delle Regioni e delle pubbliche amministrazioni e il conseguente trattamento diseguale dei pazienti celiaci. La tutela riconosciuta ai pazienti dipende non dalla loro malattia e vulnerabilità, come dovrebbe essere, ma dal certificato di residenza. Questo è sbagliato”.
“Molte Regioni – proseguono dall’Aic – non hanno nemmeno risposto alle nostre richieste e sollecitazioni; altre rispondono di non ritenere la celiachia e la dermatite erpetiforme comprese nelle aree di patologie inserite nella tabella”. Ad oggi, quindi, solo in Lombardia, Piemonte, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Sardegna si applica la priorità attraverso l’utilizzo del codice esenzione 059, che contrassegna la malattia celiaca e la dermatite erpetiforme. Nelle altre dieci Regioni no. Risultato: se i celiaci in Italia sono 225.418 (dati dalla relazione al Parlamento sulla celiachia 2019 del ministero della Salute) per 99.291 di loro oggi il vaccino contro il Covid-19 è somministrato con priorità, mentre 73.543 vi accedono alle stesse condizioni della popolazione sana (questi numeri non comprendono i pazienti con età inferiore a 18 anni). Il fatto.it ha contattato gli assessorati alla Sanità di Toscana ed Emilia Romagna, due delle Regioni che non applicano l’esenzione, per conoscerne le ragioni, senza ricevere risposta.
“Tutte le Regioni e le pubbliche amministrazioni sono state invitate ad aprire le procedure di prenotazione e le relative modalità organizzative. La Conferenza delle Regioni ha girato inoltre a tutti gli enti regionali, agli assessori alla Sanità e ai Direttori per la salute la nota del commissario Figliuolo per una omogenea applicazione sul territorio”, riporta l’Aic. L’associazione segue il progressivo adeguamento dei piani vaccinali e della programmazione delle Regioni, che dipende dall’andamento delle vaccinazioni oltre che dalle dosi a disposizione. “Non mettiamo in discussione il merito delle scelte di priorità in quanto nutriamo piena fiducia nell’operato delle autorità sanitarie del nostro Paese”, comunica, “tuttavia abbiamo sottolineato sia al ministro della Salute che al ministro dei Rapporti con il Parlamento e allo stesso Commissario straordinario come sia fondamentale che il trattamento vaccinale per la medesima patologia sia uniforme su tutto il territorio nazionale. Coerentemente, certi come siamo della competenza scientifica e della capacità di tutela della salute pubblica, a seguito delle indicazioni del Commissario Straordinario Figliuolo e dei provvedimenti di dieci Regioni sull’inserimento dei celiaci nelle fasce prioritarie, richiediamo che ciò sia garantito a tutti i celiaci italiani”.
Durante l’emergenza sanitaria l’Aic è stata costantemente attiva nel rispondere alle esigenze di chi è affetto da celiachia. “Durante il primo lockdown numerosi pazienti si sono trovati bloccati in Regioni diverse da quelle di residenza, quindi impossibilitati ad accedere alla loro terapia, dal momento che l’erogazione degli alimenti senza glutine garantita dal Sistema sanitario nazionale avviene, ancora oggi, solo all’interno della propria Regione”, evidenziano i volontari. L’associazione ha quindi chiesto alle istituzioni (ministero alla Salute, Protezione civile, Presidenza del Consiglio e Conferenza delle Regioni) di emanare istruzioni specifiche destinate alle amministrazioni regionali al fine di superare questo limite e consentire ai pazienti di accedere alle cure nel luogo in cui si trovano. “In realtà, la soluzione è stata possibile solo trattando i casi uno a uno e mettendo in contatto le singole Regioni di residenza e di forzato domicilio, non riuscendo, neppure in una situazione di emergenza planetaria e del tutto straordinaria, a superare la parcellizzazione regionale della gestione delle politiche e dei piani sanitari. Esattamente quello che sta accadendo in questi giorni in merito alla priorità vaccinale, sulla cui uniformità e omogeneità di trattamento per i celiaci, Aic sta sensibilizzando Regione per Regione, anche in presenza di precise e unitarie indicazioni ricevute dal Commissario Straordinario”.