di Lelio Bizzarri*
Non esistono luoghi sicuri, non esistono confini invalicabili. Il mondo con i suoi tormenti, il suo dolore e il suo odio arriva ovunque e colpisce, il più delle volte, gli innocenti solo perché indifesi. Questa è la terribile consapevolezza che ci restituisce la domenica di sangue che ha strappato alla vita due bimbi e un uomo di 74 anni. La tragedia ha fatto irruzione nella tranquilla quotidianità della piccola comunità di Colle Romito, spuntando, non senza avvisaglie purtroppo sottovalutate, dal buco nero dell’isolamento sociale, della ruminazione rabbiosa e del pensiero autoreferenziale.
E se la politica di turno a poche ore dalla notizia della sparatoria sentenziava che “questo orrendo criminale dovrà pagarla severamente”, a noi non resta che constatare amaramente che, proprio mentre queste parole venivano affidate al web per cavalcare ideologicamente l’ennesima disgrazia, l’orrendo criminale aveva già deciso di togliersi la vita.
Ciò porta con sé una prima importante considerazione. Le pene, per quanto severe e inasprite possano essere, hanno un valore solo parziale come deterrenti per delitti perpetrati da persone nella cui mente il piano di realtà è completamente saltato. In queste persone, semplicemente, il dopo non esiste, c’è solo un presente di furore cieco e di odio delirante verso l’Altro e verso se stessi.
La pena deve essere certa e congrua in riferimento al comportamento delittuoso e alle circostanze aggravanti e attenuanti, tuttavia vale la pena sempre ricordare che l’art. 27 della Costituzione sottolinea il fine rieducativo, non punitivo, di esse. La pena ha un fine preventivo anch’essa, cioè ha l’obiettivo di prevenire la recidività del reo.
Le persone sconvolte dal dolore e dal senso di vulnerabilità hanno bisogno di sapere che c’è un modo per impedire completamente questi atti di violenza efferata. A proposito di questo, per il presunto omicida sarebbe stato chiesto circa un anno fa un Trattamento Sanitario Obbligatorio per aver minacciato con un coltello la madre, ma il sindaco di Ardea ha smentito di aver mai firmato un provvedimento in tal senso. Posto che saranno necessari ulteriori approfondimenti per ricostruire le vicende pregresse, sembra abbastanza evidente che Pignani avesse già mostrato un disagio psicologico con tratti violenti che meritavano la massima attenzione e un trattamento psicoterapico sia esso volontario o in regime di obbligatorietà.
Può sembrare un ossimoro obbligare qualcuno ad intraprendere una psicoterapia nella quale la collaborazione del paziente è fondamentale, tuttavia pur partendo dall’obbligo di fare le sedute è possibile costruire una relazione di fiducia in cui il paziente possa esprimere emozioni di rabbia e di dolore, nonché confrontarsi con un esperto sui percorsi mentali che lo portano a costruirsi una realtà distorta a carattere paranoide. Per far ciò è necessario costruire uno spazio psichico solido e sicuro, lavorando sul materiale portato in seduta nel massimo rispetto del segreto professionale sancito dal Codice Deontologico degli Psicologi, salvo le deroghe da esso stesso previste. È fondamentale che il paziente sia persuaso di potersi esprimere liberamente, senza il timore che ciò che dice possa essere utilizzato contro di lui.
Il Trattamento Sanitario Obbligatorio viene il più delle volte associato ai manicomi, alla riforma Basaglia, ai Centri di Salute Mentale, alla contenzione e alla farmacologia. Raramente si considera la possibilità che si possano trattare queste forme estreme di disagio psichiatrico anche attraverso la psicoterapia. Eppure, è evidenza scientifica consolidata il fatto che le forme più gravi di depressione (anche con tratti ossessivi) debbano essere trattate in modo integrato con psicoterapia e supporto farmacologico.
La cronaca ci racconta quotidianamente di delitti effettuati da persone appartenenti a diversi ceti sociali, etnie e ad entrambi i generi, seppur con una netta prevalenza nel genere maschile. Pensare di scindere la società in buoni e cattivi, in sani e malati è un’ingenua utopia. È molto più realistico considerare che in condizioni di estrema sofferenza e con la concomitanza di altri fattori psicosociali anche persone apparentemente tranquille possono diventare violente verso se stesse o gli altri. Prevenire è possibile grazie al supporto informale della comunità e grazie all’intervento specializzato, integrato e multidisciplinare dei servizi psicologici, sociali e sanitari.
*Psicologo e psicoterapeuta