DIffusi i nuovi dati sull'acqua pubblica dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva: differenze sostanziali tra i costi anche all'interno della stessa regione. Il capoluogo più caro è Frosinone (845 euro l'anno), il più economico Milano (156 euro). L'Italia è prima in Europa per il maggior consumo di acqua pro capite, 240 litri al giorno, quasi il doppio degli altri Stati
Aumenta ancora la spesa media per l’acqua delle famiglie italiane nel 2020: 448 euro all’anno contro i 434 del 2019, per un incremento in bolletta del 2,6% da un anno all’altro. Sono i nuovi dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell’ambito delle Iniziative a vantaggio dei consumatori finanziate dal Ministero dello sviluppo economico. I dati prendono a riferimento una famiglia tipo di tre componenti e un consumo annuo di 192 metri cubi, evidenziando ancora tanto spreco di acqua potabile nel nostro Paese.
Le regioni del Centro Italia sono quelle con le tariffe idriche più alte: la spesa media annua a famiglia è di di 614 € (+3,2% rispetto al 2019): il record è della Toscana con 710 € (+3,2%). In testa alla classifica dei capoluoghi più cari c’è Frosinone, con una spesa media di ben 845 €. Milano, invece, risulta il capoluogo più economico (156 € annui). Gli incrementi più elevati si registrano a Isernia (+27,5%), che nel 2019 era la città più economica, e a Vibo Valentia (+21,5%). La regione che registra la spesa media più bassa, invece, è il Molise, con 181€, nonostante anche qui si noti un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Anche all’interno delle stesse regioni le differenze di spesa sono rilevanti. Un esempio: in Sicilia, una famiglia di Enna sborsa ben 509 euro in più all’anno di una di Catania.
Dal rapporto risulta che ogni italiano consuma circa 240 litri di acqua al giorno, il dato più alto in Europa, che quasi doppia quello degli altri Paesi Ue. Gli italiani, si legge, “non si fidano dell’acqua di rubinetto e ne sprecano troppa”, anche se oltre il 46% degli intervistati la consuma, contro il 43,7% di chi invece preferisce l’acqua imbottigliata (tra questi, il 62% usa bottiglie in plastica) perché non si fida di quella del rubinetto o non la gradisce.
La dispersione idrica, da parte sua, non accenna a diminuire: secondo gli ultimi dati Istat in materia (risalenti al 2018), il 42% di acqua messa in circolo a livello nazionale va persa. Il picco si raggiunge in Abruzzo con la dispersione di oltre il 55% di acqua, seguito dall’Umbria (54,6%) e dal Lazio (53,1%). Al Sud, nelle isole e al Centro la perdita supera in media il 48%, mentre le regioni più virtuose sono quelle del Nord, che comunque registrano una percentuale di dispersione del 35%. La regione che spreca meno risorse idriche è la Valle d’Aosta (22,1%).
In media, le regioni del Sud si ritengono meno soddisfatte del servizio idrico, ma gioca un ruolo fondamentale anche l’insufficiente informazione: una larga maggioranza non sa quale sia la tariffa applicata alla propria bolletta e non conosce l’esistenza del bonus sociale idrico, che consente di non pagare un quantitativo minimo di acqua a persona per anno. Il problema, però, è a monte: le Carte della qualità dei servizi che dovrebbero informare i consumatori, spesso – lamenta Cittadinanzattiva – non contengono neanche tutte queste informazioni.