“Il gruppo di esperti Cina-Oms ha condotto ricerche in modo indipendente, scrivendo rapporti indipendenti, seguendo le procedure dell’Oms e adottando metodi scientifici”. La Cina respinge ancora una volta le accuse dell’Occidente di non avere condiviso tutte le informazioni di cui disponeva per risalire all’origine di Sars-Cov-2, e lo fa all’indomani della chiusura del G7 dove, in un documento condiviso, le potenze che hanno partecipato al vertice hanno richiamato l’urgenza di una “tempestiva e trasparente” indagine sulla nascita del virus. Il tema delle origini della pandemia è tornato vigorosamente alla ribalta nelle ultime settimane, a partire dalla lettera firmata da 18 scienziati su Science e dall’indagine richiesta dal presidente americano Joe Biden. L’ipotesi della fuga dal laboratorio, infatti, non è mai stata definitivamente smentita dal punto di vista scientifico. Nemmeno dalla missione dell’Oms a Wuhan, e da allora l’indagine ha subito critiche per la mancanza di trasparenza e di accesso ai dati. Ma le potenze del G7 hanno anche richiamato Pechino al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, specialmente riguardo alla situazione di Taiwan. La Cina considera infatti il Paese una “provincia ribelle” destinata alla riunificazione anche con l’uso della forza, e rivendica la sovranità sul 90% dell’estensione delle acque del mar Cinese orientale e meridionale.

Le divergenze tra Occidente e Cina, peraltro, sono destinate a emergere anche nel corso del vertice Nato a Bruxelles, a cui parteciperà anche Biden. Il segretario generale Jens Stoltenberg, nell’incontro con la stampa prima del summit, ha dichiarato che la Cina “non condivide i nostri stessi valori” di democrazia e diritto ma ha allo stesso tempo sottolineato che “non stiamo entrando in una nuova Guerra Fredda e la Cina non è il nostro avversario, non il nostro nemico“. Tuttavia bisogna “affrontare insieme, come alleanza, le sfide che l’ascesa della Cina pone alla nostra sicurezza”. Con Pechino, ha proseguito, siamo impegnati sui cambiamenti climatici e sul controllo degli armamenti ma la sua struttura militare e il suo comportamento” finalizzato ad “aumentare la sua influenza pongono delle sfide all’Alleanza Atlantica”.

“Non politicizzare l’origine del virus” – A farsi carico della posizione di Pechino è un portavoce dell’ambasciata cinese a Londra che, in risposta alle conclusioni del G7, ha obiettato che non bisogna “politicizzare” la questione sulle origini del virus, ma seguire un lavoro svolto in “modo scientifico, obiettivo ed equo”, glissando sulla richiesta di nuova indagine e sottolineando che la Cina “ha sempre mantenuto un atteggiamento aperto e trasparente e ha assunto un ruolo guida nella cooperazione sulla sua tracciabilità con l’Oms“. L’attuale epidemia, si legge ancora nella lunga dichiarazione in cinese postata sul sito dell’ambasciata a Londra quando a Pechino si osserva la festività del ‘Dragon boat’, “sta ancora imperversando in tutto il mondo e il lavoro di tracciabilità dovrebbe essere svolto dalla collaborazione di scienziati di tutto il mondo e non dovrebbe essere politicizzato”. I politici negli Stati Uniti e in altri Paesi “ignorano i fatti e la scienza, mettono in discussione e negano apertamente le conclusioni del rapporto del gruppo di esperti congiunto e fanno accuse irragionevoli contro la Cina, deviando completamente dallo spirito della scienza, che sono tipiche manipolazioni politiche. I Paesi rilevanti usano persino le agenzie di intelligence per rintracciare la fonte e il suo scopo politico è chiaro. Ciò può solo ostacolare la cooperazione per la tracciabilità globale e va contro il desiderio della comunità internazionale di combattere l’epidemia in modo solidale”. La Cina, continua il portavoce da Londra, continuerà a svolgere attivamente la cooperazione internazionale sulla “tracciabilità” che dovrebbe “basarsi su una prospettiva globale e deve essere svolto in più Paesi”.

Le tensioni nello Stretto di Taiwan – La Cina è poi anche intervenuta attaccando il comunicato nella parte su Taipei, tra “l’importanza di mantenere la stabilità attraverso lo stretto di Taiwan” e l’incoraggiamento a “tutte le parti a cercare soluzioni pacifiche”. “Esiste una sola Cina al mondo e Taiwan è parte inalienabile del suo territorio”, ha ribattuto un portavoce dell’ambasciata cinese a Londra. “La questione riguarda interessi fondamentali della Cina che non consente l’intervento di forze esterne. La Cina deve essere unificata. Siamo disposti a fare del nostro meglio per la riunificazione pacifica, ma non lasceremo mai spazio a forme di attività separatista per l’”indipendenza”. I leader del G7 avevano evidenziato l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan e si erano detti “seriamente preoccupati per la situazione nel mar Cinese orientale e meridionale”, dichiarando la loro opposizione “a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo e di aumentare le tensioni”. In risposta, osservando che la prima volta il G7 ha incluso parole a sostegno di Taipei nel suo comunicato, il ministero degli Esteri di Taiwan ha espresso il suo apprezzamento ai leader dei Sette Grandi “per aver intrapreso azioni concrete per mostrare l’importanza che attribuiscono alla pace e alla stabilità dello Stretto”.

Attualmente, la causa principale delle tensioni attraverso lo Stretto “è il rifiuto del Partito democratico progressista di Taiwan di riconoscere il ‘Consenso del 1992’, che incarna il principio di una ‘Unica Cina’, e la continua provocazione collaborando con le ‘forze dell’indipendenza”, si legge nella dichiarazione in cinese. “Esortiamo i Paesi interessati a prendere sul serio le preoccupazioni della Cina, a rispettare il principio della ‘Unica Cina’, ad adempiere agli impegni presi quando si stabiliscono relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare, a fermare immediatamente ogni tipo di parole e azioni che alimentano l’arroganza della ‘Taiwan indipendente’, a smettere di interferire negli affari interni della Cina e a intraprendere azioni concrete per mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan“.

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