Il suo commissario tecnico l’ha voluto portare a tutti i costi agli Europei. Eppure spera di non doverlo mai mandare in campo. Una contraddizione che racconta piuttosto bene la marcia di avvicinamento della Svezia ai campionati continentali. Il problema è sempre lo stesso: l’assenza di Ibrahimović crea una voragine tecnica, ma soprattutto di leadership. Mancano caratteri forti. Mancano punti di riferimento autorevoli. O forse no. Perché per il cittì Janne Andersson c’è un uomo capace di fornire alla squadra la giusta dose di esperienza e carisma. D’altra parte è stato proprio lui, nel 2017, a vincere il premio di Miglior Giocatore Svedese mettendo fine al dominio di Ibra, durato esattamente un decennio. Solo che i lati positivi finiscono più o meno qui. Andreas Granqvist, infatti, non ha esattamente le sembianze del salvatore della patria.
Dopo dieci anni passati fra Groningen, Genoa e Krasnodar, nel 2018 il capitano della Svezia è tornato all’Helsingborg, il club nel quale era cresciuto. Ma da allora le cose non sono andate come previsto. Dopo aver conquistato la promozione in Allsvenskan, la massima serie svedese, l’anno scorso l’Helsingborg è scivolato di nuovo giù in cadetteria. A Granqvist, però, è andata ancora peggio. Negli ultimi mesi i problemi fisici lo hanno perseguitato. Tanto che è riuscito a mettere insieme appena 5 partite in tutta la stagione. E solo tre volte è stato in campo fino al fischio finale. L’idea di vedere il difensore agli Europei era un qualcosa di molto vicino alla fantascienza. Più per gli altri che per Janne Andersson. “Se avessi potuto portare solo 23 giocatori non l’avrei coinvolto – ha dichiarato il commissario tecnico qualche settimana fa – ma con 26 giocatori, voglio che venga. Forse non per giocare molto, ma per contribuire alla vita del gruppo nella bolla del ritiro”.
E ancora: “Chi ha giocato a calcio e ha frequentato uno spogliatoio, sa che ci sono sempre ragazzi che forniscono energia agli altri e comunicano positività, che spingono in ogni allenamento e fanno in modo che tutto funzioni, che parlano e riescono a confortare gli altri. Lui è quel tipo di calciatore“. Un po’ totem, un po’ portafortuna, Granqvist si è visto cucire addosso un ruolo tutto nuovo. Quello di giocatore fondamentale. Purché resti lontano dal campo. Il ritiro della Svezia come villaggio vacanze, con la sicurezza di essere rimpallato fra panchina e tribuna. Poco male, perché il centrale ha accettato con entusiasmo questo incarico: “Se non dovessi giocare – ha raccontato – sarò lì a supportare i compagni e a fare tutto il possibile affinché la squadra vinca le partite e arrivi il più lontano possibile“. Il primo a sorridere per l’insperata convocazione è stato proprio il difensore. Granqvist, infatti, ha twittato una foto particolare, modificando la copertina di “Quasi amici – Intouchables”. E il risultato ha fatto molto discutere. Nella foto, che ha superato i 19 mila like, si vede Granqvist seduto sulla sedia a rotelle mentre Janne Andersson è intento a spingerlo.
Lo spazio per il difensore, però, sembra molto limitato. La coppia centrale è formata da Lindelöf, che ha convinto i tifosi del Manchester United, e da Helander, ex Bologna ora ai Rangers Glasgow dove qualche tifoso impavido l’ha ribattezzato il “Maldini svedese”. Per il resto la Svezia, che stasera farà il suo esordio nel torneo giocando contro la Spagna (fischio di inizio alle 21.00), non sembra una squadra particolarmente attrezzata. Le due certezze giocano sulle fasce opposte di centrocampo: Forsberg, trequartista del Lipsia che in stagione ha segnato 7 reti, sarà schierato a sinistra, con Kulusevski (4 gol e 3 assist con la Juventus), che dovrebbe occupare la fascia destra. Il nome più interessante in chiave futura, però, è quello di Alexander Isak, ventunenne nato da genitori di origine eritrea che si è messo in luce giovanissimo con la maglia dell’AIK. Dopo aver esordito in Bundesliga con il Borussia Dortmund nel 2017/2018, è stato mandato in prestito al Willem II prima di venire acquistato dalla Real Sociedad. In questa stagione con i baschi a segnato 17 gol e ha servito 2 assist, attirando l’interesse di diversi club europei. “Amo la filosofia e questo mi aiuta molto – ha dichiarato Isak in un’intervista a France Football – leggo molto e amo soprattutto lo stoicismo. È basato sull’autocontrollo e sull’abilità di trovare armonia controllando sentimenti forti come la gelosia, desiderio e rabbia”. Rapido e longilineo, ha un buon dribbling (viaggia una media di 1.1 a partita con la Real Sociedad, mentre in Nazionale sale a 2) e anche per questo non ama stazionare in area di rigore ma riesce a essere pericoloso quando ha campo davanti a sé. Una dote che Janne Andersson spera di riuscire a sfruttare spesso. Ne vale la salute della Nazione. Anzi, della Nazionale.