“Ho fatto sei stagioni come portiere notturno in un hotel romagnolo, ma adesso ho deciso di dire basta. Grazie ai sussidi posso permettermi di cercare un lavoro dignitoso che mi dia la possibilità di progettare la mia vita al di fuori della stagionalità”. Prosegue l’inchiesta de ilfattoquotidiano.it sulle condizioni di lavoro degli stagionali. Dopo i colloqui ripresi con telecamera nascosta (PRIMA PUNTATA/SECONDA PUNTATA), questa volta a parlare è un ex dipendente di hotel. Giovanni (nome di fantasia) ha 28 anni ed è nato in una città della Riviera romagnola. Negli scorsi anni ha sempre lavorato nelle hall degli alberghi facendo i turni notturni. “Lavoravo tutte le notti undici ore, sette giorni su sette per 1200 euro al mese” spiega mentre fa i calcoli. “Più o meno tre euro l’ora senza giorni di riposo”. Ma come si fa reggere questi ritmi per tre mesi di fila? “La verità?- dice mentre sorride amaramente – Spesso la gente beve molto e utilizza sostanze per riuscire a resistere”. Non è ammesso stare male. “Quando avevo la febbre, mi veniva negata la malattia. Mi dicevano che non c’era nessuno che poteva sostituirmi e che dovevo prendermi una tachipirina e un’aspirina per continuare a lavorare. Così si lavora in Romagna”. Per tre mesi i ritmi sono questi, ma “quando la stagione finiva ci si ritrova in tasca pochi soldi” e non è raro “vedere gente che va in ‘burn out”. E per quanto riguarda i contratti? “Sono grigi – spiega il lavoratore – lavori sulle dieci dodici ore ma sulla busta paga ne trovi segnate sei”. Gli imprenditori si lamentano della mancanza di manodopera per la stagione estiva romagnola accusando “i sussidi e il reddito di cittadinanza”. Misure che secondo il lavoratore hanno invece permesso a tanti stagionali di “cercare un lavoro e un contratto dignitoso perché fino ad ora ci siamo sentiti schiavizzati come chi lavora nei campi. Abbiamo iniziato a dire basta, la situazione deve cambiare”
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