Musica

“Facebook va*fanculo”: Rogers Waters risponde a Mark Zuckerberg su uno spot. E lo chiama “caz*one idiota”

Al netto delle motivazioni di Waters, certo è che il fondatore del Social Network non deve essere abituato a sentirsi dire di no. Soprattutto quando si tratta di Instagram, dove molte (presunte) star musicali vivono di pubblicità ad altri brand. Per avere l'offerta che ha avuto Waters, c'è da scommetterci, ci sono artisti pronti a tutto. Che però non hanno creato nemmeno l'ombra di album che sono la storia. E forse nemmeno canzoni che durano più di un'estate

di F. Q.

Andate affanculo, non se ne parla proprio“. Bye Bye. Adieu. Poche parole, dritte al punto. Bastano, se sei Roger Waters. La storia è questa: Facebook chiede a Waters di poter usare Another Brick in the Wall Part 2 in uno spot per Instagram. Lui riceve l’offerta (“una vagonata di soldi”, parole sue) e risponde “vaffanculo”. C’era da aspettarselo, da uno come lui. Temerario quel creativo che si è avventurato nella richiesta. “Lo racconto perché penso sia pericoloso che questi prendano il controllo di praticamente ogni cosa. Non sarò parte di queste stronzate, Zuckerberg”, ha detto al pubblico radunato a un evento a favore di Assange. Come avranno deciso di rispondere ‘dalle parti di Facebook’? Missiva alla mano, lo ha letto proprio Waters: “Vi ringraziamo per aver preso in considerazione il progetto. Pensiamo che il messaggio centrale di questa canzone sia ancora rilevante e necessario, un segno del fatto che si tratta di un’opera senza tempo“. Ora, bisognerebbe forse far notare ai signori del Social Network che rispondere con una tale ovvietà, roba che nemmeno i biglietti di auguri prestampati, non è stata una gran mossa. “Ma ci ha mandato affanculo”, potrebbero obiettare loro. Sì, non solo: “Eppure vogliono usarla per rendere Facebook e Instagram ancora più potenti di quanto non siano già in modo che possano continuare a censurare tutti noi in questa stanza e impedire che il grande pubblico venga a conoscenza di questa storia su Julian Assange”, ha aggiunto. La storia la riporta Rolling Stone US e non finisce qui. Perché Waters è andato a ripescare il noto sito creato da un giovane Zuckerberg ad Harvard. Un sito “interno” al campus nato per organizzare appuntamenti con tanto di punteggio per le ragazze. “Perché mai abbiamo dato tanto potere a questo cazzone che ha iniziato con ‘È carina, le diamo quattro su cinque’? Eppure eccolo qui, uno degli idioti più potenti al mondo“. E Zuckerberg? Chissà se e cosa risponderà. Al netto delle motivazioni di Waters, certo è che il fondatore di Facebook non deve essere abituato a sentirsi dire di no. Soprattutto su Instagram, dove molte (presunte) star musicali vivono di pubblicità ad altri brand. Per avere l’offerta che ha avuto Waters, c’è da scommetterci, ci sono artisti pronti a tutto. Che però non hanno creato nemmeno l’ombra di album che sono la storia. E forse nemmeno canzoni che durano più di un’estate.

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