L’ex procuratore generale di Catanzaro aveva parlato di "evanescenza" delle operazioni della Direzione distrettuale antimafia usando un “tono irridente denigratorio” nei confronti del successore. E' stato assolto dall’accusa di aver denigrato lo stesso Csm postando su facebook una petizione a sostegno del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, trasferito dal Consiglio superiore della magistratura perché indagato (oggi imputato) per corruzione dalla Procura di Salerno
Il Consiglio Superiore della Magistratura ha condannato l’ex procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini confermando il suo trasferimento a Torino e la perdita di anzianità di 3 mesi. La sentenza della sezione disciplinare del Csm è stata emessa ieri sera tardi al termine del procedimento nato in seguito a un‘intervista rilasciata nel dicembre 2019 da Lupacchini al Tgcom 24 in cui ha criticato pubblicamente il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri all’indomani del blitz “Rinascita-Scott” contro la cosca Mancuso.
L’ex procuratore generale di Catanzaro, infatti, aveva parlato di “evanescenza” delle operazioni della Direzione distrettuale antimafia usando un “tono irridente denigratorio” nei confronti di Gratteri. Lupacchini, inoltre, è stato assolto dall’accusa di aver denigrato lo stesso Csm postando su facebook una petizione a sostegno del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, trasferito dal Consiglio superiore della magistratura perché indagato (oggi imputato) per corruzione dalla Procura di Salerno.
“Non ho voluto denigrare nessuno”. “Non ho mai contestato una violazione al dottor Gratteri” e l’esistenza di un “grave contrasto” con lui “è una favola nera inventata di sana pianta”. Si è difeso così Lupacchini in aula prima che il Csm si ritirasse in camera di consiglio. L’ex procuratore generale di Catanzaro si è spinto anche oltre attaccando sia la procura generale della Cassazione, che aveva chiesto la conferma del suo trasferimento e la condanna alla sanzione della censura, sia gli stessi giudici del Csm. La prima, secondo Lupacchini, avrebbe travisato le sue dichiarazioni al TgCom.
Su Rinascita Scott – ha detto il magistrato – “ho risposto ‘non ne penso nulla, perché non ne so nulla. E non lo so perché non esiste una canale comunicativo, stante la buona abitudine del procuratore distrettuale (cioè Gratteri, ndr) di evitare questo tipo di contatti, quando in realtà il Pg deve essere informato” per poter esercitare “le attività di coordinamento ed evitare sovrapposizione di indagini”. Al Consiglio superiore della magistratura va anche peggio: “Sono consapevole della naturale ostilità di questo giudice” si è lamentato Lupacchini che, in aula, ieri ha parlato di un “pregiudizio” nei suoi confronti. Una frase che ha provocato la reazione immediata del presidente del collegio giudicante, il laico di area M5S Fulvio Gigliotti: “Non c’è nessuna ostilità del collegio, la invito a correggere il tiro”.
Dopo la sentenza del Csm, l’avvocato Ivano Iai ha affermato: “Valuteremo se proporre un’eventuale impugnazione davanti alle Sezioni unite dopo aver letto le motivazioni”. Il difensore di Lupacchini ha aggiunto, inoltre, che “è stata una giornata faticosa conclusasi con un’assoluzione per un capo di incolpazione” riferendosi all’assoluzione dell’ex pg di Catanzaro per il post su facebook relativo a una petizione a favore di Eugenio Facciolla.
Il procedimento disciplinare davanti al Csm non è l’unico guaio giudiziario di Lupacchini che è sotto processo anche a Salerno dove i pm lo accusano di falsità ideologica ed errore determinato dall’altrui inganno. In sostanza, per farsi aumentare la scorta dal terzo al secondo livello, l’ex procuratore generale trasse in inganno il prefetto di Catanzaro e il direttore dell’Ucis, l’ufficio centrale interforze per la sicurezza personale.
La storia ha dell’imbarazzante e si consuma durante la riunione di coordinamento delle forze di polizia tenuta in prefettura, a Catanzaro, il 6 febbraio 2019. Si discuteva del livello di scorta di Lupacchini che ha depositato un voluminoso dossier in cui lamentava che il boss Michele Senese, da lui arrestato a Roma nel 2011, era detenuto nel capoluogo calabrese e rappresentava un pericolo alla sua incolumità. Rischio che Lupacchini avrebbe attualizzato leggendo dal cellulare una relazione di servizio redatta dalla sua scorta su un presunto pedinamento avvenuto, all’altezza di Lagonegro, il 30 gennaio mentre da Catanzaro stava andando a Roma. Effettuata una verifica sulla targa, il controllo si è rivelato “tranquillizzante” in quanto si trattava di un’auto “governativa o appartenente alle forze di polizia”. L’accertamento sul mezzo sospetto sarebbe stato nascosto alla prefettura da Lupacchini che non avrebbe mai depositato quella relazione di servizio.
L’ex pg oggi imputato, quindi, si è visto alzare il livello di scorta dall’Ucis su richiesta del comitato. Dalle indagini della Mobile, coordinata dal sostituto procuratore di Salerno Roberto Penna, è emerso che Senese, nonostante fosse detenuto a Catanzaro, non avesse alcun contatto con la ‘ndrangheta, e che nessuno sulla Salerno-Reggio Calabria avesse pedinato Lupacchini a cui, dopo 5 mesi, è stato ripristinato il terzo livello di scorta.