Il patron dell'azienda californiana, dopo averla negata, ha riaperto alla possibilità di effettuare transazioni di questo tipo per acquistare le sue auto elettriche. Ecco cosa c'è dietro
In Italia l’aggiotaggio è un reato punito sia dal codice civile che da quello penale e consiste, in parole povere, nell’alterazione del prezzo di merci o valori quotati, attraverso la diffusione di notizie false, tendenziose o esagerate. Ma probabilmente non è valido nel caso in cui queste notizie vengano diffuse tramite twitter.
Almeno questo è quello che viene da pensare, a giudicare dalla ricca attività sul social dell’uccellino di Elon Musk che, con i suoi tweet, manda su o giù il Bitcoin, senza che nessuno gridi allo scandalo. L’ultimo c’è stato ieri: “quando ci sarà conferma di un utilizzo ragionevole (del 50%) di forme di energia pulita da parte dei miners con un trend futuro positivo, Tesla tornerà a consentire le transazioni in Bitcoin”. Questo significa che ancora non è possibile pagare le auto dell’azienda calliforniana in criptovaluta, ma questa opportunità verrà riaperta appena il 50% del Bitcoin sarà prodotto in modo green.
Un aspetto che difficilmente potrà essere risolto nel breve termine. Questa è almeno la terza volta che Musk cambia idea e le quotazioni della criptovaluta cambiano di conseguenza. A febbraio annuncia di aver comprato Bitcoin e a marzo introduce la possibilità di comprare le auto Tesla in valuta virtuale. Inutile dire che le quotazioni sono poi salite. A maggio (dopo aver venduto almeno parte dei suoi Bitcoin) spiega di essere preoccupato per l’enorme utilizzo di energia necessario per l’attività di mining e le Tesla non si possono più pagare in Bitcoin. Inutile dire che le quotazioni sono poi scese. Quindi arriviamo a ieri, con il Bitcoin che ha chiuso a +9%.
Questa volta però non è tutto merito o tutta colpa di Musk. Ieri in realtà è arrivata anche un’altra notizia molto importante e forse di maggiore impatto rispetto ai tweet dell’uomo che si è autoproclamato “Tecknoking” di Tesla. Che poi bisogna ancora capire anche cosa significhi esattamente.
Paul Tudor Jones, multimiliardario gestore di hedge funds, ha detto di voler sicuramente il 5% del suo portafoglio in Bitcoin. In un’intervista alla CNBC ha detto che sta tenendo d’occhio la riunione della Federal Reserve di questa settimana in seguito alla quale potrebbe decidere di investire in materie prime, criptovalute e oro. Ma si è spinto oltre dicendo “Mi piace il bitcoin per diversificare il mio portafoglio. Tutti mi chiedono cosa dovrei fare con i miei bitcoin? L’unica cosa che so per certo, voglio il 5% in oro, il 5% in contanti, il 5% in materie prime”. Il gestore, a torto o a ragione, lega le sue decisioni di investimento alle scelte di politica monetaria della Banca Centrale americana.
Viene da chiedersi il legame tra i due uomini. Magari sono amiconi e in tal caso Elon potrebbe dargli qualche consiglio sull’account di twitter. Paul Tudor Jones ha solo 16.285 follower, contro i 57,1 milioni di Musk. Chi ha più potere di influenzare le quotazioni della criptovaluta? Difficile dirlo, intanto il Bitcoin sale anche oggi.