Mustafa al-Darwish è stato ucciso per la sua presunta partecipazione alle proteste tra il 2011 e il 2012, quando aveva 17 anni. Questo nonostante Riad avesse promesso di non applicare la pena di morte per crimini commessi da minori. Un provvedimento che, però, non vale se l'accusa è quella di terrorismo. Gemma (M5s): "Per Renzi l’Arabia Saudita è ancora il Rinascimento?"
Nell’aprile dello scorso anno, il regno saudita aveva annunciato che avrebbe posto fine alla pena di morte per i condannati per crimini commessi quando avevano meno di 18 anni. Crimini, però, che non avessero a che fare con le condanne in base alla legge antiterrorismo, che si applica anche a chi ha espresso pacificamente il proprio dissenso. E così un giovane della minoranza sciita, Mustafa al-Darwish, 26 anni, è stato giustiziato a Dammam, una città dell’est, dopo essere stato accusato di aver promosso una “rivolta armata” contro il sovrano dell’Arabia Saudita e con l’intento di “destabilizzare la sicurezza” del regno, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale saudita.
Darwish è stato arrestato nel maggio 2015 per la sua presunta partecipazione alle proteste durante le rivolte della Primavera araba tra il 2011 e il 2012, quando aveva 17 anni, hanno riferito vari gruppi per i diritti umani tra cui Amnesty International. Nonostante questo, al termine di un processo “profondamente viziato”, riferisce l’ong, è stato ucciso. Nella legge che “salva” dalla pena capitale chi si è macchiato di un delitto quando era ancora minorenne infatti, ha scritto su ilfattoquotidiano.it Riccardo Noury, c’è un dettaglio cruciale, visto che la norma non riguarda “i condannati ai sensi della Legge antiterrorismo, che contiene una serie di disposizioni vaghe e generiche che hanno già portato i tribunali sauditi a emettere sentenze – detentive o a morte – nei confronti di persone che avevano solo espresso le loro opinioni o avevano manifestato pacificamente il loro dissenso“.
Dall’Italia interviene sul suo caso Chiara Gemma, europarlamentare del Movimento 5 Stelle: “Per Renzi l’Arabia Saudita è ancora il Rinascimento? – domanda ricordando implicitamente i rapporti tra il leader di Italia Viva e la monarchia di Riad -. Non è mai tardi per ritrattare quelle vergognose dichiarazioni che non fanno onore né all’Italia, né al gruppo Renew Europe al quale appartiene Italia Viva al Parlamento europeo e né all’Europa tutta. L’Unione europea non può tollerare processi sommari e uccisioni mirate di oppositori politici che, tra l’altro, in questo caso erano persino minorenni”.
Commentando la morte del 26enne, Amnesty in una nota dichiara che “con questa esecuzione le autorità saudite hanno mostrato un deplorevole disprezzo per il diritto alla vita. È l’ultima vittima del sistema giudiziario profondamente imperfetto dell’Arabia Saudita, che vede regolarmente persone condannate a morte dopo processi gravemente iniqui basati su confessioni estorte attraverso la tortura”. L’organizzazione Reprieve ha precisato che le autorità non hanno informato la famiglia di Darwish della sua esecuzione: ne è venuta a conoscenza “leggendo le notizie online”. Ha poi denunciato che il giovane è stato detenuto in isolamento e torturato. Nell’aprile dello scorso anno, il regno saudita aveva annunciato che avrebbe posto fine alla pena di morte per i condannati per crimini commessi quando avevano meno di 18 anni. “Ancora una volta le autorità saudite hanno dimostrato che le loro promesse sono vane”, ha affermato Ali al-Dubaisi, direttore dell’Organizzazione europea saudita per i diritti umani (Esohr).
“Condanniamo nel modo più assoluto l’ennesima, barbara, uccisione di un ventiseienne sciita, Mustafa al-Darwish, in Arabia Saudita. Il giovane ragazzo era arrestato nel 2015 per la sua presunta partecipazione alle manifestazioni della Primavera araba tra il 2011 e il 2012, quando era minorenne. Durante questi anni era stato più volte torturato, così come denunciato da Amnesty International, e oggi è stato ucciso. Ma per Renzi l’Arabia Saudita è ancora il Rinascimento? Non è mai tardi per ritrattare quelle vergognose dichiarazioni che non fanno onore né all’Italia, né al gruppo Renew Europe al quale appartiene Italia Viva al Parlamento europeo e né all’Europa tutta. L’Unione europea non può tollerare processi sommari e uccisioni mirate di oppositori politici che, tra l’altro, in questo caso erano persino minorenni”, così in una nota