Gli avversari non sono il massimo, ma la nazionale è ancora più bella e cattiva, forse liberata dalle pressioni dell’esordio contro la Turchia, del tutto convinta dei propri mezzi. Un entusiasmo che si vede nel gioco e nelle prestazione dei singoli, primi fra tutti i giocatori del Sassuolo, su cui il ct ha puntato. Domenica il Galles all'Olimpico, poi si farà sul serio
Contro la piccola Turchia era stata la notte dell’esordio, delle emozioni dei tifosi, dei gol di Immobile e Insigne. Contro la modesta Svizzera è la notte dell’ “ItalSassuolo”. Di Manuel Locatelli, titolare un po’ per caso in questa nazionale per le assenze di Verratti e Pellegrini, ma neanche troppo, ormai giocatore vero, autore di una doppietta clamorosa per un centrocampista, per un ragazzo che fino ad oggi non aveva giocato un minuto nell’Europa che conta. Ma anche di Domenico Berardi, predestinato che è rimasto in provincia e ora sembra aver raggiunto davvero la maturità, in fondo ha ancora solo 26 anni. Il risultato non cambia: l’Italia vince ancora all’Olimpico, ancora 3-0, staccando già il pass per gli ottavi di finale di Euro 2021.
È presto per sognare vista la caratura delle avversarie fin qui incontrate, ma questa squadra lo fa già. Si vede da come gioca, da quanto ci crede e dall’entusiasmo che la circonda. È il grande merito di Roberto Mancini, ormai riconosciuto da tempo, forse persino troppo presto. Un tempo c’era il blocco bianconero dell’ ”ItalJuve”. Oggi l’asse su cui la nazionale costruisce la rotonda vittoria contro gli elvetici viene dal Sassuolo. E questo è un riconoscimento per il lavoro che ha fatto negli ultimi anni la società emiliana e il suo ex allenatore De Zerbi, ma anche per il ct, che raccoglie l’incasso delle sue scommesse. E Berardi lo è più di tutti, in pochi lo avrebbero dato titolare agli Europei. Ma squadra che vince non si cambia e dopo il debutto più che positivo Mancini riconferma tutti, compreso Di Lorenzo che tanto bene aveva fatto al posto di Florenzi sulla corsia destra.
Di fronte stavolta c’è la Svizzera, che non rinuncia dichiaratamente a giocare come la Turchia, presenta tre giocatori d’attacco e l’intenzione di offendere. Poi riuscirci per davvero è un’altra storia. Anche perché la nazionale è ancora più bella e cattiva, forse liberata dalle pressioni dell’esordio, del tutto convinta dei propri mezzi. Con Barella che divora il campo, Spinazzola che salta sempre l’uomo e fa la differenza. Dopo un paio di minuti Immobile mette alto di testa, al quarto d’ora la partita sarebbe già sbloccata ma il Var annulla la rete in mischia di Chiellini per un fallo di mano (poi dovrà uscire per infortunio). È questione di minuti. Il vantaggio è la fotocopia del primo gol contro la Turchia, segno che questa squadra ha un’identità profonda: solito strappo di Berardi, irresistibile sulla destra, stavolta sul suo cross invece dell’autogol arriva il tap-in di Locatelli.
Quando la partita si apre ulteriormente, nei timidi tentativi degli elvetici, il tridente azzurro va a nozze in contropiede. A fine primo tempo la statistica dice 7 tiri a 1: numeri da dominatrice. La ripresa sembra ed è davvero una formalità. Il palleggio da dietro, con Jorginho in regia, funziona alla perfezione. Libera con una facilità disarmante ancora Locatelli al tiro dal limite dell’area, che Sommer non prova nemmeno a parare. Sul 2-0 è quasi accademia. Mentre gli azzurri cercano il tris che troverà Immobile alla fine, la Svizzera arriva fino a Donnarumma, costringendolo alla prima vera parata del torneo. Anche Mancini si concede degli esperimenti: con Toloi al posto di Berardi si passa alla difesa a tre, una variante tattica che magari tornerà utile nel prosieguo del torneo. Perché è già arrivato il momento di guardare avanti. Meglio della Turchia, la Svizzera era comunque poca cosa, se si pensa che si affida ancora ai vecchi Shaqiri, Rodriguez, Seferovic, tutti transitati senza troppe fortune dalla Serie A, o a Xhaka, inspiegabile oggetto del desidero della Roma in questo calciomercato. Rimane il Galles, nell’ultima partita del girone che vale il primo posto, non ancora matematico: basterà un pareggio domenica nell’ultima gara del girone e all’Olimpico. Godiamoci queste notti magiche. Ne resta ancora una a Roma. Poi si comincerà a fare sul serio.