Chiesto il processo per l’assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico, mentre la posizione del segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa è stata stralciata dalla Dda di Catanzaro che ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio per i 78 indagati nell’operazione “Basso Profilo”. Tra questi ci sono pure l’ex presidente di Confindustria Giovani di Crotone Glenda Giglio, il notaio di Catanzaro Rocco Guglielmo, l’ex consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e l’ex finanziere Ercole D’Alessandro.
Finito prima ai domiciliari e poi all’obbligo di dimora, l’assessore Talarico è accusato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni politiche del 2018 quando era candidato nel collegio di Reggio Calabria. Stando alle indagini, coordinate dal procuratore Nicola Gratteri e dai pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, l’assessore Talarico avrebbe avuto rapporti con alcuni imprenditori. Tra questi c’è Antonio Gallo che, in cambio dell’appoggio elettorale a Talarico, è accusato di aver ottenuto l’interessamento dell’assessore alle sue imprese. Nelle carte dell’inchiesta si parla di “un comitato d’affari” che i magistrati hanno definito un “connubio diabolico tra imprenditori e politici”.
Per quanto riguarda lo scambio elettorale, secondo i pm si sarebbe consumato nelle politiche del 2018 quando Talarico ha “letteralmente svenduto il suo futuro incarico, mettendo in relazione faccendieri, soggetti di palese estrazione ndranghetista con un parlamentare europeo”. Si trattava, secondo le accuse, del segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa finito nella rete della Dda che, lo scorso gennaio, aveva disposto nei suoi confronti pure una perquisizione il giorno in cui Talarico era stato arrestato.
Dopo aver ricevuto lo scorso maggio l’avviso di conclusione indagini, Cesa non compare nella richiesta di rinvio a giudizio. Evidentemente la Procura deve ancora decidere sulla sua posizione. Nell’originaria ipotesi accusatoria, il segretario nazionale dell’Udc si sarebbe impegnato ad “appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti, proponendosi di fornire indicazioni su soggetti incardinati in enti pubblici, in società in house e anche in Albania in modo da agevolare il Gallo nell’ottenimento dei lavori con modalità illecite”. Nell’ordinanza di custodia cautelare c’era scritto che Cesa avrebbe dovuto “aprire canali importanti” all’imprenditore Gallo che voleva investire “in Albania e comunque nell’est Europa”.
Agli atti dell’inchiesta c’è pure un incontro avvenuto a Roma il 7 maggio 2017 quando, al ristorante “Tullio”, l’assessore regionale Talarico e l’imprenditore Gallo si sono visti con il deputato Cesa. Essendo quest’ultimo all’epoca parlamentare, gli agenti della Dia hanno dovuto staccare il trojan inoculato nel cellulare di uno dei partecipanti alla riunione. Così la Procura non ha potuto ascoltare i discorsi tra il segretario dell’Udc e l’imprenditore Gallo che, mesi dopo, intercettato con Talarico, gli dettava le condizioni per assicurarsi il suo aiuto alle politiche del 2018: “Noi ti diamo tutta la mano del mondo. Soldi non ce ne servono… però ci serve un referente…se abbiamo bisogno di qualcosa… ci serve a volte… un’entratura…”.