I nuovi positivi scendono da 13 settimane, sintomo di una “ridotta circolazione” del virus, ma da oltre un mese si assiste a una “progressiva diminuzione” dell’attività di testing che “sottostima” i contagi e “documenta la mancata ripresa” del tracciamento dei contatti, che in questa fase della pandemia sarebbe “fondamentale”. È l’ultimo monitoraggio settimanale di Gimbe a scattare la fotografia della promessa tradita delle Regioni, che come documentato da Ilfattoquotidiano.it hanno in alcuni casi diminuito il numero di tracciatori per andare a caccia dei contatti stretti. E anche la Fondazione guidata da Nino Cartabellotta pone l’accento sulle differenze tra le aree del Paese: “Nelle ultime 5 settimane, infatti, il numero di persone testate si è ridotto del 31,5%, scendendo da 3.247.816 a 2.223.782, con una media nazionale di 132 persone testate al giorno per 100.000 abitanti e rilevanti e ingiustificate differenze regionali”.
Quello della capacità di scovare e sottoporre a tampone chi è stato in contatto con un contagiato è l’unico aspetto negativo di una settimana (9-15 giugno) in cui gli indicatori hanno continuato a mostrare un significativo miglioramento della situazione epidemiologica. Il report di Gimbe segnala una diminuzione di nuovi casi (11.440 vs 15.288, -25,2%) e decessi (411 vs 469, -12,4%), attualmente positivi (105.906 vs 181.726, -41,7%), persone in isolamento domiciliare (102.069 vs 176.353, -42,1%), ricoverati con sintomi (3.333 vs 4.685, -28,9%) e assistiti in terapia intensiva (504 vs 688, -26,7%).
“La costante riduzione dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe – ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid al 6% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni ampiamente sotto le soglie di allerta”. Rispetto al picco del 6 aprile, i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 3.333 (-88,6%) e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 504 (-86,5%). Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva, spiega il direttore operativo della Fondazione Marco Mosti, sono in calo “da 10 settimane consecutive” e “ora stabili con una media mobile a 7 giorni di 22 ingressi al giorno”.
Gimbe torna anche a segnalare come resti una quota consistente di over 60 non protetta dal vaccino. In quella fascia di età ha ricevuto almeno la prima dose l’85,2 per cento della popolazione, con alcune differenze regionali: se la Puglia ha superato il 90%, la Sicilia è sotto il 75%. Nel dettaglio tra i 4,4 milioni di over 80 in 3.824.604 (85,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 349.498 (7,8%) hanno ricevuto solo la prima dose. Nella fascia 70-79 anni (oltre 5,9 milioni di persone) in 2.544.393 (42,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.605.613 (43,7%) hanno ricevuto solo la prima dose. La fascia 60-69 anni, più corposa con oltre 7,3 milioni di cittadini, vede 2.655.476 di persone (35,7%) con ciclo vaccinale completato e 3.247.643 (43,6%) in attesa della seconda dose. “Nella popolazione di età superiore ai 60 anni, dunque, ben 2,66 milioni – osserva la Fondazione – non hanno ancora ricevuto nemmeno la prima dose di vaccino e 6,2 milioni devono completare il ciclo”.