La rubrica del giovedì con il bestiario di ciò che accade nelle serie minori del pallone italiano (e non solo). Le perle nei comunicati della giustizia sportiva regionale, quelle dei calciatori in campo e dei giornalisti in tribuna stampa
Volge al termine una nuova stagione. Una stagione nuovamente complicata, col meglio delle domeniche bestiali, quelle della seconda e terza categoria, che ancora una volta è venuto meno a causa del coronavirus. Quell’energia, tuttavia, è come il profumo del pane con la mortadella appena assemblato in un’antica salumeria di paese: non puoi fermarlo, non puoi evitare che si diffonda nell’aria. E dunque irragionevolezza, maleducazione e ignoranza sono venuti fuori comunque: pronti a offrire ancora una volta un saggio di cosa sono e cosa dovranno essere le domeniche bestiali.
IL MASSACRATORE
Capita che a volte i ruoli si confondano nelle categorie minori e un massaggiatore, uno che dovrebbe produrre trattamenti benefici su calciatori doloranti, si trasformi in massacratore, uno che trasformi calciatori sani in calciatori doloranti pronti a ricevere trattamenti benefici. Capita in Eccellenza pugliese, dove il massaggiatore del Mola si è beccato due anni di squalifica: “Nella fase di riscaldamento pre-gara, colpiva con un forte calcio il gluteo del calciatore della squadra ospite, procurandogli forte dolore. Accortosi della presenza di un Commissario di Campo proferiva al suo indirizzo minacce di morte qualora avesse descritto tale episodio nel suo rapporto. A fine gara, seppur espulso, entrava sul terreno di gioco tentando di aggredire un calciatore della squadra ospite, non riuscendovi solo per il pronto intervento dei militari presenti. Infine, riusciva ad entrare nella zona antistante gli spogliatoi, proferendo espressioni gravemente ingiuriose e minacciose all’indirizzo dei componenti della terna arbitrale, rendendo nuovamente necessario l’intervento delle forze dell’ordine per sedare gli animi”.
UNA VITA COME LINGARD
In un pub, con un cocktail di un colore indefinibile tendente al rosa davanti (non chiedete a noi, qui solo viola tendente al nero o color birra del discount), un cappello da pescatore in testa, un pappagallo (vero) sulla spalla e la maglia di Declan Rice addosso. Un matto? No, Jesse Lingard, tra gli esclusi eccellenti della nazionale inglese, ha scelto look insolito e location pop per tifare i suoi compagni, e se piace a Lingard piace anche a noi…con un fiaschetto impagliato o una bella pinta di birra al posto del cocktail fighetto ci piacerebbe ancora di più.
RAGE AGAINST SPOT
Ronaldo che toglie la Coca Cola dalla sua postazione per invitare a bere acqua? Ha copiato. Ha copiato dai tifosi della Fortis Juventus, società di Serie D di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, che con modi più spicci hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della pubblicità nel calcio. Come? Bruciando i cartelloni nel campo di gioco: “Per avere, propri sostenitori, nel s.t. della gara lanciato all’interno del recinto di gioco due fumogeni uno dei quali determinava un principio di incendio ad un cartellone pubblicitario. Ciò comportava sospensione del gioco per circa 2 minuti”. Per la verità hanno fatto anche altro, come spiega il giudice sportivo: da una rissa a un’invasione di campo a minacce alla terna e non solo; insomma…quella pubblicità li ha proprio fatti arrabbiare.
ULTRAS GIRL
Bisogna esprimere un profondo ringraziamento per le tante donne che hanno dimostrato coi fatti che le domeniche bestiali non sono affatto un patrimonio esclusivo dell’universo maschile. In campo e sugli spalti, e a volte anche in entrambi i settori, come dimostra una calciatrice del Candiolo, squadra femminile di calcio a 5 del Piemonte, squalificata per 3 gare perché “per condotta ingiuriosa, consistente nell’aver rivolto insulti all’arbitro; a seguito dell’espulsione, si sistemava tra il pubblico, continuando a proferire espressioni volgari e denigratorie all’indirizzo del direttore di gara”.