Il 17 giugno segna l’uscita nelle sale italiane di tre lavori molto diversi, anche per provenienza, da vene profondamente autoriali o storie vere. Cominciamo da lontano. Colombia, L’oblio che saremo (El olvido que seremos), 2009, edito in Italia da Einaudi, è considerato uno dei più recenti capolavori della lettura sudamericana di lingua spagnola. Scritto dal figlio di Hector Abad Gomez, racconta la vita e la famiglia di suo padre, un medico che ha lottato per migliorare le condizioni sociali degli ultimi pur facendo parte di quella borghesia complice, silente di una classe politica corrotta dai cartelli. Quindi esternamente a quegli scenari da Narcos si svolge la storia semplice di un uomo onesto ed eroe borghese della Colombia.
La versione cinematografica, La nostra storia, è stata affidata al Premio Oscar spagnolo Fernando Trueba, e sceneggiato dal fratello David. Il protagonista lo interpreta Javier Camara, con classe e dolce fermezza che porteranno il film molto lontano. Ci si schiude intorno il mondo poco trattato del Sudamerica per bene, quello dove dalla fine dei ‘70 le famiglie ricche potevano avere vita facile e agiata, a condizione di un collaborazionismo liscio. In alternativa si viveva male o si moriva. Siamo anche negli anni dove iniziò il fenomeno dei desaparecidos del quale Trueba per pochi istanti ci mette all’ombra.
Il resto è un grande film di costume, molto toccante nei contenuti perché segue vicende famigliari snodate su diversi decenni ed emozioni e ripropone le dinamiche affettive che legano un padre con i figli e la moglie, in un affresco importante di quel paese lontano. Ma risulta sublime ed elegante anche nella forma, utilizzando il colore per il ricordo passato, il bianco e nero per il presente e la macchina da presa in maniera mai banale e sempre intrigante. Insomma, un film che la dice lunga anche sullo scrivere con le immagini.
Salpiamo per l’Italia, dove si presenta come un noir bagnato di jazz Futura, di Lamberto Sanfelice, giunto alla sua opera seconda dopo Cloro. Atmosfere crepuscolari intorno a un bel trio di protagonisti: abbiamo Neals Shneider, che conosciamo dai film di Dolan. Qui interpreta un trombettista in caduta libera, che sbarca il lunario come driver notturno per una pusher transessuale. Si tratta di Daniela Vega, già protagonista dell’Oscar cileno Una donna fantastica, Miglior film straniero nel 2018. Mentre Matilde Gioli interpreta la moglie di lui, che vorrebbe un po’ di serenità. Il regista ricalca con geometrie urbane l’interiorità notturna dei suoi personaggi. Invenzioni visive in crescendo, si avvale di una sceneggiatura sincopata come i suoi ritmi musicali. A proposito di questi ultimi, le musiche della colonna sonora sono firmate da Enrico Rava e Stefano Di Battista, che per la prima volta in un film interpreta se stesso.
Passiamo, infine, a questo curioso oggetto cinematografico che ci sbatte allegramente in faccia quanto sia differente ridere da un paese all’altro. Il surreale Mandibules di Quentin Dupieux vanta la coppia comica da noi sconosciuta ma oltralpe famosissima Palmashow, composta da Grégoire Ludig e David Marsais.
Il film potremmo sintetizzarlo come uno Scemo e più scemo in versione criminalotti francesi. Per noi italiani giusto risatine che restano tra i denti, e la trovata assurda di una mosca grossa e golosa quanto un bulldog e misteriosa come un McGuffin. Comicità sottoposta a ricordi horror da Dottor K e La mosca di Cronenberg, fa divertire con difficoltà, nonostante una narrazione con parecchie invenzioni e colpetti di scena. Ma poco aggiunge la caratterizzazione politicamente scorretta eppure ben sostenuta da Adèle Exarchopoulos nel ruolo di una ragazza con forti disturbi del linguaggio.
Mandibules, forse, è fin troppo capace di solcare derive tra il demenziale e l’irritante di due personaggi amiconi che, in fin dei conti, al posto di provare a seguire le istruzioni per accaparrarsi il malloppo di cui hanno bisogno, scelgono la pura via del “cazzeggio” ben prima di ritrovarsi, con sorpresa, una mosca gigante nel bagagliaio. Scemo e più Scemo d’Europa quindi? Almeno Jim Carrey e Jeff Daniels facevano le loro stupidaggini per amore.