Da quando l’epidemia di Coronavirus è scoppiata, parole come zoonosi, spillover e mutazione sono entrate irrimediabilmente nel nostro vocabolario quotidiano. Ma ora che riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel non dobbiamo dimenticarle e, soprattutto, trascurare tutto ciò che questa pandemia ci ha insegnato: siamo un tutt’uno con gli altri esseri viventi e gli eventi che accadono all’altro capo del mondo hanno un impatto anche sulle nostre vite. Perciò, ora che abbiamo visto le conseguenze devastanti che una pandemia può avere sulla nostra esistenza, dobbiamo impegnarci a evitarne di nuove, perché questa eventualità è concreta.
Da molti anni uno dei virus che più preoccupa gli esperti è l’influenza aviaria, una malattia degli uccelli che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, sono almeno quindici i sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli di cui siamo a conoscenza, ma finora tutte le epidemie di influenza altamente patogenica sono state causate da virus di tipo A dei sottotipi H5 e H7. Le anatre selvatiche sono riserve naturali dei diversi ceppi di virus dell’aviaria e possono infettare animali negli allevamenti come polli e tacchini. Le condizioni di sovraffollamento in cui questi animali sono costretti a vivere e le loro caratteristiche genetiche li portano a essere particolarmente vulnerabili a questa malattia, e soprattutto rendono la diffusione e la mutazione del virus difficili da contrastare.
Purtroppo per noi, alcuni ceppi dell’influenza aviaria — inclusi quelli ad alta patogenicità — possono infettare l’essere umano, ma finora la trasmissione è avvenuta soprattutto dal contatto con un animale infetto. Dal 2003, il ceppo H5N1 ha realizzato una serie di salti di specie che gli hanno permesso di sviluppare la capacità di contagiare anche gatti e topi, mettendo in allerta la comunità scientifica. Inoltre, è noto possa contagiare anche i maiali.
Il timore degli studiosi è che uno di questi ceppi muti e sviluppi la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona, causando, potenzialmente, una nuova pandemia molto più letale del Coronavirus. E più il virus si diffonde tra gli animali ed entra in contatto con gli esseri umani, più questo scenario diventa realistico.
Cronologia dell’ultimo anno
Vediamo cos’è successo negli ultimi mesi: tra maggio e agosto 2020 sette focolai di virus di influenza aviaria altamente patogeni (HPAI) del sottotipo H5N8 vengono registrati in Europa orientale, sei in Ungheria e uno in Bulgaria. Data l’esperienza degli anni precedenti, a settembre l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare segnala la possibile diffusione nell’Europa meridionale e occidentale.
I casi non tardano ad arrivare: tra ottobre e novembre 2020 vengono documentati contagi di H5N8 nella popolazione di uccelli, sia selvatici che tenuti in cattività negli allevamenti, in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Croazia e Corsica. Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 il virus colpisce duramente il Giappone, che si trova di fronte alla peggiore epidemia di aviaria della storia nazionale ed è costretto ad abbattere 3 milioni di polli infetti. Non va meglio alle anatre allevate per la produzione di foie gras in Francia, che vengono decimate. Sempre a gennaio il virus viene rinvenuto in nove stati dell’India e a Nuova Delhi viene ordinato di chiudere il mercato di Ghazipur — il suo più grande mercato all’ingrosso di pollame — lo zoo, i parchi con laghi e le riserve naturali.
A febbraio e a giugno di quest’anno accade qualcosa di molto preoccupante: vengono annunciati, per la prima volta, contagi nell’essere umano dei ceppi H5N8 e l’H10N3. Nel primo caso si tratta di sette lavoratori entrati a contatto con animali infetti in un allevamento in Russia. Nel secondo il paziente è un uomo che vive nella città di Zhenjiang della provincia cinese orientale dello Jiangsu. Sono i primi casi noti di questo genere.
Bisogna cambiare
Continuare ad allevare milioni di polli, tacchini, anatre ed altri uccelli ci espone al rischio di una nuova pandemia di influenza aviaria, un rischio che non ci possiamo permettere di correre. Scegliere un’alimentazione vegetale è un gesto collettivo che tutela la vita degli animali e la salute pubblica. Scopri come fare su IoScelgoVeg.