Il mix di vaccini rischia di rallentare la campagna vaccinale nel Lazio, almeno per quanto riguarda i richiami. E la Regione, ora, auspica che gli under 60 già vaccinati con Astrazeneca possano ricevere anche la seconda dose del vaccino anglo svedese, qualora lo richiedano. L’assessore alla sanità Alessio D’Amato è pronto mettere in discussione le scelte del Governo. E con una lettera inviata mercoledì al ministero della Salute ha chiesto un parere per uno specifico consenso informato che prenda in considerazione questa possibilità. Nell’attesa, però, continuerà a far rispettare le linee guida ministeriali. “Non c’è nessuno strappo, la vaccinazione prosegue secondo le indicazioni nazionali”, precisano a ilfattoquotidiano.it dall’assessorato alla Sanità. Ma di certo il clima, soprattutto nelle ultime ore, non è disteso. Anche perché, in un’intervista al Corriere della Sera, l’assessore D’Amato ha usato parole non certo tenere per contestare la decisione di imporre la cosiddetta vaccinazione “eterologa”. “L’obbligo è un errore. La via più efficace è quella della persuasione. Non siamo nell’esercito dove bisogna rispettare gli ordini”.

La presa di distanza, insomma, è evidente. E già nelle prossime ore, così confermano dal ministero, dovrebbe arrivare una risposta chiara e netta che metta un punto alle polemiche sorte con la circolare 11 giugno 2021 con cui il ministero della Salute ha imposto la somministrazione del vaccino Vaxzevria solo agli over 60 anni (ciclo completo). “Per le persone al di sotto dei 60 anni di età, che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino – così è scritto – il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare a distanza di 8-12 settimane dalla prima dose”. La decisione era stata presa dopo alcuni rari casi di trombosi, con il parere favorevole dell’Aifa. Tuttavia, l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, al contrario, non ha mai cambiato opinione: “Il rapporto rischi/benefici del vaccino Covid 19 AstraZeneca – si legge in un tweet dello scorso 13 giugno – è positivo e rimane autorizzato per tutte la popolazione”. Non solo per gli over 60 quindi.

A preoccupare nel Lazio sono soprattutto i dati che arrivano dai richiami. Solo negli ultimi tre giorni – ha precisato l’Unità di crisi regionale – sono stati eseguiti oltre 8mila richiami eterologhi di utenti sotto i 60 anni che avevano effettuato la prima dose di vaccino con AstraZeneca, in particolare 7.443 con Pfizer e 812 con Moderna”. Una quota del 10%, però, non si è presentata. Secondo D’Amato potrebbe trattarsi di persone disorientate dal cambio di rotta improvviso delle linee guida istituzionali, una decisione non sorretta da una campagna informativa. “Sono arrivate tante lettere di persone disorientate che non vogliono cambiare vaccino. In molti non si fidano del mix”, spiegano dall’assessorato alla Salute.

Di sicuro studi solidi non ce ne sono. A riferirlo è sempre il ministero della Salute nel documento, che porta la firma di Franco Locatelli, in cui si vieta la somministrazione della seconda dose di Astrazeneca agli under 60. “Benché tutti gli studi registrativi per i vari vaccini siano stati condotti utilizzando due dosi dello stesso vaccino e non siano stati pubblicati, allo stato attuale, studi che includono un elevato numero di soggetti – si legge – e non siano disponibili studi randomizzati in cui il braccio di controllo è rappresentato da due somministrazioni del vaccino Vaxzevria si può affermare, sulla base delle evidenze di cui si dispone, che la descritta vaccinazione “eterologa” trova un suo solido razionale immunologico e biologico e non appare essere sconsigliabile né sul fronte della sicurezza (reattogenicità), né su quello della immunogenicità”. Nell’incertezza, insomma, si preferisce evitare rischi. Anche se l’unica cosa certa, secondo l’Aifa, è che fino ad ora “non sono stati registrati casi di VITT (trombosi venaria, ndr) dopo la seconda somministrazione di Vaxzevria”.

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