Il quadro elettrico dell’orditoio al quale stava lavorando Luana D’Orazio era stato “manomesso”. A sostenerlo è la perizia effettuata dagli inquirenti, che stanno indagano sulla morte dell’operaia 22enne nell’orditura di Oste di Montemurlo, avvenuta lo scorso 3 maggio. Secondo quanto emerso durante il sopralluogo dei periti, si è trattato di due manomissioni, una al quadro elettrico e l’altra alla parte meccanica, così da consentire all’orditoio di funzionare anche senza la saracinesca di sicurezza abbassata. La relazione del perito sarà consegnata alla Procura della Repubblica di Prato già nei prossimi giorni, ma secondo gli inquirenti, si è trattato di una manomissione avvenuta al solo scopo di velocizzare il lavoro. La risposta definitiva è in arrivo da Francoforte, dove ha sede la Karl Mayer, la ditta costruttrice del macchinario.
“Attendiamo gli esiti dell’approfondimento che abbiamo commissionato per stabilire come agire”, dice Giuseppe Nicolosi, il procuratore di Prato che coordina le indagini dei carabinieri assieme al sostituto Vincenzo Nitti. Al momento, la magistratura ipotizza due reati: omicidio colposo e “rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro”. Intanto ieri sono stati interrogati negli uffici della procura di Prato due dei tre indagati: i coniugi Luana Coppini e Daniele Faggi, sentiti rispettivamente come titolare e come gestore di fatto dell’azienda. Secondo quanto si apprende, la donna ha risposto alle domande del pm mentre l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
In ultimo, la relazione del consulente tecnico della procura è in fase di ultimazione ed è attesa a breve: il termine per il deposito è l’11 luglio. Al momento, però, come detto, mancano ancora i rilievi fatti proprio dalla casa produttrice di Francoforte, impegnata proprio nel tentativo di recuperare la cosiddetta ‘scatola nera‘ dell’orditoio e capire cosa è successo la mattina del 3 magio.