Il lavoro pagato tre euro l’ora? Per di più senza riposi e malattia? Semplicemente fuori dalle regole. In spiaggia come al ristorante o in albergo. Il Sindacato italiano balneari (Sib), la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) e Federalberghi definiscono “marginali e patologici” i casi di lavoro nero o grigio emersi dalla video inchiesta de ilfattoquotidiano.it sulle condizioni degli stagionali (PRIMA PUNTATA/SECONDA PUNTATA). Anche se il Rapporto annuale 2020 dell’Ispettorato nazionale del lavoro evidenzia come il problema sia reale: sulla base delle ispezioni effettuate, il terziario ha evidenziato un tasso di irregolarità del 66,62%. Con un picco del 73,74% nei servizi di alloggio e ristorazione dove su 9.408 controlli sono state riscontrate 6.937 irregolarità. Oltre 10.400 i lavoratori coinvolti di cui 4.830 totalmente in nero. Si tratta ovviamente di numeri contenuti rispetto agli impiegati del settore (2,4 milioni fra alberghi e ristoranti), ma, come spesso accade, le statistiche ufficiali rilevano solo parte del problema. Soprattutto per il settore balneare. I rappresentati di questi comparti però tendono a minimizzare.
Per il Sib un ripensamento dei contratti potrebbe essere d’aiuto a contenere il fenomeno delle irregolarità. A patto che si tenga conto della specificità di attività stagionali, portate avanti da oltre 33mila microimprese a carattere familiare fortemente sottoposte al meteo. La Fipe sostiene invece che i casi di sfruttamento sono “eccezionali ed isolati” in una situazione “complessa” per un settore che ha perso quasi 41 miliardi di fatturato fra il 2020 e il primo trimestre 2021. Peraltro nella ristorazione il contratto che tutela i lavoratori esiste dal 2018. “Con Cgil, Cisl e Uil abbiamo sottoscritto un contratto nazionale di categoria – spiega Luciano Sbraga, vicedirettore della Fipe – Ci crediamo. Il contratto va applicato senza scorciatoie. Chi non lo applica va sanzionato. Ben vengano controlli e multe per evitare concorrenza sleale. Ma evitiamo polemiche sterili in un contesto post-emergenziale davvero complicato”. Anche per Federalberghi, “non si può escludere che ci siano casi di disapplicazione o scorretta applicazione dei contratti, ma i numeri dell’Inps parlano chiaro: il settore dà lavoro a 1,2 milioni di persone totalmente regolari. Ma”, è la posizione del direttore generale Alessandro Nucara, “non è possibile condividere una rappresentazione del comparto come regno dello sfruttamento”.
A minimizzare il problema è anche Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sib, secondo il quale in sostanza “fenomeni di lavoro nero, sottopagato o pagato solo in parte in busta paga esistono in tutti i settori. Per questo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”. Insomma: così fan tutti. E dunque “le criticità certamente ci sono, ma sono sostanzialmente in linea con quelle di altri comparti come certificano l’Ispettorato del lavoro e l’Agenzia delle entrate. Anche perché in Italia esiste un pesante sistema sanzionatorio”. Quanto alla lamentata difficoltà a reperire personale per la stagione, Capacchione ripete il refrain stando al quale la colpa è dei sussidi: “Innanzitutto le misure a sostegno del reddito hanno avuto in un certo senso degli effetti distorsivi. Basti pensare che fra i lavoratori c’è anche chi chiede esplicitamente di lavorare in nero per non perdere i sussidi”. Ma ammette che c’è anche un problema più concreto: “Da due anni non ci sono corsi di formazione. Il caso dei bagnini è eclatante: in questo periodo non sono stati rilasciati i brevetti di salvamento con il risultato che oggi abbiamo grande penuria di bagnini, essenziali sia per gli stabilimenti che per le spiagge libere”.
Discorso analogo per la ristorazione che, dopo aver creato per dieci anni posti di lavoro, nell’era Covid, ha perso 243mila dipendenti di cui la metà a tempo indeterminato. “Oggi le imprese non riescono più a recuperare i lavoratori altamente specializzati anche perché il settore ha perso di credibilità – riprende Sbraga – Molti dei lavoratori più validi e qualificati si sono spostati verso altri comparti perché temono di ritrovarsi in difficoltà ad ottobre magari per via di nuove varianti del virus. Evitando polemiche sterili sul lavoro nero, sugli ammortizzatori sociali e i loro effetti distorsivi, mi sento di dire che la situazione è assai complessa e variegata anche in funzione della dimensione dell’azienda”.