Quadri certificati come autentici nonostante fossero falsi. È l’accusa rivolta a Vittorio Sgarbi dal comando Tutela patrimonio culturale dei carabinieri. I lavori dovevano essere riconducibili all’artista Gino de Dominicis, ma per i militari erano fasulli. Il procedimento che vede indagato anche il critico d’arte è aperto a Roma e qui rimarrà, visto che mercoledì la gup Angela Gerardi ha respinto le istanze delle difese che chiedevano di trasferire in altre regioni il procedimento per competenza territoriale. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 30 giugno.
L’indagine è quella che nel novembre 2018 portò all’arresto di due persone, poste ai domiciliari. Nel procedimento ci sono 21 indagati tra cui anche il noto critico d’arte cui i magistrati contestano, nel suo ruolo di presidente della Fondazione Archivio Gino De Dominicis di Roma, la violazione dell’articolo 178 lettera C del codice dei beni culturali e del paesaggio. Nel novembre di due anni fa, su disposizione del gip, furono sequestrate oltre 250 opere considerate contraffatte per un valore di oltre 30 milioni di euro.
“Un’operazione di expertise del tutto inusuale svoltasi senza visione diretta delle opere, al massimo consultando delle foto”, si legge negli atti dell’indagine, alla quale sono allegate alcune fotografie che ritraggono Sgarbi mentre firma i certificati di autenticità ma nello stesso tempo parla al telefono. Le foto sono state pubblicate da Repubblica, che racconta come l’incontro in cui il critico ha autenticato i quadri sia avvenuto nella hall dell’hotel Carlyle di Milano il 25 giugno 2014. Nelle immagini scattate dagli investigatori si vede Sgarbi che firma i certificati basandosi sulle fotografie. “Solo gli ignoranti non sanno che il 98 per cento delle perizie dei quadri si fa attraverso le fotografie quei fogli erano dei prestampati della Fondazione, ma tutte avevano allegata la foto a cui si riferivano. Qual è il problema? Io autentico quello che mi pare e dove mi pare”, dice Sgarbi. Che non ha preso soldi per firmare i certificati: per Repubblica ha percepito solo un compenso di 170.000 euro per il suo ruolo di presidente della Fondazione De Dominicis.