Forza Italia è divenuta un’eccedenza nel centrodestra. Il simbolo traino dell’estate berlusconiana si ritrova nella infelice condizione di scatola vuota, ormai figurativamente una sorta di “bad company” dello schieramento a tre.
Nel declino fisico e politico di Silvio Berlusconi, leader ormai in smart working, proprio i suoi proconsoli romani hanno visto la conclusione dell’esperienza del partito personale cercando in forme più o meno solitarie una exit strategy. Metà del gruppo dirigente apparentandosi nei fatti con la Lega, e l’altra metà avanzando disordinatamente nell’improvviso buio.
Alcuni sono saltati sul carretto del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che, in accoppiata con Giovanni Toti, il primo dei pretoriani in fuga, tentano la carta dell’autonomia negoziale con Salvini e Meloni, altri – come le ministre Carfagna e Gelmini – stazionano nel governo in un rapporto sospeso con la casa madre di Arcore e che già evolve verso altri possibili lidi centristi.
La fusione con la Lega agognata da Berlusconi diviene così la carta estrema ma perdente che si presenta sul tavolo per salvare un partito che appare già fuori gioco, esattamente come il suo leader che esiste ma non si vede più, non fa più notizia, come quei brand scaduti e ormai rimossi dal mercato della politica.
La Lega di Salvini ha in animo di arraffare quel che resta dell’eredità elettorale di Forza Italia. Berlusconi non offre voti ma candidati, per di più azzimati e stanchi. Che matrimonio potrà mai essere?
Antonello Caporale
Giornalista
Politica - 18 Giugno 2021
Alla Lega Berlusconi non offre voti ma candidati. Che matrimonio potrà mai essere?
Forza Italia è divenuta un’eccedenza nel centrodestra. Il simbolo traino dell’estate berlusconiana si ritrova nella infelice condizione di scatola vuota, ormai figurativamente una sorta di “bad company” dello schieramento a tre.
Nel declino fisico e politico di Silvio Berlusconi, leader ormai in smart working, proprio i suoi proconsoli romani hanno visto la conclusione dell’esperienza del partito personale cercando in forme più o meno solitarie una exit strategy. Metà del gruppo dirigente apparentandosi nei fatti con la Lega, e l’altra metà avanzando disordinatamente nell’improvviso buio.
Alcuni sono saltati sul carretto del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che, in accoppiata con Giovanni Toti, il primo dei pretoriani in fuga, tentano la carta dell’autonomia negoziale con Salvini e Meloni, altri – come le ministre Carfagna e Gelmini – stazionano nel governo in un rapporto sospeso con la casa madre di Arcore e che già evolve verso altri possibili lidi centristi.
La fusione con la Lega agognata da Berlusconi diviene così la carta estrema ma perdente che si presenta sul tavolo per salvare un partito che appare già fuori gioco, esattamente come il suo leader che esiste ma non si vede più, non fa più notizia, come quei brand scaduti e ormai rimossi dal mercato della politica.
La Lega di Salvini ha in animo di arraffare quel che resta dell’eredità elettorale di Forza Italia. Berlusconi non offre voti ma candidati, per di più azzimati e stanchi. Che matrimonio potrà mai essere?
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Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Con la sospensione di parte degli immigrati trasferiti in Albania, si assiste a un atteggiamento di resistenza da parte di un pezzo della magistratura italiana nei confronti delle misure adottate per garantire la sicurezza e contrastare l’immigrazione irregolare. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una presa di posizione che sembra andare oltre l’ambito giuridico, assumendo una connotazione politica e ostacolando l’azione del governo Meloni. Il centrodestra guidato da Fratelli d'Italia non si lascerà intimidire e proseguirà il percorso intrapreso che è ben chiaro agli italiani e non può essere fermato da chi cerca di bloccare, con pretesti giudiziari, interventi necessari per il bene della Nazione". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Che l'Albania non funzionasse era una cosa nota. Se anche non fossero intervenuti i giudici ci sarebbero 43 migranti in un sito che dovrebbe accoglierne 1500 e che costa 800 milioni. Una follia che va chiusa subito perché non funziona". Così Carlo Calenda di Azione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Corte d’Appello di Roma smonta per la terza volta la propaganda del governo Meloni e certifica il fallimento dell’accordo con l’Albania. Dopo le pronunce di ottobre e novembre, anche oggi i giudici hanno sospeso il trattenimento di una ventina dei 43 migranti bengalesi ed egiziani portati nel centro di Gjader, rimettendo la questione alla prossima pronuncia della Corte di Giustizia europea sui Paesi sicuri. L’effetto immediato è che i richiedenti asilo saranno portati in Italia e liberati, confermando ancora una volta l’illegittimità dell’operazione" Così Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare Avs.
"A questo disastro politico si aggiunge uno spreco inaccettabile di denaro pubblico: Meloni ha speso quasi un miliardo di euro per allestire i centri in Albania, fondi che potevano essere investiti per assumere medici e potenziare la sanità pubblica. Il governo continua a ingannare i cittadini con la sua retorica anti-migranti, ma la realtà è che le sue politiche sono inefficaci, costose e umilianti per l'Italia. Meloni venga in Parlamento a spiegare il fallimento della sua strategia migratoria, che sta diventando un boomerang giudiziario ed economico", conclude Bonelli.