Il premier indice una conferenza stampa insieme al ministro Speranza e al commissario Figliuolo fare chiarezza sul tema del richiamo per gli under 60 che hanno fatto la prima somministrazione con AstraZeneca, ma l'annuncio cambia ancora le prescrizioni: "L'eterologa funziona - dice - ma chi non vuole è libero di fare la seconda dose di AstraZeneca purché abbia il parere del medico". Eppure, l'indicazione di una settimana fa era chiara: "Il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA"
Il governo mischia ancora le carte su AstraZeneca. Sui vaccini “indubbiamente c’è stata una certa confusione negli ultimi giorni”, dice il premier Mario Draghi inaugurando la conferenza stampa che dovrebbe servire proprio a fare chiarezza sul tema della seconda dose per gli under 60 che hanno avuto una prima somministrazione con AstraZeneca. Invece il presidente del Consiglio, insieme al ministro Roberto Speranza e al commissario Francesco Paolo Figliuolo, annuncia l’ennesimo cambio di linea: “Se uno ha meno di 60 anni e gli è stato proposto di fare l’eterologa ma non vuole, questa persona è libera di fare la seconda dose di AstraZeneca purché abbia il parere del medico e il consenso informato”, annuncia Draghi. Eppure, giusto una settimana fa, la circolare del ministero della Salute dava un’indicazione chiara e opposta: “Il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca, ndr) viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo). Per persone che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino e sono al di sotto dei 60 anni di età, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA”, quindi o Pfizer o Moderna. Nessuna alternativa.
Il ministro Speranza prova a spiegare il perché della novità: “La risposta del Cts – spiega – è per una raccomandazione molto forte per la vaccinazione eterologa sotto i 60 anni, ma resta aperta la possibilità di utilizzare AstraZeneca per chi lo richiede sotto consenso medico”. E infatti il parere del Comitato tecnico scientifico usa il termine “raccomandabile“, ma la circolare del ministero lo trasforma in un obbligo. Lo stesso ministro della Salute, infatti, solo domenica scorsa parlava di “un messaggio chiaro su AstraZeneca, cioè evitare l’uso sotto i 60 anni e questo vale sia per la prima sia per la seconda dose“, aggiungendo che “questa è una posizione chiara, netta delle nostre autorità e chiediamo alle autorità regionali di allinearsi ai piani nelle prossime settimane”. Neanche una settimana dopo è arrivato il passo indietro.
“Io sono prenotato per fare l’eterologa. Ho più di 70 anni, la prima dose con AstraZeneca ha dato una bassa risposta immunitaria e mi si consiglia di fare l’eterologa. Quindi funziona per me e ancor più vero funziona per chi ha meno di 70 anni e meno di 60 anni”, dice Draghi, spiegando però che la scelta non è obbligatoria. Il premier ribadisce invece che “vaccinarsi è fondamentale” e sottolinea più volte un altro concetto: “La cosa peggiore che si può fare è non vaccinarsi o vaccinarsi con una dose sola“. Il timore è che il pasticcio AstraZeneca porti molte persone a non partecipare alla campagna di immunizzazione, ma secondo il premier “non c’è alcun motivo” di temere “che ci sarà un rallentamento“. “Anzi, ci sarà maggiore libertà di scelta, quindi non c’è motivo per temere un rallentamento”, sostiene Draghi. Che poi aggiunge: “Nonostante tutta la confusione, è straordinario come la popolazione non mostri l’intenzione di diminuire la vaccinazione e di non vaccinarsi, è straordinario. Rispetto ad altri Paesi, è uno dei comportamenti più ammirevoli, ricordiamocelo”.
La campagna vaccinale, oltre alla confusione sul mix di vaccini, sconta anche un altro problema: raggiungere le persone fragili ancora non immunizzate. “Bisogna cercare tutti coloro che non si sono ancora vaccinati, i cinquantenni, questa è la sfida che abbiamo noi da vincere. Non so quanti siano ma questi sono quelli che si ammalano in maniera grave e devono essere vaccinati”, evidenzia lo stesso premier Draghi. “Ora la sfida principale – prosegue – non è vaccinare i 12enni o 13enni, bisogna farlo per carità ma bisogna andare a cercare tutti coloro che hanno più di 50 anni e non si sono ancora vaccinati”. “La campagna procede secondo i ritmi prefissati, ad oggi abbiamo somministrato 44,6 milioni di dosi“, aggiunge il commissario Figliuolo, che però ammette: “Mancano ancora circa 2,8 milioni di over 60“.
Mascherine e stato d’emergenza – “Domani (sabato, ndr) inoltrerò la richiesta al Cts perché ci dica se possiamo togliere la mascherina o no”, annuncia poi Draghi rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa, chiarendo però che “non ci sono date“. “Ci sono state molte discussioni ma bisogna continuare. Domani inoltrerò, tramite il ministro Speranza, una richiesta formale al Cts” chiedendo che dica “esplicitamente se possiamo toglierci la mascherina all’aperto oppure no. Oltre alla Spagna molti Paesi hanno tolto la mascherina all’aperto”, dice ancora Draghi parlando delle mascherine. Che poi risponde anche sullo stato d’emergenza, che scadrà il prossimo 31 luglio: “Decideremo quando saremo vicini alla scadenza”. “Non mi sono ancora espresso sull’eventuale proroga dello stato di emergenza per un semplice motivo: una emergenza è una emergenza, non si può decidere con un mese e mezzo di anticipo“, conclude Draghi.