Da il brand di lingerie è sotto i riflettori per le sue campagne che propongono tipi di bellezza irraggiungibili e potenzialmente dannosi. Il dismorfismo corporeo, d'altronde, colpisce sempre di più le giovani donne e dalle parti di Victoria devono essersi accorti che era ora di cambiare
Non è una decisione arrivata per caso e lo ammette persino l’amministratore delegato, sulla scia di quella tendenza che porta sempre di più le aziende ad ‘ammettere’ invece di ‘nascondere sotto il tappeto’. Da anni Victoria’s Secret, uno dei brand di lingerie più famosi al mondo, è sotto i riflettori per le sue campagne che propongono tipi di bellezza irraggiungibili e potenzialmente dannosi (basta ricordare lo spot per il reggiseni del 2014 che aveva come claim “The perfect body” e fu oggetto di una protesta con petizione). Il dismorfismo corporeo, d’altronde, colpisce sempre di più le giovani donne e dalle parti di Victoria devono essersi accorti che era ora di cambiare. Via i corpi perfetti, arrivano donne ‘vere’ che hanno raggiunto traguardi, personali o professionali, importanti e che si battono per i diritti: Megan Rapinoe, calciatrice e attivista femminista e Lgbt+, Eileen Gu, sciatrice freestyle, Paloma Elsesser, modella 29enne curvy, Priyanka Chopra Jonas, imprenditrice e attrice. Chiare le parole di Martin Waters, amministratore delegato, al New York Times: “Quando il mondo si stava evolvendo, noi siamo stati troppo lenti nel rispondere… Dobbiamo smetterla di essere quello che vogliono gli uomini”.
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— Victoria’s Secret (@VictoriasSecret) June 16, 2021