La viabilità del comune veneto dipende dalla statale 309 Romea, attraversata ogni giorno da migliaia di tir e pendolari che vogliono scansare il pedaggio autostradale. Da un mese e mezzo i lavori al ponte sul fiume Brenta hanno reso la situazione ingestibile: "L'aria è irrespirabile, le ambulanze restano imbottigliate, l'economia locale è bloccata". I cittadini riuniti in comitato chiedono un divieto al traffico pesante
Code, incidenti e isolamento nel ricco Nordest. Chioggia è una città sull’orlo di una crisi di nervi collettiva, causata dalla strada statale più pericolosa d’Italia. Parliamo della settima città del Veneto per popolazione, con i suoi quasi 50mila abitanti, anche se non è un capoluogo di provincia. Tallona Rovigo, che di cittadini ne ha un migliaio di più e stacca di 13mila residenti Belluno, il settimo capoluogo. Eppure soffre di una marginalità che ha molte facce e molte cause. La più evidente, da un mese e mezzo a questa parte, è un cantiere Anas per i lavori al ponte sul fiume Brenta, due chilometri a sud dello svincolo che conduce verso il centro. Un banale disagio alla viabilità locale? No, perchè il risultato è un’autentica emergenza, un serpentone continuo di auto – visto che non ci sono alternative alla statale 309 Romea – che da Venezia conduce a Ravenna. È un tratto tristemente noto alle cronache, trafficatissimo, non solo perché intasato dai pendolari che vanno verso Mestre, ma perchè utilizzato dai mezzi pesanti, soprattutto quelli provenienti da Est, visto che costituisce l’unico asse non autostradale che colleghi il Nord al Centro Italia sul versante orientale.
Per questo i cittadini di Chioggia riuniti in comitato e il sindaco Alessandro Ferro (Movimento Cinque Stelle) hanno chiesto un incontro al ministro alle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ritenendo che la situazione sia grave a tal punto da esigere un intervento del governo. È una delle tante periferie dell’Italia, che dal basso chiede di essere ascoltata. Il Comitato Romea Ferrovia, che ha come referente l’avvocato Giuseppe Boscolo, da anni sta cercando di far uscire la città dalla sua marginalità di comunicazioni. I cittadini invocano un collegamento ferroviario con Piove di Sacco, così da accorciare i tempi per raggiungere Padova e Venezia, operazione altrimenti impossibile visto che la linea per Adria e Rovigo conduce a sud, mentre gli interessi di lavoro sono soprattutto verso i due più popolosi capoluoghi veneti. Una proposta di legge regionale speciale per Chioggia, votata in consiglio comunale nel 2015, è rimasta lettera morta. Poi c’è stata una petizione con 4mila firme, depositata in Regione, “per la radicale messa in sicurezza della Romea”.
“I 50mila abitanti di Chioggia – spiega l’avvocato Boscolo – d’estate raddoppiano con il turismo in parte pendolare. Eppure il suo destino dipende dalla statale 309 che le statistiche definiscono la più pericolosa d’Italia per incidenti gravi e mortali. Mancando collegamenti ferroviari adeguati, le popolose frazioni sono attraversate ogni giorno da migliaia di mezzi pesanti di lunga percorrenza, che evitano le autostrade Mestre-Padova e Padova-Bologna, per scansare il pagamento del pedaggio”. Il risultato? “Migliaia di pendolari in entrata e uscita costretti giornalmente a code lunghe ore, con pesanti ricadute in termini di incidenti gravi e ricorrenti, perdita di popolazione residente, blocco dell’economia locale costituita da pesca, agricoltura, filiera della trasformazione, attività portuale, ma soprattutto turismo”. Ci si sono messi di mezzo anche i lavori di messa in sicurezza del ponte sul Brenta. “L’aria è irrespirabile, i mezzi pesanti intasano anche le vie laterali strette e inadatte, le ambulanze restano imbottigliate con pazienti a rischio della vita. In una parola, il caos quotidiano”.
La Romea è un problema che vent’anni fa si pensò di risolvere con un raddoppio autostradale fino a Ravenna, che stuzzicò gli appetiti di personaggi coinvolti anche in Tangentopoli. Come uscirne, adesso, per Chioggia? Per i cittadini, l’“uovo di Colombo” è un semplice divieto di transito per i mezzi pesanti, così da costringerli ad entrare in autostrada. “Signor ministro, la città dice ‘basta!’ e molto dipende da lei. Basta camion a lunga percorrenza per la fase di emergenza in corso”, scrivono. Naturalmente anche questo non sarebbe né sufficiente, né definitivo. Servono ponti, rotatorie e varianti di tracciato, già previste dal piano di riqualificazione Anas, finanziate nel 2016 e poi compromesse dal taglio dei fondi. Ma secondo i chioggiotti serve anche una nuova ferrovia. E per ottenerla sono pronti a tenere il consiglio comunale all’aperto, lungo la Romea, per sottolineare che la strada dei pellegrini medievali che andavano verso Roma è una questione nazionale.