Dopo l’annuncio della mattinata, con lo spoglio ancora in corso, adesso è arrivata anche l’ufficialità: l’ultraconservatore Ebrahim Raisi è il nuovo presidente dell’Iran. Il candidato superfavorito si è aggiudicato la corsa elettorale contro il suo principale competitor, il moderato ex governatore della Banca centrale Abdolnasser Hemmati, con 17.926.345 voti nelle elezioni presidenziali che hanno fatto registrare la più bassa affluenza alle urne di sempre, con il 48,8% degli aventi diritto che hanno deciso di esprimere una preferenza. Un numero che è riuscito a battere il precedente record del 50% con cui Akbar Hashemi Rafsanjani era stato eletto presidente per un secondo mandato nel 1993. La percentuale più bassa in assoluto per una consultazione dalla fondazione della Repubblica islamica era stata quella per le elezioni parlamentari dello scorso anno, pari a poco più del 42%.
Raisi ha vinto con il 61,9% delle preferenze. Molto distanziati gli altri candidati: il conservatore Mohsen Rezai con l’11,7%, il moderato Abdolnasser Hemmati con l’8,3% e l’altro conservatore Hassan Ghazizadeh Hashemi, con il 3,4%. Le schede nulle sono il 12,8%. “Farò del mio meglio per migliorare i problemi della popolazione”, ha commentato Raisi, aggiungendo che farà uso dell’esperienza del precedente governo. “Mi congratulo per la sua elezione a 13esimo presidente della Repubblica islamica dell’Iran. Spero che il suo governo, sotto la leadership della Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei, porterà conforto e prosperità alla nazione. Spero anche che la sua amministrazione sia motivo di orgoglio per la Repubblica islamica e migliori l’economia e la vita della grande nazione dell’Iran”, le parole del candidato moderato Hemmati, appartenente alla seconda generazione dei khomeinisti della rivoluzione del 1979.
Soddisfatta la Guida Suprema, Ali Khamenei, che in Raisi vedeva il candidato più vicine alle istanze degli ayatollah: Khamenei ha affermato che l’elettorato ha partecipato alle presidenziali di ieri nonostante la propaganda per il boicottaggio di quelli che ha definito “i media mercenari del nemico e alcuni individui ingenui”. Secondo la Guida, citata dalla televisione di Stato, “né i problemi economici, né la pandemia né la propaganda dei nemici che cercavano di deludere il popolo per non farlo votare, hanno potuto minare la determinazione della nazione”.
Congratulazioni anche da parte del presidente uscente, Hassan Rohani, che non ha però fatto alcun nome: “Mi congratulo con il popolo per la scelta che ha fatto. Le mie congratulazioni ufficiali arriveranno più tardi, ma sappiamo chi ha avuto un numero di voti sufficiente in questa elezione e chi è stato eletto oggi dal popolo”, il messaggio trasmesso dalla tv iraniana. Il presidente uscente ha incontrato Raisi, che entrerà in carica il 3 agosto, affermando di sperare che nei restanti 45 giorni del suo mandato si creerà “una situazione migliore, compresa la revoca delle sanzioni Usa e una riduzione della diffusione del Covid per lasciare una migliore atmosfera al prossimo governo”.
E anche il candidato conservatore, ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezai, si è complimentato con Raisi. La vittoria dell’attuale capo della giustizia iraniana, prescelto dell’ayatollah Ali Khamenei, è di grande interesse per i leader occidentali, Stati Uniti in testa: Raisi è stato sanzionato nel 2019 per violazione dei diritti umani e ripetutamente accusato di crimini contro l’umanità e la sua elezione incombe sulla rinegoziazione in corso tra Washington e Teheran del Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), l’accordo sul nucleare iraniano, firmato da Barack Obama e Hassan Rohani nel 2015 e dal quale Donald Trump è uscito nel 2018.