Da settembre nelle 350 scuole della città entrano in vigore le nuove linee guida della ristorazione tra i banchi approvate dalla giunta Appendino. Alberto Ritucci, responsabile della ristorazione scolastica: "Alcuni genitori hanno chiesto di introdurre ogni tanto legumi, per variare l’apporto proteico. E' raccomandato anche dagli studi della Società italiana di alimentazione"
Da settembre i 40mila bambini che mangiano nelle mense scolastiche di Torino sperimenteranno il pasto vegano, quello vegetariano e avranno persino la possibilità di godere di un piatto ideato da uno chef famoso o esperto. Sono queste le novità approvate dalla giunta della sindaca Chiara Appendino che ha elaborato le nuove linee guida della ristorazione tra i banchi. Una novità assoluta: il capoluogo piemontese diventa così la città più vegan-friendly d’Europa. Finora avevamo visto i menù differenziati per fascia di età, per stagione, per orientamenti religiosi e culturali (a Torino sono 4mila i menu personalizzati) ma nessuno aveva mai pensato a dare alimenti solo di origine vegetale a dei bambini. La sperimentazione messa in campo dall’assessora all’Istruzione, Antonietta Di Martino, apre un nuovo scenario. Una volta al mese i bambini, dal nido alle medie, mangeranno ceci o lenticchie mentre il pasto vegetariano sarà servito anche più volte.
“Quest’idea – spiega Alberto Ritucci, responsabile della ristorazione scolastica del Comune di Torino – nasce dalla richiesta crescente di un menù a contenuto vegetariano e vegano. Alcuni genitori hanno chiesto di introdurre ogni tanto legumi, per variare l’apporto proteico e abituare il gusto dei bambini a questi cibi. Inoltre anche gli studi della Società italiana di alimentazione confermano che nell’età evolutiva è raccomandato un apporto proteico il più possibile vario”. Si inizierà con un solo pasto vegano al mese ma non è escluso che per alcune fasce d’età possano aumentare i giorni.
L’altra novità nelle 350 scuole della città è quella di arricchire il menù con un “pasto speciale” preparato in collaborazione con un cuoco di riconosciuta professionalità e competenza. Nelle 180 cucine per i nidi e le scuole dell’infanzia e nei quattro centri di cottura per le scuole primarie e secondarie di primo grado, il personale seguirà una volta al mese la ricetta partorita da uno chef. “Stiamo facendo – spiega Ritucci – un sondaggio tra tutti i cuochi disponibili a elaborare un’idea di piatto appetibile, originale, che faccia i conti con il fatto che deve rispettare il nostro capitolato, contenere i costi, avere materie prime di buona qualità preparate in modo che tutti gli addetti lo possano cucinare”.
Infine, un ritorno al passato ovvero alla cuoca che cucina a due passi dalla classe. Sarà avviata una sperimentazione del pasto fresco in almeno due plessi scolastici individuati secondo i criteri di uno studio condotto nel 2017 dalla Città, in collaborazione con l’Università di Torino. Dagli esiti che ne deriveranno si potranno trarre indicazioni utili per poter organizzare ed estendere questo servizio a tutte le scuole. Il tutto senza modificare la tariffa alle famiglie.
Una vera e propria rivoluzione per la ristorazione scolastica torinese che attraverso tre società (Camst, Eutourist, Ladisa) fornisce sette milioni di pasti all’anno, con 3mila tonnellate di alimenti trasformati e serviti e per un valore economico di 40 milioni di euro. Sarà rafforzato anche il sistema di informazione e comunicazione con le famiglie, il cui strumento privilegiato sarà il portale internet della ristorazione integrato, attraverso il sistema della coprogettazione, dai rendiconti degli esiti dei controlli e dalle misure che saranno eventualmente assunte. I genitori potranno fare segnalazioni, osservazioni, proporre suggerimenti e iniziative. Qui sarà visibile il calendario interattivo del menu, accessibile da dispositivi diversi, con il dettaglio dei piatti, le sostituzioni, le informazioni sull’origine del prodotto, del tipo di agricoltura e di allevamento.