L'uomo era un veterano dell'Afghanistan e aveva partecipato a missioni militari in Iraq e in Kosovo. Negli anni si era convertito a idee radicali di destra, xenofobe e razziste. A maggio si era dichiarato un negazionista del coronavirus e aveva rubato alcune armi dalla caserma nella quale lavorava
Era salito alle cronache lo scorso 17 maggio per aver rubato delle armi militari con l’intento di diventare il “braccio armato dei negazionisti del Covid“, come riportavano i giornali locali. Oggi, il corpo di Jurgen Conings, il soldato 46enne ricercato dalla polizia belga, è stato trovato senza vita nel mezzo della foresta al nord delle Fiandre dove si era nascosto. In quei giorni aveva minacciato di voler compiere attentati contro le autorità politiche e sanitarie del suo Paese, colpevoli – a suo dire – di aver dato credito al “complotto” sul Covid-19.
L’uomo era un veterano dell’Afghanistan e aveva partecipato a missioni militari in Iraq e in Kosovo. Negli anni si era convertito a idee radicali di destra, xenofobe e razziste. Per questo, ancor prima che si dicesse un negazionista del coronavirus, era stato considerato pericoloso e bollato come potenziale terrorista dall’intelligence belga. Proprio per le sue idee violente, più volte esposte negli anni sui suoi canali social, era stato oggetto di sanzioni nei ranghi militari.
A maggio, Conings aveva rubato alcune armi dalla caserma nella quale lavorava, dandosi poi alla macchia e diramando una serie di minacce online contro personaggi noti del Paese, tra cui il virologo Marc Van Ranst, uno degli scienziati più conosciuti del Belgio. Il giorno dopo quelle minacce, quando era già scattata la caccia all’uomo, il suo suv era stato ritrovato lungo una strada nel bosco, con a bordo quattro tubi lanciarazzi anticarro e molte munizioni. A distanza di più di un mese, il suo cadavere è stato ritrovato da un escursionista. I medici, arrivati sul luogo del ritrovamento, ne hanno accertato l’identità, affermando che l’uomo si è sparato un colpo d’arma da fuoco per togliersi la vita.
La sua fuga armata aveva suscitato l’indignazione della ministra della Difesa belga, Ludivine Dedonder, che in quei giorni aveva definito “riprovevole” il fatto che alcuni “militari o ex militari” gli avessero “mostrato sostegno”, “nuocendo” così alla “reputazione e all’onore dei 25mila donne e uomini” dell’esercito.