L’Italia è l’esultanza di Matteo Pessina, è il tacco di Roberto Mancini: una nazionale entusiasmante, elegante. Anche contro il Galles. Il ct arriva agli ottavi a punteggio pieno, con una formazione riposata, un gruppo unito e ancora più certezze (anche sulle riserve e perché sono tali)
L’Italia è l’esultanza di Matteo Pessina, un ragazzo che a questi Europei neanche ci sarebbe dovuto venire – era la riserva di Sensi – e gioca questa terza gara del girone quasi ininfluente come fosse la partita della vita. In effetti per lui un po’ lo è, segna ed esulta come Tardelli al Mundial ‘82. L’Italia è il tacco con cui Roberto Mancini, in camicia bianca e scarponcino di pelle nera, stoppa un campanile diretto verso la panchina. È una nazionale entusiasmante, elegante. Anche contro il Galles. Stavolta battuto “solo” 1-0 da quella che si può a tutti gli effetti definire l’Italia di scorta, con soli tre titolari in campo e poi tutta la rosa impiegata fino al 90’.
Ha funzionato ancora tutto alla perfezione. Solo con la manovra meno veloce, l’attacco meno efficace, il pressing meno feroce, tutto un po’ meno bene per quella che in fondo era diventata quasi una passerella in vista degli ottavi, con la qualificazione acquisita e di fronte un avversario più interessato a non prenderle (per la differenza reti) che a mettere in discussione il primato del girone. Mancini ha scelto il turnover spinto, non solo per cementare il gruppo e gratificare tutti gli azzurri, anche perché questa era il terzo match in dieci giorni, alle 6 di pomeriggio, nel caldo di giugno a Roma (ma col meteo poteva andare peggio). Persino il modulo a tratti è sembrato diverso, più che al solito 4-3-3 simile al 3-4-3 già visto negli ultimi minuti contro la Svizzera, specie in fase di impostazione. Tutti esperimenti che l’Italia può permettersi.
Anche così la nazionale è viva: sentiva il suo pubblico e non ha voluto deluderlo. Certo, senza Insigne, Berardi e Immobile la differenza un po’ si è vista. Alla fine, proprio il reparto che più aveva da dimostrare, è stato quello che un po’ a deluso, in una vittoria comunque brillante: Bernardeschi si è dato un gran da fare, ha svariato per tutto il fronte (pure troppo) ha colpito un palo su punizione ma resta un po’ un mistero cosa ci faccia in nazionale. Chiesa, che alla vigilia tutti davano come stella di questa squadra, oggi semplicemente non ha la stessa efficacia e convinzione di Berardi. Quanto a Belotti, nel lungo ballottaggio con Immobile alla fine è diventato il centravanti di scorta. Anche queste sono risposte per un ct, in fondo.
Il Galles invece non aveva nessuna voglia e nemmeno interesse a fare la partita, visto che col pareggio sarebbe passato da secondo, e pure con una sconfitta onorevole. Con queste premesse lo spettacolo non poteva essere lo stesso delle prime due uscite. Il risultato però non è cambiato: anche a mezzo servizio l’Italia ha dominato e vinto, col gol del suo uomo oggi più pericoloso, Pessina, bravo ad inserirsi da calcio piazzato battuto da Verratti, il cui ritorno è l’altra ottima notizia di questa gara.
Il resto, prima e dopo, è stata quasi solo accademia, girandole di cambi e scrosci di applausi. Neanche la superiorità numerica (espulso Ampadu per un fallaccio su Bernardeschi) e la voglia di riscatto degli azzurri più attesi sono riusciti a ravvivare la ripresa. E mentre negli azzurri c’è spazio anche per Raspadori, Cristante, Castrovilli e persino Sirigu (all’appello manca solo il terzo portiere Meret), il Galles quasi non trovava il pareggio con Bale. Ma festeggia comunque, perché il contemporaneo 3-1 tra Svizzera e Turchia la qualifica da seconda agli ottavi, dove troverà probabilmente la Russia (come vincere alla lotteria, praticamente).
Per l’Italia adesso c’è una settimana di riposo. E preparazione. Mancini arriva agli ottavi a punteggio pieno, con una formazione riposata, un gruppo unito e ancora più certezze (anche sulle riserve e perché sono tali). Un percorso quasi da favoriti. Sabato sera negli ottavi troveremo una tra Ucraina (favorita) e Austria. Però non si giocherà a Roma. E non sarà più solo una festa. Il vero Europeo in fondo comincia ora.