Il romano ha battuto in tre set il padrone di casa Cameron Norrie e conquistato il suo quinto titolo, il più importante della sua carriera: 500 punti guadagnati che consolidano la posizione numero 9 in classifica mondiale e lo avvicinano a Roger Federer. Berrettini è riuscito lì dove altri azzurri non sono stati capaci di arrivare: sulla superficie verde il rovescio in back, il diritto piatto e soprattutto il suo servizio possono rivelarsi armi decisive
Matteo Berrettini completa una settimana memorabile vincendo il torneo Atp 500 del Queen’s, uno dei più prestigiosi appuntamenti su erba prima di Wimbledon. L’azzurro ha avuto la meglio del padrone di casa Cameron Norrie (numero 41 del ranking) per 6-4 6-7 6-3. Il quinto titolo della carriera coincide anche con quello più importante. Finora il tennista romano aveva conquistato soltanto tornei 250 (l’ultimo due mesi fa sulla terra rossa di Belgrado contro il russo Karatsev). Sull’erba invece è il secondo successo dopo quello ottenuto a Stoccarda nel 2019.
Il percorso per arrivare al titolo è stato netto. Stefano Travaglia (7-6 7-6), il cinque volte campione del torneo Andy Murray (6-3 6-3), Daniel Evans (7-6 6-3), Alex De Minaur (6-4 6-4) e Norrie sono stati sconfitti brillantemente. Solo in finale Berrettini ha dovuto fronteggiare qualche difficoltà ma ne è uscito fuori con grande personalità. Anche dopo il set perso al tie-break l’azzurro non si è mai disunito, strappando il servizio decisivo all’avversario quando era sotto 40-0. Berrettini ha messo in mostra una consapevolezza sulla superficie verde che poche volte un italiano ha saputo esprimere. Prestazioni che confermano quanto di grande si era visto al Roland Garros, con il romano eliminato ai quarti di finale da Novak Djokovic in quattro set.
Berrettini è riuscito lì dove altri azzurri non sono stati capaci di arrivare. Nessuno italiano infatti era mai riuscito a vincere un torneo 500 sull’erba. Andreas Seppi aveva raggiunto la finale ad Halle nel 2015, uscendo però sconfitto da Roger Federer. Per quanto riguarda invece l’appuntamento del Queen’s, Laurence Tieleman (belga naturalizzato italiano) è stato il primo azzurro a centrare l’ultimo atto nel 1998 (quando però il torneo era ancora nella categoria 250), uscendo battuto da Scott Draper in due set.
I punti messi in palio dal torneo del Queen’s sono 500. Una cifra che consente a Matteo Berrettini di consolidare la posizione numero 9 in classifica. Ora i punti da Roger Federer sono appena 400. Uno svantaggio che potrebbe essere colmato a Wimbledon, al via il 28 giugno. Lo svizzero deve difendere i 1200 punti ottenuti due anni fa (nel 2020 il torneo londinese non si è disputato a causa della pandemia di Covid-19), contro i 180 dell’azzurro (fuori agli ottavi per mano proprio dello svizzero). Anche nella Race la situazione è sempre più favorevole. Il sesto posto di Daniil Medvedev è a poco meno di 300 punti.
Ora tutta l’attenzione è rivolta al terzo Major della stagione, Wimbledon appunto. Berrettini ci arriva nella condizione psicofisica migliore possibile. Tra gli azzurri che giocheranno ai Championship sembra essere quello con le chance maggiori di fare strada. Non tanto per l’esperienza, quanto per i colpi. Sull’erba il rovescio in back, il diritto piatto e soprattutto il suo servizio possono rivelarsi armi decisive. Inoltre c’è la concorrenza. Nadal non ci sarà, mentre Federer ad oggi è un’incognita. Tsitsipas, Medvedev, Thiem, Zverev e Rublev (escludiamo Novak Djokovic) sono tutti davanti a Berrettini nel ranking ma nessuno pare essergli realmente superiore su questa superficie. Insomma, c’è lo spazio per una nuova pagina storica per il tennis italiano, soprattutto se il tabellone non dovesse essere troppo ostico. Un azzurro ai quarti di finale di Wimbledon manca dal 1998 (Davide Sanguinetti). In semifinale addirittura dal 1960 (Nicola Pietrangeli).