Succede tutto qualche secondo prima del calcio d'inizio. Gli undici giocatori del Galles si inginocchiano, mentre gli azzurri a farlo sono solo in 5. Il presidente federale costretto a intervenire, Bonucci ne aveva parlato il 15 giugno: "Ad oggi non c'è una richiesta dell’Uefa, è una libera scelta. È ovvio che da parte di tutti noi c'è una ferma condanna contro il razzismo"
Leonardo Bonucci lo aveva detto già il 15 giugno, il presidente Figc Gabriele Gravina lo ha ribadito oggi: non c’è una linea federale né dell’Uefa che obbliga i calciatori italiani e di altre nazionali a inginocchiarsi prima dell’inizio della partita come manifestazione di vicinanza al Blacks Lives Matter. Libertà di scelta, insomma, fermo restando che sia la federazione sia i singoli componenti della nazionale sono impegnati in una “ferma condanna del razzismo”. Le parole sono ancora quelle del difensore della Juventus, uno dei sei giocatori azzurri a non essersi inginocchiati prima della partita contro il Galles (compatto nel tributare la sua vicinanza al movimento).
Il diverso comportamento degli undici titolari di Mancini ha creato non poca discussione in Italia, tanto che lo stesso presidente federale è intervenuto per chiarire la situazione: “Come federazione poniamo in essere ogni attività contro ogni forma di razzismo. Ognuno lo dimostra tramite le sue sensibilità e le sue convinzioni – ha detto Gravina – Ne abbiamo parlato con i ragazzi. Sapevamo che il Galles lo avrebbe fatto e i giocatori sono stati liberi. Qualcuno li ha seguiti, qualcuno ha applaudito, come i nostri tifosi. Lasciamo i ragazzi liberi di seguire le loro sensibilità” ha concluso il numero uno federale durante la conferenza stampa a Casa Azzurri. Dichiarazioni che seguono di sei giorni quelle di Leonardo Bonucci, che prima della gara contro la Svizzera (poi vinta 3-0 dall’Italia) aveva anticipato la linea che avrebbe seguito la squadra, ovvero quella della libera scelta: “Inginocchiarsi contro il razzismo? Ad oggi non c’è una richiesta dell’Uefa, è una libera scelta. È ovvio che da parte di tutti noi c’è una ferma condanna contro il razzismo”.
La questione, quindi, va avanti già da giorni, ma è tornata di stretta attualità 48 ore fa. È successo tutto qualche secondo prima del calcio d’inizio di Italia-Galles. Gli undici giocatori britannici si sono inginocchiati, mentre gli azzurri a farlo sono stati solo in 5: Toloi, Emerson Palmieri, Pessina, Bernardeschi e Belotti. Per spiegare il mancato inginocchiamento degli altri 6 azzurri c’è anche chi ha parlato si un equivoco legato al ripetuto fischio dell’arbitro, che stava dando modo ai calciatori di compiere il loro gesto. Su questa teoria, però, non ci sono né conferme né smentite, con la presa di posizione di Gravina a rendere tutto molto più chiaro: i calciatori erano liberi di scegliere. Come detto, tuttavia, non sono mancate le polemiche. Lo stesso Claudio Marchisio, commentando l’accaduto alle telecamere della Rai, ad esempio, ha detto: “C’è libertà di scelta, ma questa è una protesta molto importante e avrei preferito che si inginocchiassero tutti”. Un parere, quello dell’ex calciatore juventino, che ha trovato molta condivisione sui social. Il gesto del mettersi in ginocchio, del resto, non è affatto nuovo nel mondo del calcio. In Inghilterra è ormai diventato consuetudine, in Italia lo abbiamo conosciuto grazie a Romelu Lukaku e a Euro2020 la cosa non ha mancato di suscitare polemiche. In particolare, a un Belgio inginocchiatosi in maniera compatta, la nazionale russa ha risposto rimanendo tutta in piedi. La Francia, invece, ha cambiato idea in corso: dopo aver annunciato di farlo in conferenza stampa, la nazionale campione del mondo, guidata da Didier Deschamps, ha cambiato idea dopo le forti pressioni nel paese fatte dall’estrema destra.