Punta sulla “concordia” il premier spagnolo Pedro Sanchez che, parlando a Barcellona, ha annunciato che nel Consiglio dei ministri di domani verrà discussa la proposta di concedere l’indulto ai leader indipendentisti della Catalogna condannati dopo il tentativo di secessione del 2017. “Potremmo tornare ai rimproveri, rimanere bloccati sui problemi. Cercare più colpevoli. Oppure dedicare il nostro tempo e le nostre energie a risolvere il problema e scommettere sulla concordia, che significa letteralmente ‘con il cuore’. Così ha deciso il governo spagnolo. Domani, pensando nello spirito costituzionale della concordia, proporrò al Consiglio dei ministri di concedere l’indulto ai nove condannati nel processo sul movimento secessionista”, ha dichiarato il capo del governo di Madrid.
Sánchez ha parlato in un evento politico organizzato ad hoc al teatro Liceu di Barcellona, ma le sue parole non sono bastate a frenare le grida di contestazione nei confronti dell’esecutivo centrale che si sono levate dopo l’annuncio, mentre il suo discorso era già stato interrotto a più riprese. “L’indipendenza è l’unica soluzione”, è stata una delle frasi gridate, secondo El País, da un simpatizzante di Arran, un movimento secessionista radicale. Sánchez gli ha risposto: “Non ignoro che ci siano persone contrarie a questa misura, né le loro ragioni. Le rispetto”. E ha aggiunto: “Anche noi che siamo favorevoli abbiamo le nostre ragioni, ragioni per le quali pesano di più le aspettative sul futuro che i problemi del passato”.
Segnali tiepidi arrivano invece dalle istituzioni catalane, con il presidente Pere Aragonès che parla di “un primo passo” ma ancora “insufficiente”: “La repressione contro i cittadini della Catalogna è molto più estesa” a causa “di diversi procedimenti giudiziari”, per cui la soluzione è “l’amnistia”. “Dovrà esserci un negoziato tra i due governi”, ha aggiunto Aragonès spiegando che gli obiettivi sono che i leader catalani ora all’estero possano “tornare liberamente” in Spagna, che “non vada più nessuno in carcere” e che si possa votare “sul futuro politico della Catalogna” in un “referendum”.
Sono nove in tutto i leader secessionisti arrestati nel 2017 e condannati due anni dopo per il reato di sedizione. Tra questi anche Oriol Junqueras, ex vicepresidente catalano, che doveva scontare una condanna a 13 anni di carcere, mentre a Carme Forcadell, l’ex presidente del Parlamento catalano, era stata inflitta una pena di 11 anni e 6 mesi. Per Jordi Cuixart e Jordi Sànchez, leader rispettivamente delle organizzazioni indipendentiste Òmnium e Assemblea Nazionale Catalana, la pena era invece di 9 anni, quella più lieve stabilita dal tribunale.