Da un anno a questa parte subisco attacchi violenti e misogini per essermi posta, come epidemiologa/biostatistica, alcune domande sulla gestione della pandemia. Non sono la sola. Altri scienziati sono stati censurati. Ora è capitato anche a me: un mio post su Facebook (dopo giorni di complimenti, condivisioni e 800 like) è stato censurato.
Prima di parlare del mio post vorrei ricordare che rappresentanti di Facebook e Twitter sono stati portati davanti al Parlamento inglese per discutere di censura intorno alle discussioni sulla pandemia. Sono stati sollevati due casi particolarmente pertinenti, sebbene ce ne siano molti di più. La prima è stata una dichiarazione di Martin Kulldorff, professore presso la Harvard Medical School. Un suo tweet, in cui suggeriva che coloro che erano stati precedentemente infettati forse non dovevano essere vaccinati, è stato etichettato come “fuorviante” da Twitter. I twittatori non sono stati più in grado di interagire con lui e hanno ricevuto un messaggio che affermava che “i funzionari sanitari raccomandano un vaccino per la maggior parte delle persone”. Allo stesso modo Facebook ha etichettato come “informazioni false” un articolo di The Spectator sull’efficacia delle mascherine, scritto da Carl Heneghan e Tom Jefferson del Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford.
Tom Slater, vicedirettore di Spiked, su The Spectator ha commentato la vicenda scrivendo che la pandemia ha accelerato tutti i tipi di tendenze che si stavano già muovendo nelle nostre società: l’atomizzazione sociale e l’ascesa dello stato-baby sitter. Io direi uno stato paternalista, che sa cosa è giusto per i cittadini, un po’ bambini e un po’ incoscienti. Tra i più preoccupanti fenomeni attuali, secondo Tom Slatter, c’è l’aumento della censura da parte delle più grandi aziende tecnologiche e il modo in cui una manciata di oligarchi sono arrivati a stabilire i termini del dibattito e persino a stabilire ciò che è vero.
Che le piattaforme stabiliscano ciò che è vero e ciò di cui si può discutere, in un momento come questo in cui il dibattito scientifico è fondamentale, è molto preoccupante. Io ad esempio affermo serenamente che sono contraria all’obbligo universale del vaccino per Covid-19 ma a favore del vaccino soprattutto per le categorie a rischio.
Basandomi su quella che chiamiamo ‘evidence based medicine’, ho forti dubbi sull’uso generalizzato della mascherina, soprattutto all’aperto, ma sono a favore della mascherina nei luoghi a rischio. Sono a favore di misure di contenimento del virus ma, dopo le evidenze emerse anche grazie ai nostri studi, mi sono battuta perché le scuole rimanessero aperte. Sono contro uno Stato autoritario che tratta i cittadini come bambini, ma sono a favore della diffusione di informazioni che chiariscano le misure di prevenzione dai rischi del virus in ogni luogo, perché questo approccio favorisce l’assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Ecco il mio post censurato da Facebook:
“Basta thriller. Solo film romantici!
Avvertenza di navigazione! Post ad alto livello di antipatia perché la mia pazienza comincia ad arrivare sotto soglia.
Perché non è possibile passare un anno di drammatizzazione della pandemia, per cui si moriva solo per il cov e si parlava solo del Covid-19 (manco fossimo ai tempi della peste), a un anno in cui si parla solo dei danni e dei morti da vaccino!
Enno. Dal catastrofismo della pandemia a quello dei vaccini non ce la posso fare.
Bisogna che i giornalisti e i tifosi delle varie fazioni si diano una regolata.
Si moriva prima del cov. di tantissime terribili malattie di cui i giornali non parlavano. Tantissimi decessi prevenibili, facendo un minimo di prevenzione e investendo di più su ricerca e sanità, di cui nessuno parlava e nessuno parla.
E si muore anche dopo il vaccino. Mi spiace dirlo ma il vaccino non ci renderà immortali.
So che a molti piacciono i film di terrore, che si sentono vivi quando hanno paura….
Beh a me non piacciono né gli horror né i thriller.
Mi fa girare le balle anche Biancaneve e i sette nani, vedete un po’ voi (anche perché vorrei capire com’è che sta fanciulla è così ebete… il pettine, il nastro, la mela… E poi mi chiedo ma perché i buoni sono tutti maschi e le cattive e le ebeti donne? Tanto per dire che il senso critico va usato sempre).
Io ho cominciato a scrivere sulla pandemia perché la paura è un fantastico dispositivo di controllo. Per cui ho cercato di allargare il quadro per mostrare altro.
Lavorando in ambito oncologico ricordavo che se si vuole davvero ridurre i decessi bisogna ragionare sulla prevenzione primaria. Stile di vita, alimentazione, fumo, alcol, inquinamento… Ma pare che quei decessi non facciano tendenza anche perché non contagiosi, in parte, e poi bisogna investire nel lungo periodo e tutto ciò che non si esaurisce nel qui e ora non interessa.
E quindi c’era chi mi ha accusata di essere una negazionista, ovviamente.
Ora è sacrosanto avere cautela con i vaccini che non sono caramelle, soprattutto con i giovani che generalmente non si ammalano di Covid-19. Ed è giusto ragionare sulla migliore strategia di vaccinazione. Ma non è accettabile che si parli solo dei rischi da vaccino.
Non sopporto più né i fanatici del vaccino che vaccinerebbero pure il gatto, con il dio vaccino, unico nostro salvatore, né gli allarmisti che condividono in continuazione i mille articoli con i morti in seguito al vaccino.
Perché se il vaccino non ci rende immortali, se vaccineremo la stragrande parte degli anziani che prima o poi naturalmente per età sarebbero morti, beh questi si ammaleranno e moriranno anche dopo il vaccino.
Anche se vaccineremo larga parte della popolazione si continuerà a morire anche per le medesime patologie per le quali si moriva prima della pandemia, e per cui bisognerebbe fare prevenzione primaria. Ora saranno ‘morti dopo il vaccino’ (e non a causa del vaccino). (*)
E noi invece abbiamo bisogno di uscire e andarci a vedere qualche bel film romantico, in cui la gente balla, si abbraccia, si bacia… Come si faceva prima della pandemia e prima del vaccino.”
(*) questa frase è stata leggermente modificata per renderla più comprensibile