L’attacco arriva durante la commemorazione dell’inizio dell’invasione nazista dell’Unione Sovietica, il 22 giugno 1941, ma si riferisce a quanto accaduto appena 24 ore fa, quando diversi Paesi occidentali hanno deciso nuove sanzioni contro la Bielorussia, come misura di ritorsione per l’atterraggio forzato di un volo di linea della Ryanair per arrestare un dissidente a fine maggio. E tra i Paesi che hanno dato il via libera c’è anche la Germania. Una presa di posizione che ha determinato il violento attacco di Aleksandr Lukashenko, che ha accusato Berlino di un atto di nazismo. “Non ci aspettavamo che anche la Germania partecipasse a questa cospirazione collettiva”, ha detto il dittatore. “Non ce lo aspettavamo da coloro i cui antenati hanno ucciso un bielorusso su tre”, ha continuato. Gli europei “hanno messo in atto sanzioni durante la notte, sanzioni economiche contro la nostra gente e le nostre imprese. La notte del 22 giugno, non è simbolico?”, ha proseguito, aggiungendo: “Sono passati 80 anni ed ora c’è una nuova guerra?”.

Ieri l’Unione Europea, ma anche gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada hanno deciso di colpire importanti fonti di reddito bielorusso interrompendo le importazioni di prodotti petroliferi e alcuni tipi di potassio, nonché le esportazioni di prodotti per le fabbriche di tabacco bielorusse. “Si tratta di misure che influenzeranno in modo massiccio la Bielorussia e le entrate statali”, aveva detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas durante una riunione dei ministri degli esteri europei. “Ho un grande desiderio di chiedere al signor Maas, chi sei? Un tedesco che si è pentito o un erede dei nazisti?”, ha detto Lukashenko.

Le sanzioni dell’Occidente contro Minsk – Sono state decise a sostegno delle “aspirazioni democratiche troppo a lungo represse” dei bielorussi, investendo il regime con un’ondata di misure coordinate, che precedono solo di qualche giorno nuove misure restrittive dell’Ue per settori economici. “Abbiamo adottato uniti un’azione in risposta all’atterraggio forzato del 23 maggio del volo Ryanair e all’arresto per motivi politici del giornalista Raman Protasevich e della sua compagna Sofia Sapega, nonché al continuo attacco a persone diritti e libertà fondamentali”, si legge nel comunicato congiunto firmato da Unione Europea, Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Mentre l’appuntamento per il prossimo fuoco di fila è dopo la valutazione del pacchetto al vertice dei 27 leader europei del 24 e 25 giugno. Una strategia, quella del coordinamento ad effetto moltiplicatorio, stabilita in linea generale al G7.

Il pacchetto più corposo è stato quello dei ministri degli Esteri dei 27, che riuniti in consiglio a Lussemburgo, hanno dato luce verde all’iscrizione di 86 nomi nella lista nera, che prevede il congelamento dei beni e il divieto dei viaggi in Europa. Nell’elenco sono finiti giudici, rettori universitari, uomini d’affari, “propagandisti”, militari d’alto rango, oltre al figlio Dimitry e alla nuora di Lukashenko, Liliya. Tra le aziende, anche l’impresa di proprietà dello Stato Belaeronavigatsia, responsabile del controllo del traffico aereo del Paese, e perciò riconducibile direttamente al dirottamento del volo.

Il dirottamento del volo Ryanair, gli oltre 500 prigionieri politici ancora in cella, “l’orribile spettacolo” di Protasevich costretto a fare “una confessione in stile maoista alle tv” hanno cambiato il mood. “È chiaro che con Minsk non si può trattare”, ha commentato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, preoccupato per l’utilizzo dei migranti come arma contro le frontiere del suo Paese. “Non c’è posto per lo stalinismo nel 2021”, ha messo in guardia il lussemburghese, Jean Asselborn, mentre il tedesco Heiko Maas ha avvertito: “Vogliamo fare la nostra parte per prosciugare finanziariamente il regime di Lukashenko“. E queste misure “mostrano tutta la nostra determinazione ad appoggiare” la lotta per la democrazia, ha chiarito la spagnola Arancha Gonzalez Laya.

Un sostegno che i ministri hanno voluto esprimere di persona alla leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, ospite speciale alla riunione alla riunione a Lussemburgo. “Non conosciamo la direzione che prenderà il regime. Probabilmente accrescerà la violenza. Dobbiamo prepararci al peggio, ma non possiamo fermarci adesso – ha incitato Tikhanovskaya – non vogliamo” che la Bielorussia diventi la Corea del Nord d’Europa”.

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