La discussione in Consiglio dei ministri ha dato esito positivo, come del resto aveva già anticipato il premier Pedro Sanchez che, nonostante il ricorso annunciato delle opposizioni, ha dato il via libera all’indulto per i nove leader catalani in carcere per il tentativo di secessione del 2017. Un provvedimento, ha detto, col quale “la democrazia spagnola dimostra la sua grandezza”, giustificato da “ragioni di utilità pubblica” e dall’intenzione di volere “aprire un tempo di dialogo”.

“Questa decisione si basa sulla necessità di ristabilire la convivenza“, ha spiegato Sanchez nella sua dichiarazione istituzionale. “Ora è il momento della politica, di voltar pagina e imboccare la via che non avremo mai dovuto abbandonare. Ora è il momento di concentrare le nostre forze per migliorare la vita del nostro popolo“, ha proseguito il leader socialista, alludendo anche allo sforzo post pandemia. “Viviamo insieme – ha aggiunto – e dobbiamo affrontare le stesse preoccupazioni e gli stessi problemi”.

L’indulto è duramente contestato dall’opposizione di destraperaltro scesa in piazza per manifestare contro il provvedimento, anche se Ciudadanos e Popolari sono rimasti defilati – mentre da parte separatista viene criticato come insufficiente. Sanchez ha oggi spiegato che il provvedimento non significa chiedere agli indipendentisti catalani di cambiare idea, perché “queste persone non sono state sanzionate per le loro idee, ma per i loro atti contrari alla legittimità democratica”. Con l’indulto, i nove catalani condannati per sedizione e malversazione, fra cui il leader dell’Erc Oriol Junqueras, usciranno dal carcere, ma manterranno l’esclusione dalle cariche pubbliche. E l’indulto è condizionato dal non commettere reati gravi.

Ad annunciare ricorso in tribunale contro la decisione del governo, sostenuto anche dagli altri due partiti di opposizione, il centro destra di Ciudadanos e l’estrema destra Vox, è il leader del partito Popolare (Pp) Pablo Casado, secondo cui Sanchez “ha mentito agli spagnoli e ne risponderà alle urne. Varie volte – ha aggiunto – ho chiesto a Sanchez nel dibattito del 2019 se avrebbe concesso l’indulto ai detenuti per sedizione e avrebbe negoziato con loro. Ma lui ha negato. Ha mentito agli spagnoli e dovrà risponderne nelle urne”, ha twittato Casado, che ritiene di essere “parte lesa” in quanto bersaglio di attacchi dei Comitati di difesa della repubblica (Cdr), gruppi di attivisti per l’indipendenza della Catalogna.

Chi sono i nove leader catalani – L’indulto riguarda i nove separatisti catalani condannati nell’ottobre 2019 dalla Corte Suprema spagnola per il tentativo secessionista di due anni prima. Ne sono esclusi gli altri leader catalani fuggiti all’estero per sottrarsi alla giustizia spagnola, come l’ex capo del governo autonomo di Barcellona, Carles Puigdemont.

Arrestati nel novembre 2017, i nove catalani sono stati riconosciuti colpevoli di sedizione per aver organizzato e sostenuto il referendum di ottobre sulla secessione catalana, ritenuto illegale da Madrid, e la successiva dichiarazione d’indipendenza. L’uso di fondi pubblici gli è costata anche la condanna per malversazione.

Il detenuto più famoso dei nove è Oriol Junqueras, ex numero due del governo catalano, presidente del partito Esquerra republicana de Catalunya (Erc), che è stato condannato a 13 anni di carcere. Il ‘ministro degli esteri’ Raul Romeva, la ministra del Lavoro Dolores e il portavoce del governo Jordi Turull sono stati condannati a 12 anni di detenzione. L’ex presidente del parlamento catalano, Carme Forcadell, ha ricevuto 11 anni e sei mesi, mentre all’ex ministro dell’Interno Joaquin Forn e a quello per i Territori, Josep Rull sono toccati dieci anni e sei mesi. Infine sono stati condannati a nove anni Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, leader di Anc e Omnium, due associazioni di attivisti per l’indipendenza catalana. Tutti e nove hanno affrontato il processo mentre erano in carcere preventivo. Altri tre ex membri del governo catalano, che erano a piede – Santi Vila, Carles Mundó e Meritxell Borras – erano stati condannati ad un anno ed otto mesi di interdizione ai pubblici uffici e ad una multa, ma sono stati assolti dall’accusa di malversazione.

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