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Comunali Milano, Di Montigny: “Non mi candido”. Il centrodestra ancora senza un nome: slitta il vertice di giovedì

Il manager di Mediolanum era in pole come candidato sindaco del centrodestra nel capoluogo lombardo, ma negli ultimi giorni le sue quotazioni sono scese. Ora l'annuncio del passo indietro a SkyTg24. La coalizione non ha trovato un'intesa nemmeno per Bologna: il faccia a faccia è stato rimandato a data da destinarsi

Oscar di Montigny per il momento si sfila dalla corsa a sindaco di Milano. “Non mi candido“, ha detto intervistato da SkyTg24 il manager di Mediolanum che nelle scorse settimane era dato in lizza come possibile candidato del centrodestra. Che resta senza un nome e senza un accordo: il vertice in programma giovedì è slittato a data da destinarsi. Ufficialmente, le ragioni riguardano le agende e gli impegni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. D’altro canto, dopo aver sciolto il nodo della Calabria con il ticket Occhiuto-Spirlì, il centrodestra ancora non ha un candidato sindaco né a Milano né a Bologna, altre città dove a ottobre si andrà al voto per le elezioni comunali.

Il dossier più ostico resta quello del capoluogo lombardo, dove le quotazioni di Oscar di Montigny erano già in discesa. Il manager, praticamente in pole fino a qualche giorno fa, è riuscito a suscitare non pochi dubbi in Silvio Berlusconi, a cui non sono piaciute alcune sue dichiarazioni. Per Milano “non serve una città degli anni ’80 o ’90, con le bollicine”, ha detto il manager annunciando il suo passo indietro, ma “un progetto, un’idea, idee condivise, comunione”. “Destra e sinistra non esistono più, gli ‘ismi’ non esistono più – ha aggiunto di Montigny – e se esistono io non posso far parte di questa politica, forse sono anacronistico“. Rispetto al sindaco uscente Beppe Sala “avrei lavorato in continuità, mi sarei voluto pensare complementare a Sala” in “un processo costantemente in evoluzione”. Per il manager, genero di Ennio Doris, “non c’è da rinnegare il passato, bisogna interrompere la narrativa della maldicenza dobbiamo costruire”.

Salvini vuole mantenere il ticket con Gabriele Albertini, ancora disponibile a mettersi in gioco come vice. Quello che non vuole il segretario leghista è che si riporti al tavolo della coalizione il nome di Maurizio Lupi che, non solo farebbe uscire dalla porta Albertini, ma che potrebbe aprire al candidato politico anche a Bologna. Nel capoluogo emiliano infatti la partita si gioca tra Andrea Cangini o Ilaria Giorgetti come controproposta di Fi da porre a Fabio Battistini e Roberto Mugavero, sponsorizzati dalla Lega. Una matassa ancora ingarbugliata che si intreccia con il progetto di Salvini di realizzare a breve la federazione del centrodestra al governo. Oggi in conferenza stampa al Senato il leader leghista ha raccolto tutti i partiti che sostengono Mario Draghi sulla giustizia e ha rimarcato: “Questa è una prova tecnica di federazione”.