Un sindaco transgender che batte la Lega. Sì, lo sappiamo. La fredda cronaca ha già sottolineato in mille modi l’elezione di Gianmarco Negri a primo cittadino di Tromello (Pavia) il 27 maggio 2019. Negri che da bambino e ragazzo di nome faceva Maria poi ora, anzi da un bel po’ di tempo, si chiama Gianmarco ed è un bell’avvocato di provincia, ora anche sindaco. Solo che con Good time for a change, il documentario diretto da Elena Comoglio e Mick De Paola, in prima nazionale il 23 giugno 2021 al MIX Festival di Milano, la cronaca si arricchisce anche di alcuni retroscena di questa incredibile battaglia di emancipazione prima di tutto culturale.
Intanto la sfumatura arcobaleno sta in questa tenue strisciata di foto d’epoca, di immagini che passano proprio come una pagina sfogliata di un libro della vita. Quando Gianmarco era Maria. L’irriconoscibilità della propria immagine in uno specchio. Addirittura l’odio. Poi ecco, subito, l’idea di una lista civica – perché oramai nei piccoli paesi parlare di partiti pare anacronistico –, Cambiamenti per Tromello. Un plurale curioso, inusuale, quasi da presagio. Non si sa bene infatti cosa sia accaduto a Tromello quel 27 maggio di due anni fa. Intendiamo proprio in quella che Bossi chiamava “gabina” elettorale. Ebbene, se alle contigue elezioni Europee la Lega prende oltre mille voti – Tromello fa 3700 abitanti. Circa il 52% di chi si è recato a votare. Rovesciate le urne delle Europee tocca poi alle schede delle Comunali e lì in mezzo ad altre tre liste civiche e al candidato della Lega, Negri sopravanza tutti, recuperando voti da tutti, dimezzando matematicamente proprio i voti degli ex fam del Carroccio. La presa diretta dell’evento elettorale è di quelle da istant movie, proprio senza filtri. Intanto sembra quasi che quell’anelito di personale affermazione tra i propri compaesani si compia.
“Se non potrò star bene a casa mia, non ci sarà un altro paese dove stare bene”, spiega Negri durante la campagna elettorale, toga da avvocato appesa alle grucce, giacca e cravatta d’ordinanza e un filo di barba. Eccola allora la transizione personale che si fa naturale atto della collettività. Giovani, vecchi, uomini o donne, panettiere, farmacista, passante e agricoltore, non reagiscono con sdegno o con odio (oddio, un po’ di quello via social proprio appena ufficializzata la candidatura c’è stato), ma accolgono Gianmarco come nulla fosse, eleggendolo perfino come loro rappresentante civico ed istituzionale. Scorrono così i visi di questi amici un po’ buffi e un po’ ruspanti, prima convinti, poi scoraggiati, poi sorpresi. Un’Italia rispettosa delle libertà personali passa anche dalla storia del sindaco di Tromello. E una macchina da presa ha immortalato l’evento in silenziosa e rispettosa presenza.