La polizia ha mostrato oltre 30 articoli pubblicati dal giornale come prova di una presunta cospirazione per imporre sanzioni straniere a Hong Kong e alla Cina. Gli agenti, secondo quanto ricostruito, hanno interrotto anche la riunione del consiglio d’amministrazione che stava decidendo della chiusura del giornale
Dopo 26 anni il quotidiano pro democrazia di Hong Kong, Apple Daily, ha annunciato per sabato la sua ultima pubblicazione. La decisione, sofferta, arriva in seguito al blitz della polizia che ha arrestato i vertici del giornale sotto la nuova legge sulla sicurezza nazionale di Pechino. Le cinque persone finite in manette durante l’incursione di 500 agenti presso la sede, tra cui il direttore Ryan Law insieme ad altri membri della redazione, sono stati accusati di collusione con forze straniere per mettere a rischio la sicurezza nazionale.
A sostegno della tesi, la polizia ha mostrato oltre 30 articoli pubblicati dal giornale come prova di una presunta cospirazione per imporre sanzioni straniere a Hong Kong e alla Cina. Gli agenti avevano anche disposto il congelamento dei beni dell’azienda per un valore di 2,3 milioni di dollari. Nella nota diffusa dal quotidiano che all’indomani degli arresti aveva venduto 500mila copie invece delle consuete 80mila, il consiglio di amministrazione del quotidiano precisa che sabato cesserà la pubblicazione sia cartacea sia online a causa delle “circostanze attuali prevalenti a Hong Kong”.
Il fondatore del quotidiano, Jimmy Lai, era stato già arrestato in seguito ad un altro blitz lo scorso anno. Uno dei suoi consiglieri, Mark Simon, ha riferito alla Bbc che la polizia ha interrotto anche la riunione del consiglio d’amministrazione che stava decidendo della chiusura del giornale, arrestando un giornalista. “Stiamo chiudendo, ma ancora si presentano a fare arresti – ha detto -. Volevano influenzare il corso della riunione, essere sicuri che chiudevamo in fretta”. Nel comunicato diffuso dalla testata si ringraziano per il “leale sostegno” i lettori che avevano manifestato la loro solidarietà in massa al quotidiano, i giornalisti, lo staff, i collaboratori e gli inserzionisti.