Un pakistano è uguale ad un altro. Almeno agli occhi della “Bestia” leghista, la squadra social del Carroccio di Matteo Salvini. Così può capitare che per rilanciare le dichiarazioni del vicepresidente dei giovani pakistani italiani, lo studente di medicina Usama Sikandar, si usi la foto di un’altra persona – sempre di origini pakistane – che però di mestiere fa il ricercatore alla Georgia Institute of Technology (Usa) e che di nome fa Usama Bin Sikandar. Simile, ma non uguale, come una velocissima verifica svela chiaramente. Ma per il Carroccio è un dettaglio trascurabile.

L’epic fail è andato online il 9 giugno scorso, quando la pagina Facebok ufficiale del Caroccio – Lega-Salvini Premier – commentando la triste vicenda di Saman Abbas, la ragazza sparita da oltre un mese a Reggio Emilia – pubblicava un post (ripubblicato il giorno seguente) con una frase estrapolata da un’intervista data a Repubblica da Sikandar (quello italiano), accompagnandola con l’immagine dell’altro Sikandar (quello statunitense). Tra l’altro presa dal sito dell’università statunitense presso la quale insegna ancora oggi.

“Saman è morta perché ci sono diversi alibi che attraverso la religione, la tradizione e le usanze, hanno armato la mano di suo zio. Francamente sono davvero stufo e come me tanti giovani pakistani che vivono in Italia non ce la fanno più a sopportare certe usanze. Tradizioni che vogliono inchiodarci a una cultura arretrata, che non rispetta le donne e le nostre scelte di giovani che vivono in un contesto nuovo”, è lo sgrammaticato testo apparso nel post. Anche questo frutto di un taglia e cuci dell’intervista originale venuto piuttosto male.

Come conferma lo stesso Sikandar: “Non mi stupisce che la Lega abbia ‘aggiustato’ la mia intervista a scopi propagandistici, prendendo un pezzo di frase di qua e di là e mettendole insieme. Mi fa molto più arrabbiare la sostituzione della foto. Perché dimostra come per i leghisti, noi siamo tutti uguali. E non hanno corretto neanche quando li abbiamo avvertiti”.

In effetti Sikandar, venuto a sapere del contenuto, si è messo in contatto col suo (quasi) omonimo negli Stati Uniti, il quale, avvertito dell’uso fraudolento della propria immagine, non l’ha presa affatto bene: “This is my picture. I’m not the person this story is about. Most likely, the story is fabricated too. Lega – Salvini Premier Please take this post down now”. Cioè: “Questa è la mia foto. Non sono la persona di cui parla questa storia. Molto probabilmente anche la storia è falsa. Lega – Salvini Premier rimuova ora questo post per favore”, ha scritto inviperito il 14 giugno scorso alla pagina leghista. Inutilmente. Il post è tutt’ora visibile. Così come i commenti dei fan del Capitano, non tutti “educati”, come lo stile Lega pretende. E così al povero ricercatore non è rimasto che minacciare immediate vie legali contro gli amministratori della pagina. “Non so se ne vale la pena – commenta Sikandar – sappiamo benissimo che fanno così. Certo però l’idea che un partito nazionale utilizzi certi metodi e che non riconosca neanche errori macroscopici come questo, lascia molto amaro in bocca”.

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