Venerdì scorso Adil Belakhdim, sindacalista dei Si Cobas, è morto travolto da un tir durante uno sciopero davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, in provincia di Novara. Aveva 37 anni e lascia una moglie e due figli.

Il Tir, secondo i testimoni, ha trascinato Adil per circa venti metri.

Il camionista, un 25enne della provincia di Caserta, si è costituito a un equipaggio dei carabinieri all’altezza del casello autostradale Novara Ovest, dopo una fuga di alcuni chilometri. E’ accusato di omicidio stradale, resistenza e omissione di soccorso. La morte di un sindacalista, investito durante un presidio sindacale, è un fatto gravissimo, che richiede una riflessione collettiva sulle condizioni di lavoro di chi opera nella logistica.

Il Parlamento si deve interrogare con chiarezza e in profondità su questo tema, anche perché il boom di acquisti online determinato da un anno e mezzo di pandemia ha fatto esplodere con ancora più forza tutte le contraddizioni interne a questo settore.

Nell’ultimo periodo, infatti, si sta assistendo a una escalation intollerabile di episodi di grave conflittualità sociale: già l’11 giugno scorso, a Lodi, di fronte ai magazzini della Zampieri di Tavazzano (Lodi), un presidio organizzato dai lavoratori per protestare contro i licenziamenti da parte di una ditta di logistica che lavorava per Fedex, è stato attaccato da un gruppo di operai e di bodyguard dell’azienda a colpi di bastoni, pezzi di bancali e sassi che, a quanto pare, ha agito in maniera del tutto indisturbata di fronte alla Polizia che era a pochi passi dall’accaduto.

Un paese civile non può tollerare che si muoia mentre si lotta per i propri diritti. Per non aver voluto abbassare la testa a lavorare 14-15 ore al giorno a 700-800 euro lordi, con contratti pirata o contratti collettivi come il “multiservizi” o il “servizi fiduciari” che prevedono paghe addirittura di 3,50 euro l’ora, al posto di quello della logistica. Una vita trascorsa a negoziare su tutto, sui buoni pasto, sul pagamento della malattia, delle ferie e del tfr, sui premi di produzione, sull’assunzione a tempo indeterminato dopo 18 mesi di precariato, sui straordinari non pagati. Su punizioni e ricatti solo perché chiedi diritti. Non è accettabile.

Non è accettabile che, nel nostro Paese, nel 2021, il lavoro e l’esercizio delle libertà sindacali possano mettere a rischio la vita di un lavoratore. Le lacrime di coccodrillo non servono a niente. Servono fatti concreti, interventi immediati in un settore come quello della logistica dove, troppo spesso purtroppo, vigono politiche aggressive e di sfruttamento del personale. Servono risposte urgenti da parte delle istituzioni. Quelle stesse istituzioni che da troppo tempo non ascoltano, fanno finta di non vedere, e non parlano con i lavoratori.

Istituzioni e sindacati tanto distanti dal mondo del lavoro da non sapere neanche cosa accade nei luoghi dove i lavoratori vivono più della metà della loro vita e a volte ci muoiono per l’ inerzia politica e sindacale che non garantisce la dovuta sicurezza e i diritti fondamentali. Serve il salario minimo garantito, come da tempo chiediamo noi del Movimento 5 stelle. Servono diritti solidi per i lavoratori e le lavoratrici. Serve una seria legge che contrasti il cosiddetto caporalato industriale, nuova forma di sfruttamento che penalizza i lavoratori gettandoli in una condizione di moderno schiavismo. Io stessa ho depositato un progetto di legge in tal senso attualmente in discussione in Commissione lavoro assieme ad altre proposte.

Servono persone competenti, formate e specializzate dentro ai Ministeri in grado di gestire, per esempio, i tavoli di crisi. Non “gente” apatica, ignorante e indifferente ai problemi e alle dinamiche del mondo del lavoro. Battaglie che oggi dobbiamo portare avanti per Adil, e per tutti gli Adil d’Italia.

Se di ripartenza dobbiamo parlare, allora che si riparta dai diritti, ma quelli dei lavoratori e delle lavoratrici.

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