Continua a perdere pezzi l’esecutivo del presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, e lo fa nei campi più controversi della sua politica. Dopo aver dovuto rinunciare a più di un ministro della Salute, con le critiche per la gestione della pandemia che hanno portato anche alla creazione, a maggio, di una commissione d’inchiesta parlamentare sul suo operato, adesso a dare forfait è il controverso ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, indagato dalla Corte suprema per presunti favori ad alcuni imprenditori del settore del legname accusati di deforestare illegalmente l’Amazzonia.
Proprio la salvaguardia del polmone verde del mondo era stato un altro oggetto di scontro tra Bolsonaro e i suoi detrattori che lo accusavano, senza il rischio di essere smentiti viste le poco diplomatiche dichiarazioni pubbliche del presidente sul tema, di favorire agricoltura e allevamento intensivi, oltre alle ditte nel settore del legname, lasciando che la foresta bruciasse o venisse disboscata selvaggiamente. Una strategia portata avanti anche attraverso lo smantellamento di normative che fungevano da tutela al sistema amazzonico. A queste politiche si erano opposte anche le popolazioni indigene che vivono in una delle macchie verdi più impenetrabili del pianeta, dando vita a uno scontro che ha portato anche a omicidi di alcuni capi dei movimenti anti-deforestazione.
Nello specifico, Salles è accusato di aver ostacolato un’indagine della polizia federale sul disboscamento illegale. Dopo l’addio del ministro 46enne, Bolsonaro ha subito annunciato la nomina al suo posto di Joaquim Pereira Leite, attuale responsabile per l’Amazzonia e per i servizi ambientali del ministero.