Carlo Cottarelli ci crede per davvero. E del resto ci mette la faccia. Non è solo questione di fede (nerazzurra). “L’azionariato popolare per aiutare l’Inter è un progetto complesso, ci sono tante difficoltà. Ma Interspac è un’idea estremamente valida. Andiamo avanti, vediamo che succede”.

E cosa può succedere?
Bisogna provare. In questi giorni continua a venirmi in mente un film del 1988, si chiama Domani accadrà. A un certo punto uno dei protagonisti dice: “Se non si va, non si vede”. E parte a cavallo dalla Maremma per un lungo viaggio. Ecco: noi stiamo andando a vedere se c’è questa possibilità di dare una mano.

Quanta gente pensate di coinvolgere?
Non è una questione di numero di persone, ma di quanto ogni persona è disposta a investire nel progetto. Al momento non mi sento di dire che c’è un obiettivo minimo.

Cottarelli che non si fa i conti? Non ci crede nessuno…
(risata). In realtà c’è un altro fattore. Domani lanceremo il sondaggio per capire quante persone sono disposte a seguirci: il numero di risposte che avremo e le cifre che i potenziali sottoscrittori sono disposti a investire delineeranno il volume totale potenziale, che influirà non poco sulle modalità del processo. Insomma, un conto è ottenere una cifra, un conto è ottenerne un’altra.

Cioè: le sottoscrizioni avranno una quota minima ma non una quota massima?
Innanzitutto va precisato che si tratta di un questionario che non serve a raccogliere soldi subito; è un’espressione di intenzione. Nella fattispecie, poi, ci saranno diverse possibilità di sottoscrizione.

Quali sono?
La domanda più o meno sarà: se ci fosse un azionariato popolare per rafforzare la sua squadra, quanto sarebbe disposto a investire? Ci saranno tre possibilità: da 500 a mille euro, da mille a 1500 euro e poi un’ultima opzione aperta, una cosa del tipo ‘oltre i 100mila euro’. Chi vorrà fare un investimento importante potrà barrare questa casella.

E se si arrivasse a una effettiva raccolta di fondi?
Non abbiamo pensato a un tetto massimo. In un modello di questo genere ci sono tre tipi di raccolta: pochi soldi da tante persone oppure più soldi da meno persone; poi ci sono gli investitori istituzionali, come le tre A del Bayern Monaco (Allianz, Audi, Adidas, che detengono l’8,3% a testa del capitale societario), a cui il nostro progetto si ispira. Ma stiamo parlando di uno step molto più avanzato. Ora siamo in una fase di analisi di mercato per capire quanto interesse ci può essere da parte del pubblico e dei tifosi per contribuire a rafforzare il capitale della propria squadra, diventando proprietari.

Io aderisco a Interspac: oltre alla sottoscrizione ho anche l’abbonamento allo stadio?
Ci potranno essere delle agevolazioni per i soci, magari creando un pacchetto più attraente. Quanto rilevanti? Bisognerà capire. Al Bayern, ad esempio, non ci sono grosse agevolazioni. Vedremo più avanti, è un discorso davvero prematuro.

Anche perché si stanno facendo i conti senza l’oste. Che è cinese, si chiama Zhang e nel 2019 ha già risposto picche al vostro primo tentativo. Ora dite che la proprietà è informata. Solo informata o anche interessata?
Al momento per quanto ne so io la proprietà è solo informata. Spero anche interessata, ma al momento è solo una speranza.

È più facile provare a formare un nuovo governo o convincere gli Zhang?
(altra risata, più convinta). Non è che ho provato a formare un nuovo governo, alla fine nella sostanza ho facilitato la nascita di un altro governo. È come se avessi detto: “Guardate, o vi mettete d’accordo oppure c’è Cottarelli. Preferite Cottarelli?”. E si son messi d’accordo. Qui è diverso, si tratta di far nascere un progetto che rimane difficile. Ma ripeto: bisogna provare.

Il vostro è un parterre de rois. Se questa iniziativa dovesse andar male è la fine della possibilità di introdurre anche in Italia l’azionariato popolare nel calcio?
No, perché le cose cambiano. Due anni e mezzo fa sembrava che non ci fossero possibilità e invece eccoci qui. Credo che indipendentemente da come vada questo progetto l’idea resta valida. Per questo il 24 settembre terremo in ogni caso un grande evento a Milano per spiegare l’azionariato popolare e l’azionariato diffuso a tutti coloro che vorranno partecipare. Quello che ora farà la differenza, però, non è il parterre de rois, le persone, bensì l’interesse da parte degli interisti e delle altre squadre. Questo lo vedremo col questionario, i risultati li avremo nella seconda metà di luglio.

Sui giornali circolano una serie di nomi importanti tra i nuovi soci di Interspac, di cui lei è presidente: si va dall’imprenditoria al giornalismo, fino al mondo dello spettacolo. Tutto vero?
Non fidatevi. Ancora un po’ di pazienza e domani avrete la lista completa, con 30-35 nomi.

Lei parla di difficoltà. Cosa manca in Italia per creare un azionariato popolare come fatto in Spagna o Germania?
Finora è mancata la volontà di farlo. Non ci ha provato mai nessuno a questi livelli. Adesso ci proviamo noi: non mancano le condizioni oggettive e non credo ci sia bisogno di una legge, che potrebbe facilitare le cose, ma non è determinante.

Come giudica la proposta di legge del M5s che prevede agevolazioni fiscali per le società che promuovono l’azionariato popolare?
Può aiutare, ma si può anche fare senza. Tengo comunque a precisare che la nostra proposta è indipendente da questa possibile legge.

Se la proprietà dovesse accettare la vostra proposta, quanto tempo servirà per mettere a punto il progetto?
Diversi mesi, non ho un numero preciso. Ma dipende tutto dalla società, vedremo se c’è interesse.

Nel caso l’interesse ci fosse e l’intesa andasse in porto, chiedereste di inserire vostri esponenti nel cda dell’Inter?
Se uno entra con del capitale, beh, ci possono essere cambiamenti della governance. Ma bisogna vedere quanto si raccoglie: questo è il punto più importante. Il nostro obiettivo unico è di aiutare l’Iter rafforzando il capitale e permettendo alla nostra squadra di competere economicamente e sportivamente.

Al tifoso Cottarelli: Moratti ha motivato l’addio di Antonio Conte parlando di scarso attaccamento.
A me è dispiaciuto molto la sua decisione di non restare. È un allenatore molto bravo, lo dicono i risultati. E quando si cambia tecnico, c’è sempre un periodo di transizione che può essere difficile. Allo stesso tempo, però, devo dire che senza Conte io sin da subito avrei preso Inzaghi; in questo senso la scelta della società mi ha davvero fatto felice. È tecnico giovane, affamato di vittorie, fa giocare bene le sue squadre.

Preoccupato per il mercato? L’arrivo di Calhanoglu è una buona notizia…
Ma la questione non è chi si prende, ma chi va via. Vediamo cosa farà chi conosce i conti della società.

Immaginiamo che Carlo Cottarelli in questo momento abbia la possibilità di parlare a tutti i tifosi dell’Inter: cosa direbbe?
Partecipate al sondaggio, perché è il modo che hanno gli interisti per far sentire la propria voce. È importante crederci. Fate passaparola sull’esistenza del nostro questionario, ogni interista dovrebbe informarne altri 5, è necessario allargare il più possibile la partecipazione. Bisogna provarci. “Se non si va, non si vede”, come nel film Domani accadrà.

Post scriptum: ciò che Cottarelli non dice è un particolare suggestivo. Riguarda la conclusione del film che ha segnato l’esordio alla regia di Daniele Lucchetti: i due protagonisti, dopo una serie di vicissitudini, alla fine decidono di unirsi ad un gruppo di patrioti volontari. La destinazione del viaggio è Milano: qui, si dice, è scoppiata una rivolta. Patrioti volontari, Milano, rivolta: solo suggestione?

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