Il lockdown cambia anche la criminalità finanziaria, più riciclaggio e meno terrorismo. Fanno gola i fondi pubblici in arrivo con il Recovery fund. La fotografia si trova nell’ultimo rapporto dell’Uif, l’unità di informazioni finanziarie della Banca d’Italia, presentato questa mattina. Nel 2020 e nei primi mesi del 2021 le segnalazioni da parte di banche e altri soggetti, di operazioni sospette di riciclaggio sono state 113.187 ossia 7.400 in più rispetto al 2019, un incremento del 7%. Il direttore dell’Uif Claudio Clemente ha spiegato che l’aumento delle segnalazioni “è ascrivibile interamente a sospetti di riciclaggio. Viceversa quelle di finanziamento del terrorismo sono diminuite del 33% a 513 unità, anche a causa delle restrizioni alla mobilità“. Nei primi 5 mesi del 2021 la crescita si è rafforzata, superando il 30%.
Banca d’Italia mette in guardia dall’utilizzo di sportelli automatici per l’erogazione di contanti posizionati nelle strade dei centri storici o in esercizi commerciali ma non collegati ai circuiti bancari. Qui ammonisce l’Uif si concentrano “forti rischi di riciclaggio”. Si segnala in particolare “la rilevante quantità di contanti complessivamente movimentata, in assenza di limiti prestabiliti ai prelevamenti. Guardia alta anche per quanto riguarda sportelli automatici adibiti alla conversione di valute virtuali in contanti”. Mancando un quadro di norme certe, la UIF “ha portato il tema all’attenzione delle autorità nazionali e europee” chiedendo di sottoporre i circuiti delle carte di pagamento a forme di collaborazione con le autorità antiriciclaggio in quanto nodi presso cui sono centralizzate informazioni utili a fini di prevenzione, non sempre rintracciabili attraverso richieste rivolte a singoli intermediari finanziari”.
Tutti i trucchi delle imprese per accaparrarsi materiali sanitario e fondi – Compravendita di mascherine e materiale sanitario, illeciti sulle misure di sostegno anti crisi Covid come finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto. La Uif ha ricevuto lo scorso anno 2277 segnalazioni su operazioni sospette legate alla pandemia per un controvalore di 8,3 miliardi di euro. Dal rapporto annuale si rileva come “le regioni che figurano di più come luoghi di esecuzione dell’operatività sospetta sono il Lazio (18,7%) e la Lombardia (14,4%). Nei primi cinque mesi del 2021 le segnalazioni sono state 1.796, per un’operatività sospetta pari a 1,86 miliardi di euro.
Il direttore della Uif ha poi spiegato come nella prima fase della pandemia “la corsa all’approvvigionamento di materiale sanitario in presenza di presidi amministrativi attenuati dalle esigenze emergenziali ha posto la Pubblica amministrazione di fronte a una vasta platea di imprese, anche di ridotte dimensioni, che, dopo frettolose riconversioni, hanno tentato di assicurarsi ingenti forniture di dispositivi di protezione individuale talora in assenza di garanzie e con sostanziosi acconti dal committente pubblico”. In alcuni casi “i controlli amministrativi hanno scongiurato la definitiva aggiudicazione, facendo emergere precedenti penali e criticità di natura reputazionale; in molti altri casi sono successivamente emerse ipotesi di contraffazione della merce e di speculazione sui prezzi. Si è rilevato anche il coinvolgimento in tali attività sospette di persone politicamente esposte o di altri soggetti che avrebbero svolto un ruolo di raccordo fra i centri decisionali pubblici e le imprese per influenzare l’aggiudicazione delle commesse”.
Inoltre, in merito alle misure di sostegno economico anti crisi, “il ricorso all’autodichiarazione, pur necessario per rendere più fluido l’accesso a finanziamenti garantiti e a contributi a fondo perduto, ha di fatto permesso a molti soggetti, privi dei requisiti, di ricevere risorse al di fuori delle finalità di sostegno delle misure. L’inconciliabilità dei tempi di verifica con l’urgenza delle erogazioni non sempre ha permesso di intercettare con costanza elementi di contiguità con contesti di criminalità organizzata” ha ammesso Clemente.
Assalto ai fondi del Recovery – “Le attività criminali innescate dalla pandemia non si esauriranno con il riassorbimento dell’emergenza sanitaria, spiega Claudio Clemente, ma, se non adeguatamente fronteggiate, continueranno a gravare sul nostro futuro, trovando ulteriori importanti opportunità anche nei nuovi interventi pubblici”.
Famiglie a rischio – “La debolezza finanziaria di famiglie e imprese accresce il rischio di usura, anche come strumento per l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende. Sarebbe opportuno che l’Unità disponesse di adeguate fonti informative circa l’avvio e il trasferimento di attività commerciali”. Così il direttore Uif.
Resta alto in alto l’utilizzo del contante e solo il lockdown stretto, fra marzo e aprile 2020, ha determinato la riduzione dell’operatività. Secondo il rapporto “Le comunicazioni pervenute nel 2020 (è obbligatorio per banche e altri soggetti comunicare i movimenti in contante oltre i 10.000 euro al mese complessivi di un solo soggetto) hanno evidenziato che in Italia permane un intenso utilizzo del contante, con 41 milioni di operazioni per circa 215 miliardi di euro complessivi”. “Fra marzo e aprile del 2020, tuttavia – ha sottolineato Clemente – l’introduzione del lockdown ha determinato una riduzione dell’operatività in contanti del 40,5% rispetto ai due mesi precedenti”,
I pericoli del web, dal trading on line alle criptovalute – Il mondo – Nel 2020 la Uif ha rilevato un sensibile incremento degli Sos potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata, pari al 18% del totale. È stato inoltre registrato un significativo spostamento dell’azione criminale sulle frodi collegate al trading online, all’e-commerce e all’offerta di criptovalute. Deciso aumento in particolare delle operazioni con criptovalute sospette di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. Le segnalazioni sono passate da circa 500 nel 2018 a oltre 1.800 nel 2020. Banca d’Italia ha quindi avviato una stretta sui controlli che verrà rafforzata dal decreto ministeriale sul censimento degli operatori in valuta virtuale.
La Uif, ha spiegato il direttore Claudio Clemente “che da tempo ha richiamato l’attenzione dei soggetti obbligati sui rischi di utilizzo di tali strumenti per finalità di riciclaggio, ha reso disponibile un tracciato segnaletico specifico, ha costituito un apposito centro di competenza per l’analisi delle relative segnalazioni, ha effettuato alcuni accertamenti ispettivi su operatori nazionali del comparto e ha avviato l’acquisizione di evoluti strumenti di analisi della blockchain”. In particolare, spiega Clemente, “hanno assunto particolare rilevanza i servizi, anche in valute virtuali, offerti in Italia per via telematica da soggetti non insediati nel nostro Paese. I rischi di riciclaggio ci hanno indotto a proporre, pure per tale ambito, l’obbligo di segnalazione per le operazioni sospette, quando siano effettuate dal territorio italiano, per consentire l’interlocuzione diretta con le autorità nazionali e il reperimento di informazioni utili all’approfondimento di casi di interesse sotto il profilo finanziario e investigativo”.