IL FUTURO DEI 5 STELLE – La frattura tra l’ex presidente del Consiglio e il garante del Movimento sembra arrivata a un passo dopo che ieri di nuovo si è palesata l’ipotesi di un “comando a due” che il professore rifiuta nettamente. Ma i big, a partire da Di Maio, stanno lavorando per ricucire. Ipotesi conferenza stampa dell'ex premier lunedì
Sono ore decisive per il Movimento 5 stelle e per le sorti del leader in pectore Giuseppe Conte. Il discorso di Beppe Grillo ai gruppi parlamentari, seppur nelle intenzioni non volesse portare allo strappo definitivo, ha aperto l’ennesima ferita che i contatti delle ultime ore non sono ancora riusciti a sanare. Se fino a questa mattina i più ottimisti erano convinti che non tutto fosse perduto, la giornata di oggi ha dimostrato che la strada è molto in salita: l’ex premier ritiene “inaccettabile” l’attacco subito ieri da parte del garante e, a chi lo ha incontrato, ha detto di essere determinato a lasciare se non cambiano le condizioni. Ma, fonti del M5s, criticando “la psicosi da retroscena dei media” hanno anche garantito che “sarà lui pubblicamente a parlare” per chiarire la sua posizione, molto probabilmente in una conferenza stampa prevista per lunedì.
Intanto i pontieri sono al lavoro per riuscire a evitare la rottura definitiva: tutti, a partire dai vertici, sono convinti che non esista alternativa per salvare il M5s ed è necessario che si trovi un punto di incontro. Tra i più attivi c’è Luigi Di Maio che, ai suoi, ha ribadito che “mai come ora è necessaria compattezza”: “Massimo impegno, serve unità”, ha detto in quello che è stato interpretato come un vero e proprio appello. Di sicuro però, non è previsto un faccia a faccia imminente tra i due leader: il garante ha lasciato Roma in mattinata senza ulteriori appuntamenti. Conte ha scelto il silenzio: ha annullato la sua partecipazione a un webinar pomeridiano dei parlamentari M5s e l’intervista a SkyTg24 prevista per stasera. Nel primo pomeriggio si è presentata a casa sua una delegazione dei parlamentari composta dal ministro Stefano Patuanelli, il capogruppo a Palazzo Madama Ettore Licheri e la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Proprio Licheri entrando ha detto che “non è tutto finito”, ma siamo di fronte a “un confronto fisiologico”: “Certamente non è facile. Dateci tempo”. L’incontro è durato circa due ore e, raccontano fonti M5s, non ha portato a casa alcun risultato concreto. Insomma la situazione rimane piuttosto “grave” e chi ha parlato con entrambi i protagonisti sa che potrà essere superata solo se entrambi i leader accetteranno di rinunciare a qualcosa. E non è detto che né Grillo né Conte siano disposti a farlo. Nel tardo pomeriggio i membri del governo dei 5 stelle si sono riuniti in videoconferenza per quello che viene definito un “aggiornamento” della situazione: all’incontro via Zoom partecipano ministri, viceministri e sottosegretari.
Il discorso di Grillo e la reazione di Conte – Ieri Grillo, incontrando i parlamentari, ha usato espressioni molto dure nei confronti dell’ex premier, ma ha anche assicurato che entro pochi giorni ci sarà il lancio del Neo Movimento. Insomma il garante ha voluto ribadire che l’ultima parola spetta solo ed esclusivamente a lui e che chiunque diventerà capo politico, persino un leader con un consenso e una fiducia così alti come Giuseppe Conte, dovrà condividere la scena con Grillo. “Deve studiare il M5s”, ha detto Grillo. “E’ lui ad avere bisogno di me, non io”. Frasi che mostrano chiaramente la visione del fondatore del Movimento. Di fronte a quelle dichiarazioni l’ex premier, come ricostruito da il Fatto quotidiano in edicola, ha preferito non reagire immediatamente. Anche perché, ha confidato ai suoi, la reazione vorrebbe dire “lasciare” visto che “una diarchia”, secondo l’avvocato, “è impossibile” e non sostenibile sulla lunga distanza. Una posizione che Conte ha ribadito anche a Taverna, Patuanelli e Licheri nel pomeriggio di oggi: l’ex premier è “amareggiato e deciso a lasciare”, anzi secondo alcuni “non è intenzionato a ricucire con Grillo che ha posto condizioni irricevibili”. Oltre a “considerare inammissibile quanto avvenuto ieri”. Ma finché le trattative sono in corso, una soluzione può essere ancora raggiunta. I big del Movimento, compreso Luigi Di Maio, sono tutti a favore della leadership di Conte, si sottolinea in ambienti pentastellati.
Il vero motivo dello scontro – Le tensioni tra Conte e Grillo sono iniziate nella fase di rilettura del nuovo statuto, ma hanno avuto come ultimo casus belli la mancata partecipazione dell’ex premier alla visita con l’ambasciatore cinese del 12 giugno scorso. Entrambi erano attesi per un colloquio, ma il leader in pectore ha disertato all’ultimo minuto per “impegni concomitanti” e per le polemiche che la notizia stava sollevando. Una scelta che, raccontano, ha creato molti attriti tra i due e soprattutto ha irritato molto il garante che l’ha vissuta come una vera e propria mancanza di rispetto. Poi per giorni si sono trascinati le divergenze sulla struttura dello statuto fino all’annullamento della presentazione, inizialmente prevista proprio per giovedì 24 giugno. Ieri, invece dell’evento ufficiale, Grillo ha incontrato deputati e senatori per dare la sua versione dei fatti dopo che, solo un giorno prima, era stato Conte a incontrare i parlamentari. Davanti ai suoi eletti, Grillo ha spiegato cosa lo ha fatto arrabbiare nella bozza dello statuto di Conte: ha chiesto di poter avere contatti con la comunicazione e in generale si è innervosito sul linguaggio “avvocatese” a proposito del suo ruolo nel Movimento. Insomma il garante e fondatore del Movimento vuole continuare ad avere l’ultima parola. Sempre ieri, in tarda serata, c’è stata una telefonata tra i due leader, ma nonostante i tentativi di mediazione continui, non è bastata a sciogliere gli ultimi nodi. Ora bisogna capire se, innanzitutto, c’è la volontà di ricucire e da lì cercare di rimettere in piedi il percorso.
Le reazioni dei parlamentari M5s e i timori degli alleati Pd – I parlamentari e i ministri osservano con grande preoccupazione quanto avviene ai piani alti. Anche perché, loro più di tutti, sanno che il Movimento si gioca la sua stessa sopravvivenza. “E’ un momento chiaramente anche difficile ma allo stesso tempo di confronto interno: è giusto che ci sia per portare a un risultato finale che possa mettere insieme le anime del Movimento 5 Stelle con una visione completamente nuova”, dice il titolare per i Rapporti con il Parlamento, Roberto D’Incà. “Abbiamo bisogno di poterci concentrare – ha aggiunto – sulle grandi problematiche del nostro Paese con un Movimento ancora più forte con dei regolamenti interni, con degli statuti che ci permettano di guardare al 2050. Quello è il grande traguardo non tanto per noi singoli membri di Governo all’interno del Movimento 5 Stelle ma per l’intero Paese. E’ il momento di cogliere grandi possibilità – ha concluso D’Incà – e lo si fa attraverso un movimento ancora più forte”. Il discorso di Grillo di ieri ha preoccupato in tanti: se da una parte capiscono le sue rivendicazioni da “custode” del Movimento, dall’altra temono di perdere l’unico leader al momento in grado di riportarli al governo o almeno di tenere compatto il M5s. In pochissimi hanno fatto commenti pubblici. Tra questi c’è Claudio Cominardi, tesoriere e deputato, che ha deciso di esporsi in difesa di Grillo: “Non ricordo nessun politico che abbia sacrificato anni della propria vita per avere più democrazia, più partecipazione e più diritti sociali senza mai chiedere poltrone e rimettendoci di suo. Anzi, uno c’è. Piaccia o no, si chiama Beppe Grillo”, ha scritto su Twitter. Mentre la senatrice Laura Bottici su Facebook ha detto di essere ancora ottimista: “Chi ama il Movimento ama Beppe Grillo e ama Giuseppe Conte; ci hanno dato tanto e tanto possono ancora darci”, si legge. “Io ci credo ancora. Anche nelle più belle storie d’amore ogni tanto si rompono i piatti, ma poi si va insieme a comprare il servizio nuovo e questo sarà bellissimo”. Il Pd osserva, al momento, in silenzio quanto sta accadendo nei 5 stelle, ma è innegabile che ci sia preoccupazione tra i dem. Una preoccupazione sia per la tenuta dei pentastellati sui prossimi passaggi parlamentari, a cominciare dal ddl Zan, sia nell’ottica di una alleanza per il voto. Per non parlare di eventuali ripercussioni sul governo. Ma è presto per trarre conclusioni e le prossime ore saranno decisive.