L’unico modo per contrastare la variante Delta è vaccinare immediatamente tutti con la seconda dose. È infatti nata la variante Delta plus, una variante della variante, che è stata già individuata in India e che costituisce un rischio per una maggiore trasmissione, però fortunatamente non è letale, cioè non fa ammalare le persone e soprattutto non le uccide”. Lo spiega ai microfoni di “Non stop news”, su Rtl 102.5, Aldo Morrone, direttore scientifico dell’ospedale San Gallicano di Roma, che comunque rassicura: “A livello numerico di diffusione della variante indiana, adesso siamo messi bene, perché siamo il quinto Paese al mondo per la presenza di questa variante. Sono sicuro che riusciremo a superarla. Ricordo che forse l’errore commesso in Gran Bretagna, dove la variante Delta sta producendo molti contagi, è stato quello di aver investito tanto nella somministrazione della prima dose e di aver rallentato nella seconda”.

Morrone si sofferma anche sul test anticorpale post-vaccino: “Vorrei tranquillizzare tutti quelli che mi scrivono e mi chiamano dicendo che hanno fatto il test sierologico e che hanno trovato un numero basso di anticorpi. Noi dobbiamo tenere presente che i vaccini anti-covid hanno una differenza con tutti gli altri nello stimolare la produzione di anticorpi e l’attività della cosiddetta ‘immunità cellulo-mediata’ dei linfociti T. Noi normalmente andiamo a cercare gli anticorpi dopo il vaccino – spiega – però questi vaccini stimolano un altro tipo di difesa immunitaria estremamente importante, soprattutto dopo la seconda dose, che è, appunto, quella dei linfociti T. Non andiamo a controllare questi linfociti, perché si tratta di un’indagine abbastanza complessa e costosa, ma vorrei rassicurare tutti che anche chi ha gli anticorpi bassi ha comunque una difesa molto importante contro il virus determinata da questa altra forma di immunità, che è l’immunità cellulo-mediata”.

Il medico, infine, si pronuncia sulla vaccinazione eterologa: “Innanzitutto dovremmo migliorare il consenso informato, perché la firma deve essere davvero una partecipazione alla somministrazione del vaccino. Dovremo migliorarlo perché i medici che sono negli hub vaccinali giustamente non conoscono il paziente, motivo per il quale il paziente deve sentire il rapporto con il proprio medico di famiglia che teoricamente dovrebbe conoscerlo meglio e gli dovrebbe confermare l’importanza di fare una seconda dose diversa dalla prima, oppure, nel caso di coloro che hanno più di 60 anni, si potrebbe fare con Astrazeneca. Ripeto e sottolineo che Astrazeneca è comunque un vaccino che contrasta la diffusione della variante Delta”.

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