Al fianco della questione dei diritti Lgbtqi in Ungheria, della pandemia, dei rapporti con la Russia e con la Turchia, il Consiglio Ue che si è concluso aveva al centro un altro tema caro all’Italia, quello della gestione dei flussi migratori. E al termine della due giorni brussellese ciò che si registra è un immobilismo che non può piacere a Roma e agli altri Paesi dell’area mediterranea. Come ha dichiarato senza giri di parole il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella conferenza stampa post-summit, confermando le impressioni delle ultime settimane, “abbiamo deciso di concentrarci sulla gestione esterna del fenomeno“. Tradotto: nessun accordo sui ricollocamenti interni, tutto sarà affidato alle relazioni tra Paesi, con i fondi Ue che saranno destinati agli Stati di confine ai quali sarà affidato, di nuovo, il controllo dei flussi, come Turchia, Libano, Giordania e, forse, anche Libia. “Il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti, era prematuro avere un accordo per noi conveniente”, si è limitato a commentare il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Ieri era stato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ad auspicare un accordo tra i 27 Stati membri sulla redistribuzione delle persone in arrivo dalle rotte africane e mediorientali, in nome di quella solidarietà europea più volte invocata anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, Vincenzo Amendola, ma che ha sempre incontrato l’ostruzionismo del blocco di Visegrad e di alcuni Paesi nordici. “Non è stato un dibattito lungo – ha detto Michel a conferma del fatto che i margini per arrivare a degli accordi sul nuovo Patto per le migrazioni proposto dalla Commissione erano limitatissimi – Ci concentreremo sulla gestione esterna all’Ue”. Ciò significa destinare fondi ai Paesi che si occuperanno dell’accoglienza al posto dell’Unione: “I leader Ue hanno dato il loro sostegno al finanziamento di 3 miliardi fino al 2024 per i profughi in Turchia, che serviranno soprattutto per progetti socio-economici, proposto dalla Commissione. Ora prepareremo la proposta legale da mettere sul tavolo – ha affermato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – Altri 2,2 miliardi andranno ad altri paesi dell’area come Libano e Giordania”

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha presentato l’intesa da un’altra prospettiva: “Sui flussi migratori, in particolare nel Mediterraneo, abbiamo discusso su come evitare i drammi che si verificano soprattutto all’inizio dell’estate con dei pericolosi tentativi di traversate. È un dovere morale e umanitario degli europei, come anche la protezione delle frontiere esterne. Abbiamo optato per una cooperazione con i partner del sud del Mediterraneo per lottare contro trafficanti e salvare vite umane“.

Ma chi certamente non ha visto nell’esito delle trattative il raggiungimento dei propri obiettivi, ancora lontane da un punto d’incontro tra tutte le anime dell’Ue, è proprio Draghi. Nel corso del Consiglio europeo “il mio obiettivo non era ottenere un accordo sui ricollocamenti”, ha detto. Anche perché “tutto quello che ho visto nelle settimane passate mi diceva” che sarebbe stato “prematuro avere un accordo per noi conveniente. È chiaro che per noi sarebbe possibile arrivare ad un accordo in ogni istante, ma dev’essere un accordo che abbia della convenienza e che sia nell’interesse italiano”.

Il premier ha poi aggiunto che questo accordo “non può essere basato sulla redistribuzione obbligatoria, sul ricollocamento obbligatorio, perché non sarebbe accettato, al momento. Sarebbe un accordo di tipo bilaterale o trilaterale. Oggi l’obiettivo era quello di ottenere un coinvolgimento significativo e massiccio dell’Ue nel Nordafrica, nel Centro Africa, non solo in Turchia ma anche in questi Paesi, primo tra tutti ovviamente la Libia“. E definisce il testo concordato “molto impegnativo. Devo registrare con soddisfazione il fatto che tutto quello che noi abbiamo chiesto è stato accolto rapidamente, tanto è vero che l’approvazione delle conclusioni ha preso solo qualche minuto. In particolare viene sviluppata la dimensione esterna dell’Ue nelle politiche sulle migrazioni. È una sessione che ci ha visti soddisfatti. Naturalmente bisognerà poi mettere in atto i punti espressi nel comunicato finale”.

Quanto al fatto che le migrazioni non figurano nell’agenda dei leader licenziata oggi da Charles Michel da qui a marzo 2022, Draghi è certo che “la migrazione resterà nell’agenda del Consiglio europeo, qualunque sia la proposta di oggi”, sia perché “ci sarà il piano proposto della Commissione, sia perché ci saranno eventi di rilievo che necessiteranno di discussione in Consiglio europeo. Non mi farei troppi problemi”.

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