Prima sono entrate in lockdown soltanto alcune parti della città, dopo la scoperta di un focolaio di variante Delta che ha determinato restrizioni in quattro aree. Ma ora e per due settimane le autorità hanno decretato la chiusura di tutta Sydney, per contenere la diffusione della mutazione che preoccupa anche l’Australia. La metropoli più grande del Paese, che ha oltre cinque milioni di abitanti, ha imposto dunque l’uscita di casa ai suoi cittadini solo per motivi essenziali (assistenza, lavoro, istruzione e acquisto di beni alimentari o medicinali), oltre a limitazioni a funerali, matrimoni e attività sportive. Nel Paese questa settimana oltre 80 persone sono risultate positive, tutte legate a un autista che ha portato gli equipaggi delle compagnie aeree dall’aeroporto di Sydney agli hotel di quarantena. Intanto nel vicino stato di Victoria sono state allentate le restrizioni e Melbourne è uscita dal suo quarto lockdown. Dall’inizio della pandemia l’Australia, con una popolazione di circa 25 milioni di persone, ha registrato poco più di 30.400 casi di Covid-19 e 910 decessi. Ad oggi sono state somministrate 7,1 milioni di dosi di vaccini anti-Covid.
A seguito dell’aumento dei contagi in Australia, il governo della Nuova Zelanda ha deciso di mettere in pausa la ‘travel bubble’, che consentiva viaggi senza quarantena fra i due Paesi, per tre giorni a partire da oggi alle 20.30 Australian Eastern Standard Time (AEST), cioè le 12.30 ora italiana, fino alle 22 Aest di martedì 29 giugno.
Von der Leyen: “Vaccino unica soluzione” – Nelle ultime settimane la variante Delta ha determinato la ripresa del contagio in molti Paesi, specie tra le fasce della popolazione non ancora vaccinate. Motivo per cui la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha ribadito che i sieri anti-Covid sono l’unica via per stroncare la costante avanzata della mutazione ex indiana, che ha riportato i contagi in crescita esponenziale in Russia, Regno Unito e Portogallo. E ha costretto Israele, primo Paese al mondo a riaprire tutto dopo la seconda ondata, a reimporre l’uso delle mascherine al chiuso.
L’avanzata della variante Delta – A livello mondiale la pandemia è in una fase di relativo miglioramento, con nuovi casi ai livelli più bassi da febbraio, ha rilevato l’Oms. Tuttavia la variante Delta ha iniziato a complicare le cose. Scoperta in India ad aprile, e considerata più trasmissibile fino al 60% rispetto alla variante Alfa (ex inglese), si è insinuata nel Vecchio Continente da oltremanica. Diventando dominante in breve tempo: in Gran Bretagna ormai è arrivata al 95% dei contagi, con una crescita del 46% in appena in una settimana. Preoccupano soprattutto i 16mila nuovi contagi in 24 ore, che riportano le lancette indietro di 4 mesi, quando tutta Europa era di fatto chiusa in casa.
La variante Delta, tra l’altro, preme anche da est, come a voler stringere il continente in una tenaglia. È il caso della Russia, alle prese da giorni con una recrudescenza del virus: oltre 20mila nuovi contagi in 24 ore e record di morti a Mosca, 600. In Russia, così come in Portogallo, la crescita dei contagi risulta esponenziale, perché in entrambi i paesi sono raddoppiati in 9-10 giorni. Ma i casi risultano in un aumento anche in Belgio, Finlandia, Moldavia, Norvegia e Svezia. L’Ecdc, del resto, non poteva essere più chiara: a fine estate la Delta sarà responsabile del 90% dei nuovi casi nell’Ue, ha previsto nei giorni scorsi il Centro europeo per il controllo delle malattie.
I dati sul fronte della variante Delta, per fortuna, non sono tutti negativi. Dalla Gran Bretagna per esempio si certifica che i morti ed i ricoveri crescono molto meno rispetto al passato, grazie alle vaccinazioni. E la stessa Ema ha spiegato che tutti e 4 i vaccini autorizzati in Europa funzionano sostanzialmente contro le varianti, anche la Delta. A patto, tuttavia, che si acceleri con i richiami, ha sottolineato la direttrice dell’organismo Emer Cooke. Da qui il nuovo appello della presidente della Commissione Ue von der Leyen: “La soluzione è vaccinare, vaccinare, vaccinare”.