Limita la libertà di pensiero? Falso. E’ inutile perché in Italia la violenza è già punita? Falso. Costringe le scuole ad organizzare attività per la giornata contro l’omotransfobia? Falso. Sono mesi ormai che sentiamo parlare del disegno di legge Zan e, nonostante sul tema siano intervenuti praticamente tutti e (quasi) tutti abbiano chiesto modifiche, c’è ancora molta confusione sull’effettivo contenuto del provvedimento. Martedì nel dibattito è piombato il Vaticano che, impugnando il Concordato, ha chiesto modifiche al provvedimento: la notizia, che ricorda l’interventismo dei tempi del referendum sul divorzio, ha provocato molte polemiche e, in Parlamento, si è schierato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ribadendo che l’Italia “è uno Stato laico“. Questo però non ha cambiato le sorti della legge che al momento è bloccata in commissione Giustizia: il centrodestra vuole modifiche e l’asse giallorosso chiede l’approvazione senza rivedere il testo. Il problema ora sono i voti che potrebbero mancare al via libera definitivo (con i renziani ancora una volta possibile ago della bilancia) e i tempi strettissimi prima della fine della legislatura. Ma vediamo cosa c’è davvero nel provvedimento e su cosa si dividono i partiti (e la Chiesa).
Il contenuto della legge – Il ddl Zan ha avuto un primo via libera alla Camera nel novembre scorso e da mesi aspetta di concludere il suo iter a Palazzo Madama. A volerla dire tutta, l’attesa per una legge contro l’omotransfobia è ancora più lunga se si considera che il primo ddl in materia venne presentato nel 1996. Questa legislatura sembrava che l’accordo fosse praticamente fatto, ma nel giro di pochi mesi è cambiato tutto: il governo Conte 2 è caduto ed è cambiata la maggioranza, portando il centrodestra al governo (tranne Fdi). Il testo approvato a Montecitorio è una sintesi di vari disegni di legge di Pd, M5s, Leu e addirittura Forza Italia. Il contenuto è molto semplice: modifica la legge Mancino che punisce i crimini di odio e di incitamento all’odio per “per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” e la estende alle discriminazioni basate anche a motivi fondati su “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità“. Questa estensione che, va precisato, non riguarda il reato di propaganda, ma solo “chi incita o commette” atti di discriminazione, viene contestata sotto molti punti di vista. Tra le altre cose, ad esempio, quasi tutte le destre, gli ultra cattolici e le femministe trans-escludenti si oppongono all’introduzione della dicitura “identità di genere”, concetto che supera il binarismo di genere e permette di difendere le persone trans (come già nella maggior parte dei Paesi Ue e come l’Unione europea ci chiede di fare dal 2010).
La libertà d’espressione è a rischio? Falso – È la principale argomentazione di chi si oppone alla legge: se passa il ddl Zan non sarà più possibile esprimere liberamente le proprie opinioni. Un’obiezione debole perché la legge appunto non punisce la “propaganda”, ma solo chi istiga a commettere o commette atti di violenza o discriminazioni. Ovvero, come dimostra la giurisprudenza, non bastano le dichiarazioni, ma ci devono essere esternazioni che portano a un’azione discriminatoria o di violenza.
Nonostante tutto questo, per tutelare al massimo la libertà d’espressione, nel passaggio alla Camera, al testo è stata aggiunta una clausola definita “salva idee“. L’articolo 4 del ddl recita infatti: “Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Proprio l’inserimento della dicitura “concreto pericolo“, aiuta a chiarire quando subentra la discriminazione o l’atto di violenza.
Il primo firmatario della legge, il deputato Alessandro Zan, lo ha ripetuto in questi giorni al Corriere della Sera: “Applichiamo una legge consolidata nel nostro ordinamento e collaudata da sentenze della Corte Costituzionale. Nella Legge Mancino si parla di istigazione all’odio. Dire ‘sono contro i matrimoni gay’ è un’opinione, non la condivido ma è un’opinione. Dire su una pubblica piazza o nei social ‘se avessi un figlio gay lo brucerei nei forni’ non è più un’opinione, ma istigazione alla violenza e all’odio. Quando c’è un pericolo per l’altro non è opinione. Per fare una legge contro l’omotransfobia ne abbiamo presa una che esiste già, ma la estendiamo ad altri gruppi sociali”. Ovvero, a differenza di quello che dicono gli oppositori, non si crea un nuovo tipo reato d’opinione, ma si estendono le fattispecie di una legge già esistente che punisce l’incitamento all’odio, alla violenza e la discriminazione. E se, come viene sostenuto, il ddl Zan limita la libertà d’espressione, allora andrebbe rivista anche la legge Mancino là dove punisce i crimini d’odio basati su razza, etnia e religione.
C’è allora chi obietta ancora che la distinzione tra discriminazione e semplice opinione sarebbe, se passasse la legge, sempre affidata a un giudice perché la legge non definisce con precisione gli atti di discriminazione. L’ultimo ad averlo affermato è stato il cardinale Pietro Parolin: “Il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago”, ha detto in questi giorni. “In assenza di una specificazione adeguata corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate”. Ma questa argomentazione è smentita dalla giurisprudenza, come ha ricordato a tal proposito il Servizio studi del Senato ricordando, nell’analisi dedicata al ddl Zan, la sentenza della Cassazione (Sez. V, 24 gennaio 2001, n. 31655). Questa afferma che il reato di istigazione a compiere atti di discriminazione non si pone in contrasto con il diritto di libera manifestazione del pensiero, sancito nell’art. 21 Cost., in quanto “l’incitamento ha un contenuto fattivo di istigazione ad una condotta, quanto meno intesa come comportamento generale, e realizza un quid pluris rispetto ad una manifestazione di opinioni, ragionamenti o convincimenti personali”. Tradotto: un prete dal pulpito o un cattolico in una manifestazione potranno continuare a difendere quella che è per loro la famiglia tradizionale e criticare i matrimoni gay. Diverso è se incitano alla violenza contro i gay o se decidono di aggredire una persona omosessuale.
Il ddl Zan è inutile perché la violenza è già punita? Falso – In Italia non vengono punite le aggressioni per motivi omotransfobici. Nella maggior parte dei casi, quando viene commesso questo tipo di violenza, si può applicare (ma non è obbligatorio) “l’aggravante per motivi abietti e futili” (articolo 61 del codice penale) che fa riferimento a “impulsi psichici che inducono il soggetto a tenere una determinata condotta e che si caratterizzano per essere spregevoli, malvagi (abbietti) oppure del tutto sproporzionati rispetto all’azione delittuosa commessa”. Ma, secondo le associazioni che difendono le persone lgbt, non riconoscere la matrice omotransfobica dell’aggressione e limitarsi a parlare di “sporporzione“è proprio la radice del problema. Colpire infatti una persona omosessuale per il suo orientamento sessuale, è un crimine d’odio che riguarda di fatto un’intera comunità che da quel momento sarà più spaventata. Proprio come nei casi di razzismo. E l’emergenza esiste: come ricordato da Rete Lenford a ilfattoquotidiano.it, stando ai dati dell’Osservatorio della Polizia contro le discriminazioni si parla di “un reato ogni quattro giorni contro persone della comunità Lgbtqi”.
Il ddl Zan impone alle scuole di celebrare la giornata contro l’omotransfobia e diffondere la “dottrina del gender”? Falso – La legge contro l’omotransfobia non si limita a prevedere sanzioni, ma si concentra anche su prevenzione ed educazione contro la violenza. Per questo, all’articolo 7, si prevede l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia per il 17 maggio: è una ricorrenza che nel mondo è celebrata già dal 2004 e ricorda quando l’Oms tolse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali (era il 1990). Una giornata che già di fatto nel nostro Paese, uno degli ultimi a non averla riconosciuta ufficialmente, viene celebrata (un mese fa ne hanno parlato il presidente della Repubblica e il presidente della Camera), e la sua ufficializzazione permetterebbe di avere una chiara condanna delle violenze da parte dello Stato.
L’opera di sensibilizzazione è rivolta anche alle scuole, che vengono citate nella legge, ma non c’è nessuna imposizione e per questo l’esenzione richiesta dagli istituti cattolici non è necessaria: “In Aula alla Camera, proprio per venire incontro alle preoccupazioni di parte del mondo cattolico”, ha detto sempre Zan nei giorni scorsi, “è stato precisato che le iniziative dovranno essere coerenti con il piano triennale dell’offerta formativa e con il patto di corresponsabilità educativa tra scuole e famiglie”. E quindi “nel rispetto dell’autonomia scolastica”. Questo significa che, come già avviene in occasione di tante altre giornate nazionali (dall’Olocausto alle vittime di mafia), senza l’accordo di genitori, insegnanti e istituti non sarà organizzata alcuna attività. Inoltre le iniziative sono pensate, si legge nel dddl “al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze”. Quindi l’obiettivo è la prevenzione di bullismo e violenza, non certo la propaganda, come invece sostengono molti degli oppositori.
Diritti
Ddl Zan, dalla libertà di pensiero punita alle imposizioni per le scuole: tutte le fake news che partiti e detrattori continuano a ripetere
Cosa c'è davvero nel provvedimento bloccato al Senato e che dal 1996 il Parlamento cerca di approvare. Dalla presunta minaccia alla libertà di espressione (ma confondendo manifestazione del pensiero e istigazione all'odio), allo sbandierato "obbligo" per gli istituti di ogni ordine e grado a fare propaganda: anche in questo caso non è così. E ancora: non serve una legge perché la violenza è già punita? Ecco perché non è così
Limita la libertà di pensiero? Falso. E’ inutile perché in Italia la violenza è già punita? Falso. Costringe le scuole ad organizzare attività per la giornata contro l’omotransfobia? Falso. Sono mesi ormai che sentiamo parlare del disegno di legge Zan e, nonostante sul tema siano intervenuti praticamente tutti e (quasi) tutti abbiano chiesto modifiche, c’è ancora molta confusione sull’effettivo contenuto del provvedimento. Martedì nel dibattito è piombato il Vaticano che, impugnando il Concordato, ha chiesto modifiche al provvedimento: la notizia, che ricorda l’interventismo dei tempi del referendum sul divorzio, ha provocato molte polemiche e, in Parlamento, si è schierato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ribadendo che l’Italia “è uno Stato laico“. Questo però non ha cambiato le sorti della legge che al momento è bloccata in commissione Giustizia: il centrodestra vuole modifiche e l’asse giallorosso chiede l’approvazione senza rivedere il testo. Il problema ora sono i voti che potrebbero mancare al via libera definitivo (con i renziani ancora una volta possibile ago della bilancia) e i tempi strettissimi prima della fine della legislatura. Ma vediamo cosa c’è davvero nel provvedimento e su cosa si dividono i partiti (e la Chiesa).
Il contenuto della legge – Il ddl Zan ha avuto un primo via libera alla Camera nel novembre scorso e da mesi aspetta di concludere il suo iter a Palazzo Madama. A volerla dire tutta, l’attesa per una legge contro l’omotransfobia è ancora più lunga se si considera che il primo ddl in materia venne presentato nel 1996. Questa legislatura sembrava che l’accordo fosse praticamente fatto, ma nel giro di pochi mesi è cambiato tutto: il governo Conte 2 è caduto ed è cambiata la maggioranza, portando il centrodestra al governo (tranne Fdi). Il testo approvato a Montecitorio è una sintesi di vari disegni di legge di Pd, M5s, Leu e addirittura Forza Italia. Il contenuto è molto semplice: modifica la legge Mancino che punisce i crimini di odio e di incitamento all’odio per “per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” e la estende alle discriminazioni basate anche a motivi fondati su “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità“. Questa estensione che, va precisato, non riguarda il reato di propaganda, ma solo “chi incita o commette” atti di discriminazione, viene contestata sotto molti punti di vista. Tra le altre cose, ad esempio, quasi tutte le destre, gli ultra cattolici e le femministe trans-escludenti si oppongono all’introduzione della dicitura “identità di genere”, concetto che supera il binarismo di genere e permette di difendere le persone trans (come già nella maggior parte dei Paesi Ue e come l’Unione europea ci chiede di fare dal 2010).
La libertà d’espressione è a rischio? Falso – È la principale argomentazione di chi si oppone alla legge: se passa il ddl Zan non sarà più possibile esprimere liberamente le proprie opinioni. Un’obiezione debole perché la legge appunto non punisce la “propaganda”, ma solo chi istiga a commettere o commette atti di violenza o discriminazioni. Ovvero, come dimostra la giurisprudenza, non bastano le dichiarazioni, ma ci devono essere esternazioni che portano a un’azione discriminatoria o di violenza.
Nonostante tutto questo, per tutelare al massimo la libertà d’espressione, nel passaggio alla Camera, al testo è stata aggiunta una clausola definita “salva idee“. L’articolo 4 del ddl recita infatti: “Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Proprio l’inserimento della dicitura “concreto pericolo“, aiuta a chiarire quando subentra la discriminazione o l’atto di violenza.
Il primo firmatario della legge, il deputato Alessandro Zan, lo ha ripetuto in questi giorni al Corriere della Sera: “Applichiamo una legge consolidata nel nostro ordinamento e collaudata da sentenze della Corte Costituzionale. Nella Legge Mancino si parla di istigazione all’odio. Dire ‘sono contro i matrimoni gay’ è un’opinione, non la condivido ma è un’opinione. Dire su una pubblica piazza o nei social ‘se avessi un figlio gay lo brucerei nei forni’ non è più un’opinione, ma istigazione alla violenza e all’odio. Quando c’è un pericolo per l’altro non è opinione. Per fare una legge contro l’omotransfobia ne abbiamo presa una che esiste già, ma la estendiamo ad altri gruppi sociali”. Ovvero, a differenza di quello che dicono gli oppositori, non si crea un nuovo tipo reato d’opinione, ma si estendono le fattispecie di una legge già esistente che punisce l’incitamento all’odio, alla violenza e la discriminazione. E se, come viene sostenuto, il ddl Zan limita la libertà d’espressione, allora andrebbe rivista anche la legge Mancino là dove punisce i crimini d’odio basati su razza, etnia e religione.
C’è allora chi obietta ancora che la distinzione tra discriminazione e semplice opinione sarebbe, se passasse la legge, sempre affidata a un giudice perché la legge non definisce con precisione gli atti di discriminazione. L’ultimo ad averlo affermato è stato il cardinale Pietro Parolin: “Il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago”, ha detto in questi giorni. “In assenza di una specificazione adeguata corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate”. Ma questa argomentazione è smentita dalla giurisprudenza, come ha ricordato a tal proposito il Servizio studi del Senato ricordando, nell’analisi dedicata al ddl Zan, la sentenza della Cassazione (Sez. V, 24 gennaio 2001, n. 31655). Questa afferma che il reato di istigazione a compiere atti di discriminazione non si pone in contrasto con il diritto di libera manifestazione del pensiero, sancito nell’art. 21 Cost., in quanto “l’incitamento ha un contenuto fattivo di istigazione ad una condotta, quanto meno intesa come comportamento generale, e realizza un quid pluris rispetto ad una manifestazione di opinioni, ragionamenti o convincimenti personali”. Tradotto: un prete dal pulpito o un cattolico in una manifestazione potranno continuare a difendere quella che è per loro la famiglia tradizionale e criticare i matrimoni gay. Diverso è se incitano alla violenza contro i gay o se decidono di aggredire una persona omosessuale.
Il ddl Zan è inutile perché la violenza è già punita? Falso – In Italia non vengono punite le aggressioni per motivi omotransfobici. Nella maggior parte dei casi, quando viene commesso questo tipo di violenza, si può applicare (ma non è obbligatorio) “l’aggravante per motivi abietti e futili” (articolo 61 del codice penale) che fa riferimento a “impulsi psichici che inducono il soggetto a tenere una determinata condotta e che si caratterizzano per essere spregevoli, malvagi (abbietti) oppure del tutto sproporzionati rispetto all’azione delittuosa commessa”. Ma, secondo le associazioni che difendono le persone lgbt, non riconoscere la matrice omotransfobica dell’aggressione e limitarsi a parlare di “sporporzione“è proprio la radice del problema. Colpire infatti una persona omosessuale per il suo orientamento sessuale, è un crimine d’odio che riguarda di fatto un’intera comunità che da quel momento sarà più spaventata. Proprio come nei casi di razzismo. E l’emergenza esiste: come ricordato da Rete Lenford a ilfattoquotidiano.it, stando ai dati dell’Osservatorio della Polizia contro le discriminazioni si parla di “un reato ogni quattro giorni contro persone della comunità Lgbtqi”.
Il ddl Zan impone alle scuole di celebrare la giornata contro l’omotransfobia e diffondere la “dottrina del gender”? Falso – La legge contro l’omotransfobia non si limita a prevedere sanzioni, ma si concentra anche su prevenzione ed educazione contro la violenza. Per questo, all’articolo 7, si prevede l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia per il 17 maggio: è una ricorrenza che nel mondo è celebrata già dal 2004 e ricorda quando l’Oms tolse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali (era il 1990). Una giornata che già di fatto nel nostro Paese, uno degli ultimi a non averla riconosciuta ufficialmente, viene celebrata (un mese fa ne hanno parlato il presidente della Repubblica e il presidente della Camera), e la sua ufficializzazione permetterebbe di avere una chiara condanna delle violenze da parte dello Stato.
L’opera di sensibilizzazione è rivolta anche alle scuole, che vengono citate nella legge, ma non c’è nessuna imposizione e per questo l’esenzione richiesta dagli istituti cattolici non è necessaria: “In Aula alla Camera, proprio per venire incontro alle preoccupazioni di parte del mondo cattolico”, ha detto sempre Zan nei giorni scorsi, “è stato precisato che le iniziative dovranno essere coerenti con il piano triennale dell’offerta formativa e con il patto di corresponsabilità educativa tra scuole e famiglie”. E quindi “nel rispetto dell’autonomia scolastica”. Questo significa che, come già avviene in occasione di tante altre giornate nazionali (dall’Olocausto alle vittime di mafia), senza l’accordo di genitori, insegnanti e istituti non sarà organizzata alcuna attività. Inoltre le iniziative sono pensate, si legge nel dddl “al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze”. Quindi l’obiettivo è la prevenzione di bullismo e violenza, non certo la propaganda, come invece sostengono molti degli oppositori.
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Disagi in vista oggi in Lombardia per chi si sposta in treno. Dalle 3 di mercoledì 5 febbraio 2025 alle 2 di giovedì 6 il sindacato Orsa ha proclamato una giornata di sciopero che potrà generare ripercussioni al servizio Regionale, Suburbano, Aeroportuale e la Lunga Percorrenza di Trenord. Viaggeranno i treni con partenza prevista dopo le 6 e dopo le 18, con arrivo previsto entro le 9 ed entro le 21.
Nel caso di cancellazione dei treni del servizio aeroportuale, saranno istituiti bus senza fermate intermedie tra: Milano Cadorna e Malpensa Aeroporto per il Malpensa Express. Da Milano Cadorna gli autobus partiranno da via Paleocapa 1. Stabio e Malpensa Aeroporto per il collegamento aeroportuale S50 Malpensa Aeroporto – Stabio.
Disagi in vista anche per chi viaggia in aereo con lo sciopero del personale delle aziende di handling associate a Assohandlers indetto dalla Flai Trasporti e Servizi.
Cagliari, 04 feb. - (Adnkronos) - È morto il principe Karim Aga Khan, fu lui il 14 marzo del 1962 a fondare il Consorzio Costa Smeralda e portare al centro del mondo un angolo di Sardegna. "Non abbiamo parole. Solo una: grazie", è il commento ufficiale del Consorzio. L'annuncio ufficiale della scomparsa arriva dall'Aga Khan Development Network. "Sua Altezza il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV, 49° Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti e diretto discendente del profeta Maometto (pace sia con lui), è deceduto pacificamente a Lisbona il 4 febbraio 2025, all'età di 88 anni, circondato dalla sua famiglia". A breve è previsto l'annuncio del suo successore.
"I leader e lo staff dell'Aga Khan Development Network porgono le nostre condoglianze alla famiglia di Sua Altezza e alla comunità ismailita di tutto il mondo - si legge in una nota -. Mentre onoriamo l'eredità del nostro fondatore, il principe Karim Aga Khan, continuiamo a lavorare con i nostri partner per migliorare la qualità della vita degli individui e delle comunità in tutto il mondo, come lui desiderava, indipendentemente dalle loro appartenenze religiose o origini".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.