Italia-Austria è una partita speciale per Toni Polster. È l’estate del 1987 quando l’attaccante austriaco sbarcò in Serie A, acquistato dal Torino di Gigi Radice. A spingerlo in Italia, facendolo finire nei radar del presidente Mario Gerbi, era stata la Scarpa d’Oro appena conquistata grazie alle 39 reti realizzate nell’ultimo campionato disputato con la maglia dell’Austria Vienna: “Non dimenticherò mai quell’avventura. Pensa che il mio vicino di casa era Ian Rush, la punta gallese che a quell’epoca giocava nella Juventus. Era un po’ un derby nel derby”, ricorda Polter al fattoquotidiano.it. Toni ha tutto per far innamorare i tifosi e regalare soddisfazioni anche alla stampa. È un centravanti di livello internazionale, letale in campo, ma non banale neanche fuori, con quella sua anima da rockstar e il fascino ribelle che si porta dietro. Le cose, però, non vanno benissimo, nonostante un inizio scintillante e ricco di gol, ben sette nelle prime dieci giornate. Il bomber austriaco bagna l’esordio nel nostro campionato con un gol all’Avellino, prima di rifilare una storica tripletta alla Sampdoria. “Credo sia stato il mio punto più alto con la maglia granata. Era solo la seconda giornata di campionato“, racconta. “È un momento che porto nel mio cuore, insieme al gol che feci al Napoli e che ci consentì di approdare in finale di Coppa Italia“, continua.
In quei giorni sembra poter addirittura ambire alla corona di capocannoniere della Serie A, ma all’improvviso qualcosa si inceppa. Polster, che a Colonia ribattezzarono Doppelpack per il vizio della doppietta, segna solamente altri due gol e a fine torneo saluta il capoluogo piemontese: “In buona sostanza andai via perché c’era il limite degli stranieri. Ma probabilmente con me hanno avuto poca pazienza. Successivamente in Spagna, con il Siviglia, sono tornato a brillare come attaccante, segnando oltre 30 gol in un campionato. Il calcio spagnolo, più offensivo rispetto a quello italiano, era decisamente più adatto alle mie caratteristiche“. L’Italia la ritrova due anni più tardi, ai Mondiali, quando con la sua nazionale tiene a battesimo gli azzurri di Azeglio Vicini. Finisce 1-0, con gli occhi spiritati di Schillaci a brillare nella prima delle Notti Magiche, ma per gli austriaci aver reso la vita difficile ai padroni di casa è già un motivo di orgoglio. Anche perché a quel Mondiale il Das Team aveva seriamente rischiato di non partecipare, salvato nell’ultima gara con la Germania Est da una tripletta proprio di Toni Polster, incomprensibilmente contestato dal pubblico nelle uscite precedenti: “Sono entrato in campo molto carico, riuscendo a fare cose che nessuno pensava che potessi fare. È stata una bella soddisfazione“.
Il tandem delle meraviglie Polster-Herzog torna a spaventare gli avversari ai Mondiali del ’98, in Francia. Centravanti letale uno, fantasista dai colpi geniali e accecanti l’altro, insieme formano la coppia perfetta, ma il segreto del loro straordinario affiatamento va cercato fuori dal campo: “Io e Herzerl eravamo amici e lo siamo ancora adesso. C’è grande rispetto tra noi, ci intendiamo e abbiamo anche lo stesso senso dell’umorismo“, spiega. “Peccato che Andi – aggiunge – si infortunò all’alluce del piede prima del Mondiale in Francia. Avrebbe potuto fare grandi cose, era veramente in forma in quel periodo”. Vedendo il gol segnato Herzog all’Italia, nella partita vinta 2-1 dagli azzurri con rieti di Vieri e Roby Baggio, non risulta difficile credere alle parole del suo compagno di merende in nazionale. Anche se i gol del “Wiener Achse“, il soprannome affibbiato alla coppia dalla stampa austriaca, non basterà all’Austria per superare il girone: “Purtroppo disputammo tutte le partite al di sotto delle nostre aspettative. Io ho segnato con il Camerun, ma nella partita con l’Italia sono stato marcato molto bene da Paolo Maldini“, ricorda non senza un pizzico di rammarico. “Nonostante ciò forse avremmo potuto pareggiare. Ci capitarono tante buone occasioni, una clamorosa a Wetl, ma le sprecammo tutte”. Ora se l’Austria vorrà impensierire l’Italia dovrà essere necessariamente più cinica. Polster confida in modo particolare su Marko Arnautovic, anche se quest’ultimo potrebbe un giorno strappargli la corona di miglior marcatore di tutti i tempi della nazionale austriaca, ormai sulla sua testa da più di vent’anni. Un’eventualità di fronte alla quale Toni non sembra essere geloso. “Sarei felice se ci riuscisse, davvero. I record esistono per essere battuti. A suo tempo me lo disse anche Hans Krankl“, racconta ricordando il passaggio di consegne avvenuto con “Der Goleador“, uno dei più grandi centravanti della storia del calcio mittleuropeo. Subito dopo si lancia in un pronostico: “Secondo me la gara di domani finirà con un pareggio e poi l’Austria passerà il turno ai rigori”. Di sicuro non è scaramantico.