Dopo le prime due chiese cattoliche date alle fiamme qualche giorno fa, mentre il Canada celebrava la Giornata nazionale dei popoli indigeni, oggi il bilancio delle chiese incendiate sale a quattro. Anche stavolta gli incendi sono divampati a circa un’ora di distanza l’uno dall’altro, sempre nella regione della British Columbia, dove qualche settimana fa sono stati scoperti dei resti di 215 piccoli nativi in una fossa comune presso una scuola gestita dalla Chiesa cattolica. Secondo la polizia nazionale canadese si tratta di “incendi sospetti” e gli agenti stanno ora cercando di cercando di verificare se i due nuovi incendi siano collegati ai due precedenti avvenuti il 21 giugno. Gli episodi potrebbero essere a loro volta connessi all’ultima scoperta di oltre 760 tombe anonime sul sito di un ex collegio gestito dalla Chiesa, la Marieval Indian Residential School nell’area di Saskatchewan.

Tra i nativi della British Columbia meridionale circolavano da decenni sospetti sul sistema di scuole della “cultura dominante” che aveva come obiettivo quello di “rieducare” i bambini. Così dopo la scoperta dei resti umani di Kamloops sono stati avviati scavi in numerose ex scuole residenziali del Paese con l’assistenza delle autorità governative. I ritrovamenti hanno riacceso il trauma vissuto da circa 150mila bambini amerindi, métis e inuit, separati dalle loro famiglie, costretti a non parlare la loro lingua, spogliati della loro cultura e costretti a frequentare fino agli anni Novanta le 139 scuole per indigeni in tutto il Paese. Secondo una commissione d’inchiesta che aveva parlato di genocidio culturale, più di 4mila non sono più tornati a casa e molti di loro hanno subito abusi e violenze fisiche e psicologiche.

La notizia del ritrovamento di resti umani ha fatto il giro del mondo e ha portato il primo ministro canadese Justin Trudeau a scusarsi, invitando il Papa a fare lo stesso. Ma non solo: il premier aveva anche aleggiato l’ipotesi di procedere per vie legali, qualora la Chiesa non avesse collaborato fornendo tutti i dati e i documenti in suo possesso che potrebbero aiutare a fare luce su quegli anni. Il tema è arrivato anche al Consiglio dei diritti umani dell’Onu nel corso di un duro scontro tra Canada e Cina. Mentre Ottawa denunciava la situazione dei diritti umani nella regione dello Xinjiang e a Hong Kong, Pechino ha risposto a tono chiedendo un’indagine sulle violazioni a danno dei nativi canadesi dopo la scoperta dei resti negli ex collegi.

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