L’abbraccio più vigoroso è stato con Gianluca Vialli. Per oltre un’ora e mezzo, Roberto Mancini ha rivissuto i fantasmi di Wembley, quel pianto sul campo dello stadio londinese insieme con il gemello del gol nella finale di Coppa Campioni della Samp ’92. Poi i gol di Chiesa e Pessina ai supplementari sono arrivati come una liberazione: quando l’arbitro ha fischiato la fine, Vialli ha abbandonato la panchina e si è buttato tra le braccia di Mancini in un abbraccio liberatorio diventato già iconico. Ventinove anni dopo, i “gemelli del gol”, come vennero soprannominati quando insieme fecero vincere alla Sampdoria il suo primo scudetto, sono di nuovo insieme e macinano un successo dopo l’altro. Se quella in campo ad Euro 2020 è l’Italia dei record, il merito è infatti anche loro. È stato Mancini a volere l’amico e compagno nello staff della Nazionale e Vialli ha risposto con entusiasmo a quella chiamata che arrivava dopo un periodo difficile.

“Se ci siamo ripresi qualcosa in questo stadio? No, è ancora lunga. Ne mancano tre per riprenderci quella notte…“, ha detto a caldo il ct azzurro riferendosi alla sconfitta della Sampdoria in finale di Champions nel ’92 e confermando che la sua è stata serata di sofferenza, come per tutta l’Italia in campo. “Abbiamo portato questa partita a casa perché lo abbiamo meritato, anche se alla fine abbiamo subito un gol. Nel secondo tempo siamo calati fisicamente, il campo era pesante, ma abbiamo voluto vincere e l’abbiamo meritato – sono state le sue prime parole dopo la partita – L’abbiamo vinta grazie ai giocatori in panchina, entrati con la mentalità giusta: sono stati bravissimi. Ma sapevamo che era una partita difficile, più dei quarti di finale. Ma un match così duro può farci bene”.

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